sezione arte riflesso magazine

La camera degli sposi a Mantova

Mercoledì, 11 Febbraio 2015,
Arte,
La “camera picta” è collocata nel castello di San Giorgio all’interno dell’articolato complesso del palazzo ducale di Mantova. Dipinta da Andrea Mantegna in nove anni (1465-1474) per i marchesi Ludovico II Gonzaga e Barbara Hohenzollern di Brandeburgo, la camera, con l'occasione dell'elezione a cardinale del figlio Francesco Gonzaga, celebra con le illustrazioni la dinastia della raffinata corte. L’ambiente, si ipotizza destinato a sala delle udienze di rappresentanza per gli affari, fu completamente coinvolto dal progetto del Mantegna, che in uno spazio cubico e modesto, riuscì con una raffinata sintassi compositiva a spettacolarizzarla dandole un respiro decisamente più ampio. La scena principale, con il simpatico espediente dei 3 gradini per alzarsi sopra il camino, vede la famiglia ritratta vividamente in un’ufficialità rilassata dove Ludovico, con in mano una lettera è intento a dialogare con il segretario. La moglie osserva mentre la piccola figlia le porge con un gesto di tenerezza infantile una mela; in secondo piano forse un ritratto dell’architetto Leon Battista Alberti, e alle spalle di Barbarina, sta in abito monastico, probabilmente Paola Malatesta, madre di Ludovico. Concludono la scena il cane Rubino, simbolo di fedeltà, nascosto sotto la sedia di Ludovico e la nana, dalla postura impettita. Nella seconda scena, l’Incontro, Ludovico con il figlio Francesco, cardinale, ed il seguito della corte e nello sfondo immagini di Roma. La raffinata compostezza degli attori, in meravigliosi abiti, l’equilibrio dell’ impianto scenico elegante e signorile, rendono questo piccolo ambiente un gioiello rinascimentale di una sensibilità unica. Alzando gli occhi, lo sguardo incontra il sorprendente oculo che apre illusionisticamente al cielo, meraviglia prospettica dove putti, fanciulle, figure misteriose e un pavone si affacciano dalla balconata inscritta in un anello impreziosito di ghirlande. A memoria dell’occhio del Pantheon, monumento amato dagli umanisti, il cielo disegnato entra nello spazio terreno come a ricordare la bellezza di madre natura e l’ambizione umana di catturarla.

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