sezione arte riflesso magazine

I presepi di Pietro Vannucci detto il Perugino

Martedì, 06 Marzo 2012,
Arte,
 
L'adorazione dei pastori a Montefalco, rispetto agli altri due dipinti dello stesso soggetto, si caratterizza per la semplificazione degli elementi decorativi L'affresco realizzato dal Perugino con l'Adorazione dei pastori, conservato nell'ex chiesa di S. Francesco a Montefalco (oggi sede del Museo Civico della città), fino a non molti anni fa era considerato un capolavoro della tarda maturità del maestro (1515 –1520 ca.) nonostante fosse di tutt'altro tenore rispetto all'affresco staccato, di uguale soggetto, che il Vannucci realizzò invece per il convento di S. Francesco di Monteripido di Perugia, un'opera lungamente considerata della tarda attività dell'artista. Le scoperte documentarie di Silvestro Nessi, attestanti la presenza del Perugino a Montefalco nel 1503 e il suo rapporto con la committenza francescana, hanno permesso di avvicinare cronologicamente l'affresco di Montefalco ad un'altra "Adorazione dei pastori", quella che il Vannucci realizzò per il Collegio del Cambio di Perugia. Quanto detto finora dimostra che il tema dell' Adorazione dei pastori fu più volte elaborato dall'artista e il Vasari, che non amava Perugino, nella biografia che gli dedica nelle Vite de' più eccellenti architetti, pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri (1550), sottolinea questo aspetto "metteva in opera bene spesso le medesime cose e ridusse la dottrina dell'arte a maniera". E' interessante notare però come l'artista, pur servendosi dello stesso cartone, muti costantemente il registro espressivo, al punto che le tre Adorazioni dei pastori non hanno nulla di noiosamente seriale. Nell'affresco del Cambio la capanna è una nobile costruzione architettonica perfettamente intonata con il carattere aulico della sala; le figure, costruite con ferma incisività disegnativa, presentano un colorito denso. Posta a confronto con la versione del Cambio, l' Adorazione di Montefalco presenta molti nuovi elementi, che vanno dal minor numero di figure, alla concezione estremamente semplificata della capanna, ridotta a quattro pilastri in muratura che sostengono una capriata in legno. L'aspetto maggiormente innovativo riguarda comunque lo stile e la stesura del colore che appare "mobile" e vibrante per l'introduzione di tanti piccoli, quasi impercettibili filamenti, che increspano la superficie rendendo le forme meno compatte. Anche il paesaggio viene investito da questa nuova concezione pittorica che sembra recepire la teoria leonardesca, basata sull'osservazione ottico – fisica degli eventi naturali, secondo cui "l'aria che si interpone infra l'occhio e la cosa fa che essa cosa si rischiara e pende in azzurro". Seguendo un itinerario di progressiva semplificazione, il Perugino, nella terza Adorazione dei Pastori, quella per Monteripido, trasforma la capanna in un fragile castello di legni inchiodati, in una povera tettoia, sotto la quale si raccolgono i silenziosi protagonisti dell'evento.

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