sezione arte riflesso magazine

Cappella Baglioni a Spello: un capolavoro di Pintoricchio

Martedì, 29 Luglio 2014,
Arte,
La chiesa di S. Maria Maggiore a Spello fu edificata tra il XII e il XIII secolo sulle vestigia di un’ara sacra a Vesta e Giunone; nel 1644 subì profonde trasformazioni. Tra i tanti capolavori che custodisce sulla sinistra della navata si apre la “Cappella Bella” fregiata degli affreschi eseguiti tra la fine dell'estate del 1500 e la primavera del 1501 da Bernardino di Betto detto il Pintoricchio su commissione di Troilo Baglioni, priore della collegiata ed esponente di primo piano dell’illustre famiglia perugina che, dopo un decennio di contrasti e lotte fratricide, era riuscita a sancire la sua supremazia sulla cittadina umbra, sconfiggendo definitivamente il ramo cadetto. Nella cappella Bella il filo conduttore si svolge secondo un discorso piano, semplice, accessibile a tutti, narra gli episodi mariani. Sulle pareti sono dipinti a sinistra l'Annunciazione, con gustosi episodi di vita quotidiana in lontananza, in fondo l’Adorazione dei pastori, con la Cavalcata dei Magi che si snoda in secondo piano, a destra la Disputa di Gesù con i dottori. Nella volta sono affrescate le Sibille Tiburtina, Eritrea, Europea, Samia. Questi affreschi sono tra gli esiti più felici del pittore perugino. Mostrano infatti, rispetto alle opere romane di S. Maria in Aracoeli, di S. Maria del Popolo e dell’Appartamento Borgia in Vaticano, una maggiore ampiezza compositiva. Fin dagli anni Ottanta del Quattrocento Pintoricchio ebbe a lavorare per grandi e importanti committenti, dal pontefice alle grandi famiglie della nobiltà romana, che lo consideravano il modello di un ornato moderno che ebbe grande successo, fino a quando la poetica raffaellesca lo fece apparire inesorabilmente arcaico. In particolare nella scena di Cristo fra i dottori sono evidenti i caratteri della sua pittura: la costruzione spaziale sicura impostata secondo le regole della prospettiva quattrocentesca non impedisce all’artista di indugiare sul dettaglio, sul particolare aneddotico, inserendo storie di contorno accanto all'evento principale, che attraggono l'occhio per la ricchezza e la cura dell'esecuzione, per l'efficacia descrittiva, per la variopinta resa dei motivi floreali e vegetali, per l'accuratezza descrittiva di abiti ed acconciature, il tutto reso con colori squillanti, puri e preziosi. Un'opera di notevole impegno, un capolavoro assoluto del Rinascimento Italiano che si può leggere quasi come un'esplicita risposta alla decorazione del Collegio del Cambio che il Perugino aveva condotto a termine pochi mesi prima a Perugia. Una sfida in ambito artistico che vedeva protagonisti i due più grandi artisti della pittura perugina e se il Vannucci si era dipinto in un finto quadretto in trompe-l’oeil, in una posa frontale come un autoritario capobottega, Pintoricchio risponde a Spello, utilizzando lo stesso espediente illusionistico, presentandosi col volto girato di tre quarti, dai lineamenti scavati, sofferente per gli eterni malanni che lo tormentavano, ma con l'espressione lievemente sfuggente, interrogativa e decisamente fiera della sua opera.

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