Da qualunque parte ci si arrivi, il lago (o i laghi a seconda del periodo in cui si rechi) appare come una gemma incastonata. Ma come spesso accade per le cose più belle, la sua visione è riservata solo a coloro che intendano pagarne un discreto tributo in impegno fisico. Il lago sorge infatti a quasi duemila metri di quota, nel massiccio dei Monti Sibillini al confine tra Umbria e Marche. Anzi ad essere rigorosi esso è tutto nella provincia di Ascoli Piceno. Qualcuno lo ha ribattezzato il “lago con gli occhiali” perché nei periodi di maggior presenza a causa degli invasi complementari e confluenti esso assume una curiosa a forma ad otto, quasi un simbolo di infinito. Le cime del Vettore che lo circondano con le loro pareti strapiombanti si specchiano nelle sue acque cristalline, per molti mesi dell’anno gelate. Eppure in queste acque gelide, vive e si riproduce un piccolo crostaceo rossiccio non più lungo di un unghia, che non ha simili in tutto il mondo. Venne scoperto nel 1954 dal Direttore dell’Istituto di Botanica della Università di Camerino, Vittorio Marchesoni che lo rinvenne in una delle sue abituali “passeggiate” sui Monti Sibillini e da allora, in onore del suo scopritore, al piccolo “gamberetto” venne assegnato il nome di Chirocephalus Marchesoni. Esso depone le sue uova in prossimità delle rive e queste si schiudono solo quando le condizioni climatiche lo permettono (È questo il motivo per cui non è assolutamente vietato avvicinarsi alle sponde del lago). In anni particolari la quantità delle colonie del Chirocefalo è tanta che le acque assumono o assumevano una particolare colorazione rossastra. E forse questo ha dato origine alla leggenda che lega il questore romano a queste acque. Antoine de la Sale, scrittore e viaggiatore francese del XIV secolo, dopo aver effettuato una escursione nei pressi di Norcia, in un suo scritto riferisce di aver raccolto una leggenda secondo la quale Ponzio Pilato riportato a Roma da Tito Flavio Vespasiano fu fatto giustiziare ed il suo cadavere caricato su un carro trainato da due buoi o due bufali, lasciati libere di correre, arrivarono fino alla cima del Redentore (altra cima del massiccio del Vettore) e da qui precipitarono in fondo al burrone dove sorge il lago. Ma oltre che a Ponzio Pilato, o forse proprio a causa sua, questo luogo acquisì nel tempo una fama sinistra fino a farlo diventare luogo di convegni di maghi e streghe, di negromanti ed alchimisti che convenivano “ad lacum Sibillae” (altro nome del lago) per consacrare libri di magia. Per questa ragione e per lungo tempo le autorità religiose fecero erigere intorno al bacino dei muri a secco che ne impedissero l’accesso alle acque e a far porre come monito, all’imbocco della valle, una forca. Per altri ancora questo specchio d’acqua altri non sarebbe se non il lago di Averno da cui si entra direttamente nel mondo degli Inferi. Forse per tutti questi motivi il lago di Pilato esercita un forte potere attrattivo ed un grande fascino ed una escursione in questa parte di Italia diventa non solo uno splendido esercizio di trekking, ma anche e soprattutto un viaggio tra misteri antichi quanto il mondo. Lungo la ripida erta che vi porta alle sponde del lago potrebbe farvi compagnia lo spirito del Guerrin Meschino e se siete fortunati e ne siete degni potreste imbattervi anche in quella fantastica creatura chiamata Sibilla Appenninica.