Gli alimenti sono un bisogno primario dell'uomo e, oltre ad essere disponibili a sufficienza, devono essere di qualità, diversificati e accessibili economicamente. La produttività agricola, in termini di rendimento delle colture, si è intensificata notevolmente, tuttavia, i moderni metodi di produzione (monocolture, irrigazione massiva, etc.) hanno comportato costi ambientali elevati, non risolvendo il problema del giusto approvvigionamento alimentare, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Nell’ultimo ventennio inoltre, stiamo assistendo allo sfruttamento intensivo dei terreni agricoli per monocolture ai soli fini energetici. Inoltre, va ricordato che il cibo che finisce sulle nostre tavole è solo una piccola parte di quello prodotto. In Europa si stima che circa un terzo degli alimenti che vi sono prodotti non siano consumati. È tuttavia possibile un’altra strada, più sostenibile. Quella del recupero degli scarti alimentari, sia per produrre fertilizzanti e reintrodurli così nella catena alimentare, sia per produrre biogas e biofuel, sia come materie prime, per nuove plastiche “ecologiche”. Ecco allora che i nostri scarti alimentari possono avere una nuova vita, e anzi diventare nuovamente risorse preziose per tutti. È il caso di alimenti come gli olii, scarti della ristorazione, che grazie ad impianti a cogenerazione in grado di trattare i rifiuti organici, diventano fonte per produrre elettricità e calore. In altri casi, invece il cibo può essere un vero e proprio surrogato della benzina. In Gran Bretagna, ad esempio, succede con il cioccolato. In un sito industriale, di proprietà della Nestlé nel Newcastle, che produce cioccolato, chewing-gum e caramelle alla frutta, da un paio d’anni i residui di produzione finiscono in un impianto di metanizzazione. Circa 1.200 tonnellate di scarti di cacao e acque sporche di lavorazione vengono scaldate e “digerite”, ogni anno, da appositi batteri, così da produrre il prezioso biogas, poi trasformato in energia da riutilizzare nei processi di produzione. In altri casi, invece, dal cibo si creano nuovi materiali. Per esempio, il Centro di Innovazione della Goodyear Tire & Rubber Company, sta studiando come trasformare la lolla di riso (residuo di difficile smaltimento) in pneumatici, mettendo a punto un battistrada in grado, addirittura, di ridurre il consumo di carburante. Ad Honk Hong, un team di scienziati della City University sta sperimentando nuove tecniche per convertire alcuni residui organici urbani in grafene. Anche in Europa, sono tante le ricerche finalizzate a riutilizzare questa tipologia di scarti per estrarre componenti fondamentali a realizzare plastiche e vetri ecologici. Facciamo girare l’economia verde, il cibo è una risorsa a 360°.