Milano ama l’arte: la decima edizione dell’Affordable Art Fair invade le case senza svuotare i portafogli

17.02.20 , Arte , Collaboratore Riflesso

 

Milano ama l’arte: la decima edizione dell’Affordable Art Fair invade le case senza svuotare i portafogli

A quanti capita, passeggiando in un museo, di sospirare: questo lo vorrei in casa mia. Poi si passa oltre. Non deve andare per forza così: lontano da Christie’s e dalle aste milionarie, esiste un posto dove questo sogno può diventare realtà. Affordable Art Fair.

Il format fondato nel 1999 a Londra da Will Ramsay, che ha appena salutato il capoluogo milanese per proseguire nelle tappe di un percorso globale (solo alcune sono Amsterdam, New York, Singapore, Melbourne), ha dimostrato come il primo giorno una grande attenzione per la stessa, intramontabile missione: portare l’arte nelle case delle persone comuni. E funziona: in dieci anni Affordable Art Fair a Milano ha fatto staccare più di 120mila biglietti per un giro di affari di 120 milioni di euro in opere vendute.

Ancora una volta è stata Superstudio più (via Tortona) a ospitare la tre giorni dedicata ai pesi-piuma dei collezionisti, dal 7 al 9 febbraio 2020. Una sola la regola per tutte le 82 gallerie partecipanti: non importa quanto grandi le tele e quanto costosi i materiali, le opere non possono costare più di 7500 euro.
Il piccolo ecosistema artistico, intitolato quest’anno Experience the unexpected, non ha tradito le aspettative del motto: a partire dall’installazione site specific del celebre Giulio Zanet, i cui tendaggi hanno fatto da porta fisica e metaforica del dedalo di gallerie, tutti gli spazi sono stati gestiti come una cittadella dell’arte, con vie e piazze progettate dallo studio Startarch.
Sguardo alzato e drink in mano, i visitatori hanno popolato gli spazi bianchissimi osservando le opere “abbordabili” in autonomia o chiedendo l’aiuto ai molti consulenti (circa trenta euro il biglietto con il personal art shopper, variabili le tariffe degli studi in loco come la Verardi Art Advisor). Pochissimi passeggini in giro, s’è notato con piacere: tutto merito della stroller hour un’ora prima dell’apertura ufficiale (dieci del mattino), dedicata alle famiglie che non vogliono rinunciare all’arte anche in una casa baby-proof. Un’attenzione particolare ai bambini - futuri collezionisti - è emersa anche con i workshop di osservazione delle opere organizzati da Lop Lop nello Spazio Bimbi.
Per quando anche i grandi hanno bisogno di un commento, il collettivo artistico Supergiovane ha presentato il progetto Piacere mio, illustrando i trend artistici presenti e futuri attraverso il commento e l’analisi delle opere degli ultimi due anni. Un particolare focus su donne, nuove generazioni e arte non tangibile è stato portato anche dalla discussione organizzata da Alessia Zorloni e Alessandra Donati intitolata A New Decade of Art (presente per tutti i tre giorni). Esempio cardine dei nuovi trend artistici è la galleria Pace (che rappresenta il collettivo teamLab e Random International): con il progetto PaceX, lanciato ad agosto, sta infatti esplorando nuove forme di espressione combinando arte interattiva e tecnologia.
In termini di gallerie, sono tornati alcuni dei protagonisti che hanno fatto la storia di Affordable Art Fair: Maroncelli 12 (una delle pochissime realtà in Italia a trattare Art Brut), la galleria Deodato Arte (che porta con sé nomi dell’Urban Art come OBEY e Mr. Brainwash), la Bleach Box Photography Gallery, con fotografie dal tocco vintage di Richard Heeps ed Esh Gallery. Presenti anche la milanese Il Segno del Tempo, con le visioni dell’Est europeo di Kiril Dushev e Olga Tobreluts - la pioniera dell’arte digitale con un passato di esposizione alla Tate Modern. Legart e Pongo ha invece esibito le opere del celebre artista politically incorrect Tvboy.
Per gli amanti delle illustrazioni si sono ripresentati a gran voce gli esperti di Illustrazioni seriali (fondata nel 2017 da Chiara Pozzi) con stand per Elisa Marcellari, Quentin Monge e Ana Popescu (ciascuno con una serie di edizioni limitate originali). Presenti anche Ied (per parlare delle nuove professioni dell’arte) e Rotaract 2041 District, che con i suoi 18 club supporta la cultura e l’arte a Milano.

Giulia Giaume

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