"Frattempo. Le curve di Mandelbrot"

06.08.24 , Eventi , Collaboratore Riflesso

 

La Fondazione Palazzo Magnani presenta, dal 21 settembre al 24 novembre, nella sede di Palazzo da Mosto a Reggio Emilia, la retrospettiva dedicata a Luciano Bertoli, per la prima volta nella sua città natale dopo la scomparsa avvenuta nel 2021.

Curata da Martina Corgnati, la mostra s'intitola "Frattempo. Le curve di Mandelbrot" in riferimento all'omonima serie, realizzata a partire dagli anni Novanta e mai esposta al pubblico, custodita dagli eredi nel futuristico studio-abitazione dell'artista nei pressi del Castello di Canossa.

Il corpus principale della mostra, volta a riscoprire l'interesse e l'originalità di una ricerca lontana dal mainstream artistico e commerciale, è composto proprio dai dipinti denominati Frattempo. Le curve di Mandelbrot, capaci di evidenziare lo spiccato interesse dell'artista per le scienze esatte.

L'insieme di Mandelbrot, così chiamato dal nome del fisico polacco scopritore dei frattali, è un insieme di numeri complessi, delineato graficamente nel 1984 e reso popolare da una copertina della notissima rivista di alta divulgazione Scientific American. Bertoli intuisce velocemente le potenzialità estetiche di questo complesso oggetto matematico, lasciando però da parte ogni tentativo di riproduzione, a favore invece della costruzione di un nuovo universo di immagini ad esso ispirato ma di matrice prevalentemente organica e tattile.

Il percorso espositivo è completato da una ricca sezione dedicata alle opere del periodo precedente - dipinti, sculture, grafiche, disegni e assemblaggi - per presentare al pubblico le componenti essenziali di un percorso sperimentale nei materiali e nelle tecniche e sempre sostenuto da una genuina curiosità per il mondo delle macchine e della tecnica, protagoniste della società a lui contemporanea e di altre civiltà possibili, futuribili, fantascientifiche.

Negli anni Settanta e Ottanta, l'artista lavora, infatti, a paesaggi ibernati, costruzioni autogeneranti, animali meccanici, erotismi metallici, città ideali plastificate ed elettriche, installazioni e sculture, ma anche a cartelle di disegni e grafiche caratterizzate da perfezione tecnica e attenzione al dettaglio. La stessa cura che l'artista riserva ai bozzetti: più che schizzi, veri e propri progetti ingegneristici, funzionali alla meccanizzazione delle sue sculture, molte delle quali pensate per l'esterno.

Coniugando magia e tecnica, spirito fantastico alla Julius Verne e attitudine rigorosa da ingegnere, in cinquant'anni di ricerca Luciano Bertoli è stato in grado di intravedere aspetti della chirurgia e dell'informatica, della cibernetica e della medicina, al tempo neppure concepibili, facendo dell'arte, come conclude la curatrice, "uno strumento per essere nel tempo, nel proprio tempo, come ponte per proiettare intuizione e intelligenza verso il mondo e l'universo e le sue leggi".

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