sezione arte riflesso magazine

Un geniale esponente della rinascenza umbra: Matteo da Gualdo

Venerdì, 09 Ottobre 2015,
Arte,
Matteo di Pietro di ser Bernardo, maggiormente noto come Matteo da Gualdo perché a dargli i natali fu Gualdo Tadino fra il 1430 e il 1435, fu il capostipite di una singolare bottega di pittori-notai, che lavorarono a cavallo di tre importanti centri: Gualdo Tadino, Nocera Umbra e Assisi che oggi conservano le sue opere. É una delle più interessanti e complesse personalità dell’arte umbra della seconda metà del Quattrocento: in lui i nuovi elementi del Rinascimento toscano, veneto, soprattutto padovano, appresi da Girolamo di Giovanni e la bottega camerte, si vanno a combinare con persistenze tardogotiche, soprattutto dopo aver conosciuto il folignate Bartolomeo di Tommaso, la sua maniera affilata, carica di espressività e ben poco assoggettata ai canoni della sintassi rinascimentale. Il risultato di questa combinazione fu un linguaggio pittorico denso di arcaismi ed eccentricità, talora ai limiti della sgrammaticatura, uno stile fortemente personale, ricco di spunti fantastici e irrealistici, come le pose espressive dei volti o certi gesti bruschi e quasi innaturali. La fortuna critica di Matteo da Gualdo è iniziata nel corso dell’Ottocento quando si prestò particolare attenzione a quegli artisti del “Rinascimento eccentrico” o “fronda antirinascimentale, mutanti per vocazione. La mostra risalente al 2004 dedicata all’artista “Matteo da Gualdo e il Rinascimento eccentrico” inaugurata a Gualdo Tadino nella splendida cornice che conserva gran parte delle sue opere: Museo civico Rocca Flea, ha richiamato nel giro di pochi mesi migliaia di visitatori in città. Tra questi sicuramente il più noto fu Vittorio Sgarbi che si presentò, ospite a sorpresa, al termine della giornata inaugurale: “Sono rimasto particolarmente colpito dal fatto che una città come Gualdo Tadino dedicasse una mostra a un pittore straordinario come Matteo da Gualdo, rischiando di non essere capita, anche per la poca notorietà del pittore..”. A dimostrazione dell’intenso rapporto fra l’artista gualdese e il critico d’arte è che una delle sue opere più note “L’albero genealogico della stirpe di David” è volata ad Expo 2015 ad abbellire il padiglione “Eataly” fra i tesori d’ Italia, una selezione di opere di pittura e scultura dal ‘300 fino ai giorni nostri. Si tratta di una tempera su tavola eseguita dall’artista nel 1497, originariamente presente nell’altare dell’Immacolata Concezione nella chiesa di S. Maria a Gualdo Tadino e oggi conservata nel Museo Civico di Rocca Flea. Un’iconografia che si inserisce, oltre che nell’esaltazione della figura della Vergine Immacolata, nella ricerca della rappresentazione della genealogia di Cristo. Nell’opera, dipinta interamente su fondo oro, compare nella fascia superiore Maria Vergine, a mani giunte, con la corona in testa e con indosso un ricco abito ricamato e Dio Padre che allarga le braccia in segno di accoglienza: è lo stesso gesto che si ripete nell’iconografia dell’"Assunzione", mentre la posa della Madonna è quella che diventerà tipica dell’"Immacolata Concezione". A sinistra della Vergine San Gioacchino, suo padre, in atteggiamento di devozione di fronte alla figlia e a destra, Sant'Anna, sua madre, indossa gli abiti caratteristici delle donne di età avanzata, anch’essa in atto di venerazione della figlia. Nella fascia centrale sono presentati coppie di personaggi biblici, progenitori della Madonna, tutti identificabili grazie ai cartigli con i nomi. In basso Adamo, raffigurato come radice dell’albero genealogico di Maria. Documento della tarda attività dell’artista, l’opera mostra al più alto grado la sua tendenza al calligrafismo esasperato, all’esuberanza decorativa, all’accentuazione caricaturale – grottesca, dimostrando l’avvenuta influenza dell’arte di Carlo Crivelli.

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