Chi dice ciarlatani dice Cerreto, chi dice cerretani dice Valnerina, chi dice Valnerina racconta una storia antica ma affascinante. I cerretani/ciarlatani fanno risalire la loro storia al XIV secolo, ma recenti reperti storiografici spostano la loro origine agli albori del secondo millennio. Qual era il mestiere dei cerretani che hanno dato vita alla progenie dei ciarlatani? In Valnerina, a partire da Cerreto di Spoleto, Montesanto, Triponzo e Sellano, gli abitanti posti nella necessità di sopravvivere al difficile contesto sociale e all’avara natura del suolo, si sono inventati il mestiere di questuanti o elemosinieri per le grandi istituzioni ospedaliere, le quali, per salvaguardare l’assistenza, si rivolgevano ai cittadini non sempre i più abbienti. Ma questo mestiere, di per se nobile, è degenerato a tal punto che il ciarlatano è finito per designare “chi sfrutta la buona fede altrui a proprio vantaggio”. I cerretani avevano il privilegio, concesso dietro pagamento, della Curia Romana di esercitare il diritto alla questua prima in Italia e poi all’estero (Francia, Austria, Inghilterra). Ma con il tempo la missione caritativa dei cerretani degenerò in iniziative volte a lucrare sulle indulgenze promesse per ottenere favori economici, sfiorando anche l’illegalità. C’è uno stupefacente elenco di proposte “mediche” dei cerretani, il cui contenuto e presentazione esprimono al meglio la trasformazione semantica in ciarlatani. Infatti la figura del ciarlatano si identifica sovente con quel medico bravo a parole, meno nei fatti. Eppure ci sono testimonianze storiche elogiative dei ciarlatani i quali quando la medicina annaspava nel nulla terapeutico loro hanno saputo dare conforto curativo e speranza di guarigione a molti umbri, a tanti italiani, a numerosi europei. E il noto scrittore Montesquieu annotava: “Al popolo piacciono i ciarlatani perché gli piace il meraviglioso, e le guarigioni rapide hanno del meraviglioso. Se il guaritore empirico e il medico hanno curato entrambi un malato, della sua morte il popolo assolverà l’empirico, che ama, e accuserà il medico”. Forse anche per questo, aver dedicato recentemente (grazie all’impegno di Luciano Giacchè) un Museo al ciarlatano nella sua città di origine, Cerreto di Spoleto, testimonia l’omaggio verso una popolazione che ha espresso – secondo lo storico Piero Camporanesi – “una storia della cultura delle classi inferiori, una storia che almeno in Italia è quasi tutta da scrivere”.