A undici anni dalla sua apertura il Forte di Bard, imponente struttura che sovrasta l’omonimo borgo di Bard (Aosta), comune di 140 persone attraversato dalla Via Francigena a pochi chilometri del confine piemontese, si è affermato come uno dei poli culturali di riferimento delle Alpi Occidentali.
Completamente riedificato nel corso del XIX secolo da Casa Savoia in seguito alla distruzione delle truppe napoleoniche nel 1800, l’attuale riedificazione fu affidata a Francesco Antonio Oliviero, ingegnere militare che già aveva lavorato ai forti piemontesi di Exilles e dell’Esseillon.
Dopo circa 90 anni dalla sua ricostruzione, nei quali il Forte assunse la funzione di carcere militare e di polveriera dell’Esercito italiano, nel 1975 fu dimesso dal demanio militare e nel 1990, acquistato dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta, che dopo un accurato restauro lo ha destinato a sede del Museo delle Alpi.
Nei suoi 14.467 metri quadrati di superficie, si articolano 283 locali su 106 metri di dislivello, raggiungibili con 806 gradini, è possibile scoprire gli aspetti geologici, naturalistici, geografici, storici, antropologici delle Alpi. Ma il Museo delle Alpi non occupa tutti i 3.600 metri quadri destinati ad aeree espositive.
Agli appassionati di arte non saranno sicuramente sfuggite le proposte di grande interesse su scala nazionale e internazionale che il Forte ha offerto nei suoi primi anni di apertura, conquistando la fiducia sia del grande pubblico che degli esperti. Joan Miró, Marc Chagall, Pablo Picasso, Kandinsky, Rubens, Brueghel, Rembrandt, Canaletto, Tiziano, Alberto Giacometti, Sebastião Salgado, sono solo alcuni dei protagonisti che hanno animato il Forte con le loro opere in questi primi undici anni di attività , raggiungendo nel 2016 un record di presenze.
Per gli amanti della fotografia che si troveranno in Valle d’Aosta nei prossimi mesi, il Forte offre due appuntamenti imperdibili: sino al prossimo 4 giugno si potranno ammirare, in anteprima esclusiva per l’Italia, le immagini premiate alla 52esima edizione della mostra Wildlife Photographer of the Year, promossa dal Natural History Museum di Londra e, fino al 1 maggio, ci si potrà immergere nella Parigi del Novecento grazie agli scatti di uno dei fotografi più importanti del XX secolo, Robert Doisneau, padre fondatore assieme a Henry Cartier-Bresson del fotogiornalismo di strada.
Francesca Pollicini