Un rapporto dialogico tra design e arte surrealista

07.04.21 , Design , Valeria Torchio

 

Un rapporto dialogico tra design e arte surrealista

Un binomio alquanto proficuo e ricco di suggestioni quello tra design e arte surrealista consolidato da oltre un secolo. Più di cento anni di dialoghi “onirici” tra le due forme d’arte, tradotti in oggetti di design che incarnano i rimandi della corrente artistica surrealista: sogno, inconscio, enigma, sensualità, fantasia e libertà d’espressione. Il movimento d’avanguardia, fondato dal poeta e intellettuale André Breton nel 1924, ha ispirato, nel corso degli anni a venire, artisti, pittori, designer e architetti. Con il suo approccio sovversivo e i motivi tratti da immagini fantastiche e da uno spiccato interesse per la psiche, ancora oggi il Surrealismo offre ai designer molteplici spunti e motivi di ispirazione. Questi affascinanti parallelismi tra le opere surrealiste e gli oggetti di design offrono una vasta eredità intorno alla quale sono stati condotti diversi studi, organizzate mostre e retrospettive internazionali.

Un excursus cronologico di tale patrimonio che agglomera gli oggetti-emblema della suddetta commistione partendo dal 1913 fino ad arrivare al 2019.

Il connubio tra design e arte surrealista si manifesta per la prima volta attraverso due emblematici ready-made

I precursori del binomio design-surrealismo, sono Marcel Duchamp e Man Ray. Rispettivamente, “Ruota di bicicletta” (1913) e “Cadeau” (1921), sono definite le proposte anticipatorie del movimento surrealista. In tal senso, gli artisti, attraverso i due emblematici ready-made, hanno voluto esplorare nuove forme scultoree, utilizzando materiali e oggetti di uso quotidiano. In ordine cronologico, datato 1936, è l’iconico “Telefono Aragosta” di Salvador Dalí, di impronta tipicamente surrealista. Fu creato per il poeta inglese Edward James, uno dei principali collezionisti di arte surrealista. Sempre nel 1936, l’artista Meret Oppenheim ha proposto un manufatto eccentrico e bizzarro: “Colazione in pelliccia”. Si tratta di una tazza da tè, un piattino e un cucchiaino interamente ricoperti di pelliccia. La proposta di tale oggetto gastro-sessuale, incantò Breton, il quale lo espose quell’anno alla prima mostra surrealista dedicata agli oggetti.

"Ruota di bicicletta" di Marcel Duchamp e "Cadeau" di Man Ray. In basso: "Telefono Aragosta" di Salvador Dalì e "Colazione in pelliccia" di Meret Oppenheim

Dagli anni Cinquanta agli anni Settanta anche i designer e gli architetti subiscono il fascino del surrealismo

Passando agli anni Cinquanta, i progetti dell’architetto e designer Achille Castiglioni, che spesso si basano sull’idea di ready-made, rappresentano fedelmente il modo in cui i surrealisti analizzavano gli archetipi degli oggetti quotidiani e minavano i codici di significato alla base del nostro mondo. Ne è un esempio “Sella” del 1957, una semplice sella di bicicletta da corsa, con asta in acciaio verniciato e basamento. Semplice quanto geniale, come l’equilibrio dinamico che la contraddistingue. Singolari sono i soggetti scelti dall’artista Alina Szapocznikow. L’opera “Lampe-Bouche” del 1966, fa parte di una serie di lampade costituite da una bocca illuminata in cima a un lungo stelo, che vuole trasformare una parte sensuale del corpo femminile in un oggetto d’arredamento. Con questa lampada allusiva, l’artista commenta la prossimità del sesso e rievoca scherzosamente la natura idiosincratica e sognante del surrealismo. I temi centrali della corrente quali amore, erotismo, sessualità, li ritroviamo in “Bocca” (1970), il famoso divano a forma di labbra che Studio65 progettò rifacendosi all’opera di Dalí “Mae West Lips Sofa” del 1938. In omaggio all’amico e collega pittore surrealista René Magritte, nel 1970 Roberto Sebastian Matta ha disegnato la sedia “MagriTTa”. Il titolo è una combinazione dei nomi Magritte e Matta. La mela e la bombetta nera, invece, sono i due marchi distintivi di Magritte, derivati dal suo famoso autoritratto del 1946 “The Son of Man”.

"Sella" di Achille Castiglioni e "Lampe-Bouche" di Alina Szapocznikow. In basso: "Bocca" di Studio65 e "MagriTTa" di Roberto Sebastian Matta

Le proposte più recenti rievocano fedelmente le tematiche del surrealismo

Anche gli oggetti di design più recenti riprendono i temi cari alla corrente, ovvero l’amore, l’eros, l’irrazionalità e la casualità. Ne sono degli esempi lampanti progetti di rottura come la lampada ideata da Ingo Maurer “Porca Miseria!” del 1994, “Horse Lamp” della coppia di designer al femminile Front del 2006 e “Cocoon 8” di Nacho Carbonell del 2015, un ibrido tra tavolo e lampada. Uno dei più recenti manufatti è “Hairbrush” creato dallo studio di design Bless nel 2019. La loro proposta, velatamente macabra, è una spazzola per capelli in legno con annesse ciocche fluenti di capelli veri al posto delle setole. Questo atto sostitutivo ha dato luogo a una creazione misteriosa che rievoca gli oggetti surrealisti del XX secolo. Malgrado ciò, i designer respingono tale connessione, insistendo sul fatto che, il significato apportato all’opera risiede nella conservazione dei capelli come fossero souvenir, una pratica associata alle tradizioni del lutto vittoriano.

"Porca Miseria!" di Ingo Maurer e " Horse Lamp" di Front. In basso: "Cocoon 8" di Nacho Carbonell e "Hairbrush" di Bless

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