Considerato il più antico monumento religioso di Pavia, la basilica di San Michele, a cui i longobardi dedicarono profonda venerazione, é un capolavoro dell’architettura longobarda-romanica. Fu edificata sul sito della cappella del Palazzo Reale di Teodorico con il supporto dei monaci di san Colombano di Bobbio e completata nel 1155. La prima menzione di essa ci è offerta da Paolo Diacono quando un servo prima nel 642 e un sostenitore di una fazione nemica nel 737, si rifugiarono qui per sottrarsi alla cattura dei re Bertarido e Liutprando. Da sempre un luogo ad alto contenuto simbolico, l’attuale basilica è il risultato di trasformazioni che dall’età carolingia e longobarda si succedettero fino agli attuali tratti romanici. Pavia, per anni capitale del regno italico, vanta in questo luogo di cerimoniali ed incoronazioni, l’elezione di molti re: Berengario I anno 888, Lodovico III anno 900, Ugo anno 926, Arduino d'Ivrea anno 1002, Enrico II anno 1004 ed in ultimo, con certezza nell’attuale veste architettonica della basilica, Federico di Hohenstaufen, il Barbarossa, nel 1155, dopo la distruzione di Tortona. Meravigliosa la facciata a capanna ritmata tridimensionalmente da pilastri a fascio, bifore, monofore e da una deliziosa loggia di arcatelle. Splendidi i tre portali. L’erosione della fragile pietra arenaria, preferita al laterizio delle altre chiese medievali della città , San Pietro in Ciel d’oro e San Teodoro, la distingue ma ne ha purtroppo deteriorato i ricchi apparati plastici dei bassorilievi di figure umane, animali e creature mostruose. Strutturata in pianta a croce latina, 55mx38mx30m di altezza, a 3 navate, la basilica, con matronei e transetto, sorprendentemente aggettante per quei tempi dotato di una propria facciata e di un proprio corpo, spicca per le sue tonalità ocra di forte suggestione e calore umano. All’interno sorprendente l’altezza della navata centrale con volte a crociera, l’intimità spirituale della cripta, e gli splendidi capitelli lavorati con immagini zoo-fitomorfe. C’è un affascinante mistero che avvolge il culto di Michele l’Arcangelo, le cui opere architettoniche dedicate, chiese, santuari, eremi disegnano geograficamente una diagonale che è stata battezzata come la via Michelita. Una direttrice celeste quasi perfetta che dall’Irlanda alla Francia attraversando l’Italia giunge fino in Palestina, caricandosi di una spiritualità enigmatica stupefacente. La via Michelita, linea ideale e mistica, di pellegrinaggio come la via per Compostela, la Francigena e per la Terra Santa.
Leggenda narra che quando Lucifero si ribellò a Dio, Michele brandendo la spada per scacciarlo lasciò impressi sulla terra i segni della sua azione purificatrice. Segni e luoghi dove sarebbe poi apparso per chiedere ai devoti la costruzione di santuari in suo nome. A Michele, venerato come guerriero di luce, annientatore del demonio, si attribuivano ruoli taumaturgici. La sacra via del culto Micaelico, unisce Skelling Michael in Irlanda, Michael Mount in Cornovaglia, Saint Michel in Normandia, la sacra di San Michele in Piemonte, Pavia appunto, Perugia con il suo tempietto di San Michele Arcangelo fino a Monte Sant’Angelo in Puglia, per poi scavalcare l’Adriatico in Grecia, dove i templi di Apollo furono poi nell’era cristiana utilizzati per celebrare il culto di Michele, e concludersi in ultimo sul monte Carmelo in Palestina. Meraviglie dell’architettura e misteri celesti.