sezione arte riflesso magazine

La camera delle meraviglie spicca tra le stanze nascoste di Palermo

Venerdì, 05 Febbraio 2016,
Arte,
Camminando per Palermo si resta colpiti dalla presenza di vari stili architettonici: il liberty, il barocco, il romanico, le influenze arabo normanne. L’insieme è kitsch perché questi stili diversi non sono smorzati o divisi in quartieri, ma sono giustapposti, hanno imparato a coesistere. Accanto a un mercato sorge una chiesa, un venditore ambulante, un teatro, ma anche palazzi disabitati lasciati all’incuria. Questo aspetto di Palermo, che abitua lo sguardo alla simultanea presenza di contaminazioni culturali, spinge a chiedersi cosa si nasconde all’interno di questi palazzi storici. Come la sua città i palazzi e le stanze di Palermo nascondono storie, più o meno variegate, ma allo stesso tempo interessanti. Entrando nel palazzo al numero 239 di via Porta di Castro è emerso un altro dei misteri di Palermo: una stanza esoterica araba che sembra uscita dalle mille e una notte. La stanza dei decori arabi, conosciuta anche come “camera delle meraviglie”, è stata scoperta in un’abitazione privata dal restauratore Franco Fazio, che sotto quattro strati di intonaco ha riportato alla luce gli affreschi originali che risalgono all’Ottocento. Quattro strati di colore nascondevano dei caratteri arabi dorati su uno sfondo blu cobalto che ricordano la moschea blu di Istanbul. Nonostante inizialmente si pensasse a una moschea privata, il ritrovamento ha attratto numerosi iranisti, arabisti, specialisti in lingue orientali e archeologi che hanno condotto delle ricerche per tentare di risolvere il mistero legato alla stanza. Serjoun Karam, Chiara Riminucci-Heine e Sebastian Heine, tre studiosi dell’Ioa, Istituto di Lingue Orientali e Asiatiche dell’Università di Bonn, dopo numerose analisi sono arrivati alla conclusione che si tratti di una “camera magica”, una camera dell’esoterismo: unica testimonianza ritrovata del mondo occulto islamico.  Attraverso la ripetizione di una frase e delle “tugra”, due simboli, si trattengono le forze del bene all’interno della stanza. La scritta che si ripete all’infinito non è semplicemente una scritta in arabo, Werner Arnold docente dell’università di Heidelberg è giunto alla conclusione che si tratta di lettere siriache e arabe, che si susseguono senza una logica. Una formula magica contenente elementi dell’ebraico e del siriano, più potente rispetto ad un semplice verso arabo e un rebus per quanto riguarda l’etimologia e il significato di questa scritta. Il numero sette che ricorre nella ripartizione delle scritte, nelle lucerne presenti e nelle misure della stanza rafforza la valenza magica e richiama elementi della massoneria.  Il vero uso di questa stanza e lo scopo per cui sono stati affrescate le sue pareti restano un mistero, ma sono anche una testimonianza delle diverse anime di questa città che riaffiorano ancora oggi con tutta la loro espressività artistica e storica. Paola Faillace

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