Abbazia di Sassovivo: storia, accoglienza e fratellanza

Domenica, 26 Gennaio 2014,
Alle pendici del monte Serrone in un idilliaco contesto naturale di lecci, ginepri, pini e olivi si erge l’abbazia benedettina di Santa Croce in Sassovivo. Fondata da eremiti benedettini nella seconda metà dell’XI  secolo su una preesistente residenza fortificata appartenuta ai nobili Monaldeschi, di origine longobarda poi signori di Orvieto, l’abbazia divenne ben presto una potente autorità da cui dipendevano 97 monasteri, 41 chiese e 7 ospedali. Beneficiando dell'appoggio papale fu esentata dalla giurisdizione vescovile e dal pagamento delle tasse ai Comuni. Il complesso colpisce per la sua aura di sacralità e per i corpi architettonici che la costituiscono; su tutti l’elegante chiostro romanico a pianta quadrata, opera del maestro romano Pietro de Maria, in cui sono scolpite 128 gentili colonnine binate elicoidali. Importante è la Cripta del Beato Alano dell’XI secolo appartenuto al santuario di S. Maria della Valle, primissimo nucleo di Sassovivo. All’interno del complesso si conservano i dormitori del ‘200, frammenti di affreschi quattrocenteschi, la loggia del paradiso anch’essa affrescata e nel refettorio a tutta parete un’Ultima Cena datata 1595. Profondi lavori di restauro e consolidamento hanno interessato la chiesa sin dal 1832 e fino agli ultimi danni provocati dal terremoto del 1997. Dal 1982 è abitata dalla comunità Jesus Caritas, fondata da padre Charles de Foucauld, ed è oggi centro religioso attivo dove i fratelli vivono l'ideale contemplativo e missionario del monaco francese con un costante impegno di preghiera, accoglienza e condivisione con tutti.  Il 14 settembre si celebra la dedicazione dell'abbazia alla Santa Croce. Nel 2010 è stato accordato dall’Unesco il riconoscimento “Patrimonio testimone di una cultura di pace unesco”, per le sue qualità storico-artistiche-architettoniche e per la vocazione di pace alla quale l’Abbazia è rimasta fedele nei secoli. Un antico complesso dove si respira il sapore del tempo e ci si apre all’altro.

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