Teodolinda, figlia del duca di Baviera, fu la più affascinante ed autorevole tra le regine longobarde, protagonista di quell’integrazione tra le nuove genti ed il popolo romano che condusse alla fondazione del regale Regnum Italiae. Sposa nel 589 ad Autari, re dei Longobardi, e alla sua morte nel 590, al duca di Torino Agilulfo, Teodolinda scelse Monza come sua residenza preferita, erigendovi intorno al 600 un palazzo ed una cappella trasformata poi in basilica ed inizialmente adibita anche a mausoleo reale: vi furono infatti sepolti re Agilulfo, Adaloaldo e la stessa Teodolinda nel 627. Proprio alla sovrana longobarda è dedicata la cappella omonima, situata all’interno del Duomo. Distribuite in 45 scene, disposte su 5 registri sovrapposti che rivestono interamente le pareti, il ciclo di affreschi della cappella è considerato il più importante esito dell’attività degli Zavattari, una famiglia di pittori milanesi molto attivi e stimati nonché una delle più alte testimonianze artistiche del ’400 lombardo. Nell’omaggio alle nozze di Teodolinda, che aveva fondato la chiesa presso Monza, è ravvisabile l’ allusione a Bianca Maria Visconti, che con il matrimonio stretto con Francesco Sforza suggellò il passaggio dinastico nel ducato di Milano tra la famiglia dei Visconti e quella degli Sforza. Si narra la storia della Regina Teodolinda attingendo alle fonti storiche di Paolo Diacono, autore della Historia Langobardorum, e di Bonincontro Morigia, autore del Chronicon Modoetiense. Le scene dalla 1 alla 23 descrivono i preliminari e le nozze tra Teodolinda, principessa di Baviera, e Autari, re dei Longobardi, concludendosi con la morte del re; dalla scena 24 alla 30 i preliminari e le nozze tra la Regina e il secondo marito Agilulfo; dalla 31 alla 41 la fondazione della Basilica di Monza, seguite dalla morte di re Agilulfo e della Regina; dalla 41 alla 45 è infine illustrato lo sfortunato tentativo di riconquistare l’Italia da parte dell’imperatore d’Oriente Costante e il suo rientro a Bisanzio. Ben 28 tappe di questo sfarzoso e dorato “romanzo cavalleresco” sono dedicate a scene nuziali che si intrecciano con episodi di vita cortese, balli, banchetti, feste, battute di caccia, abiti, acconciature, armi ed armature; una preziosa quanto meravigliosa antologia della moda e dei costumi della vita di corte a Milano nel XV secolo. In questo percorso di inconsueta laicità convivono materiali e tecniche diverse come l’affresco, la tempera a secco, la pastiglia a rilievo, le dorature e le argentature in foglia a dimostrazione non soltanto della versatilità operativa della bottega degli Zavattari ma un chiaro riflesso della sontuosa aristocrazia dell’ epoca. Nell’altare della Cappella, è custodita la Corona Ferrea, celebre e sacra oreficeria, forgiata con un chiodo della santa croce, con la quale furono incoronati re longobardi, re d’Italia ed imperatori del Sacro Romani Impero. La cappella di Teodolinda a Monza è tornata al suo antico splendore proprio nel 2015, grazie a un lungo ed attento restauro voluto dalla Fondazione Gaiani, con l’esperto coordinamento tecnico di Anna Lucchini ed il contributo di World Monuments Fund, Regione Lombardia e Fondazione Cariplo.