Giuliano Giuman è uno dei pochi artisti perugini conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo. Nasce nel cuore di Perugia, in via della Viola, nel 1944 ed è nipote del pittore Ulisse Ribustini. Apprende le tecniche pittoriche nel capoluogo umbro ma ben presto lascia la città natia per dirigersi verso il nord Italia e stabilirsi definitivamente a Milano. Solo da artista maturo torna a Perugia nel 2007 dove riacquista la casa del nonno Ribustini per dar vita ad una vera e propria casa-studio. Dal 2009 al 2012 ricopre la carica di direttore dell’Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci.
Quando ha scoperto che la pittura era la sua strada?
“Il 29 giugno 1964, a vent’anni, quando partecipai per scherzo ad un concorso di pittura ad Assisi e vinsi il terzo premio. Avevo studiato musica, amavo la musica d’avanguardia, e fino al 1969 ho portato avanti entrambe le mie passioni. Poi ho scelto le arti visive”.
Dove ha lavorato all’inizio della sua carriera?
“Avevo un piccolo studio a Perugia in via Lupattelli dove ho sperimentato il figurativo perché credo che sia la base fondamentale da cui partire, un po’ come le note musicali per un musicista”.
Quale figura è stata decisiva per le sue scelte come artista?
“Per tre anni ho frequentato la casa di Gerardo Dottori e devo ringraziarlo molto per avermi trasmesso l’amore per la ricerca ed avermi spinto a partire e conoscere altre realtà al di fuori di Perugia come Bologna, Ferrara dove ho collaborato con il Centro Video e sono stato tra i primi in Italia a fare video arte, ma soprattutto Milano dove poi mi sono trasferito stabilmente”.
Quando ha iniziato a dedicarsi al vetro?
“Dal 1985, grazie ad una commissione privata, mi sono avvicinano a questo materiale. In seguito è diventato l’oggetto prevalente della mia produzione, tanto da ottenere nel 1999 l’incarico di docenza di Linguaggio delle vetrate all’Accademia di Brera”.
Con le sue opere ha attirato l’interesse di critici internazionali da Dorfles a Barilli a Loda a Bentivoglio e ha esposto nelle piazze più importanti del mondo. Cosa l’ha spinta a tornare a Perugia?
“Per un caso sono tornato e ho rivisto la casa dove ero nato e dove aveva vissuto mio nonno Ribustini e decisi di ricomprarla. Poi nel 2009 è arrivato l’incarico di dirigere l’Accademia di Belle Arti. Incarico durato fino al 2012 quando ho lasciato per tornare a dedicarmi alla produzione artistica che si è concretizzata con la mostra personale Virus Vitreum presso la Casina delle Civette nei Musei di Villa Torlonia a Roma”.