"Sciscioré. Il gioco come gesto alpino"

15.09.25 , Design , Collaboratore Riflesso

 

Più che incantata, la montagna – o la sua rappresentazione – oggi sembra quasi congelata. Il design alpino è da tempo ingiustamente intrappolato tra i due stereotipi di un kitsch sentimentale e di un iper-minimalismo algido e fin troppo austero. Cliché che hanno appiattito la complessità di una cultura al contrario sfaccettata, stratificata, fertile, dai tratti inaspettatamente leggeri, ludici e carichi di colore.

A farla emergere nella sua autenticità è "Sciscioré. Il gioco come gesto alpino": progetto ideato e curato da Anna Quinz, direttrice creativa esperta nella narrazione dei territori montani, che sarà presentato in anteprima a EDIT Napoli, la fiera dedicata al design editoriale e d'autore, in programma dal 10 al 12 ottobre a La Santissima. Da qui, Sciscioré farà rotta verso altri luoghi, a partire, naturalmente, da quelli di montagna.

24 i designer e i brand coinvolti: Luca Boscardin, Daniel Costa, Marco Dessí, Martino Gamper, Hütte, Kuschlers, Ignacio Merino, insalata-mista studio, Christian Mittendorfer, Neue Serie Handdruck, Niva Design, Patternhouse, Patrick Rampelotto, Andreas Rier, SAGARÍA, Barbara Schweitzer, Judith Sotriffer, Harry Thaler, Paul Thuile, Veronika Thurin, Gabi Veit, Lucas Zanotto, Zilla e Philip Wiegard. C’è chi è nato in alta quota e adesso vive altrove, chi ha scelto le Alpi per stabilirsi e lavorare, ma per tutti la montagna rappresenta un elemento identitario, nutrimento della poetica e orientamento nella pratica.

Nel titolo, Sciscioré prende in prestito una parola ladina – con un guizzo inatteso di musicalità partenopea – che in Val Badia indica il gioco delle biglie. Perché è proprio attraverso il gioco che Anna Quinz ha scelto di mettere a fuoco una possibile identità del design contemporaneo di montagna.

Gioco come metodo: approccio basato su intuizione, sperimentazione e costruzione, affine al processo del design che osserva, prototipa e genera forme che rispondono a funzioni, e che risuona anche nel pensiero dei bambini, nella loro inclinazione naturale a smontare, rimontare e comprendere il funzionamento delle cose, immaginando possibili usi.

E gioco come matrice storica del design d’alta quota: sulle Alpi, in Val Gardena in particolare, accanto alla dimensione più spontanea, il gioco è stato storicamente artigianato, produzione e commercio. L’inverno era il tempo della creazione: cavallini a dondolo, bambole e animali in legno, scolpiti e dipinti a mano grazie a competenze tramandate di generazione in generazione, hanno valicato i confini delle Alpi, arrivando fino in America e in Sudafrica, e possono essere considerati un primo esempio di design di montagna d’esportazione. Il gioco abita quindi il paesaggio alpino da secoli, fino alle epoche più recenti, come raccontano le marionette di Fortunato Depero, nato in Val di Non e legatissimo alle montagne trentine.

Ad accomunare i designer di Sciscioré è proprio questo approccio ludico, leggero e libero da una concezione rigida di funzionalità, insieme al rispetto per la tradizione che non sfocia mai in nostalgia. E che si declina in arredi, complementi, accessori, lampade, tessili e veri e propri giocattoli, realizzati in materiali differenti: dal legno alla ceramica, dall’acciaio alla plastica, dal tessuto al vetro. Una pluralità di oggetti, stili e linguaggi che testimonia la ricchezza di spunti offerti dalla montagna. «È un mondo tutt’altro che uniforme e cristallizzato, come invece viene spesso descritto»: sottolinea Quinz.

Spezza ulteriormente ogni presunta uniformità il colore. Nell’universo alpino, sia naturale che antropico, il colore si manifesta con intensità, ben oltre i tradizionali verdi, grigi e marroni: una varietà che l’architettura e l’artigianato locali hanno incamerato e tradotto in opere dalle tinte accese, ricamate da decori e dense di dettagli. In casa, ad esempio, la stube era particolarmente vivace, come anche l’abbigliamento, audace nell’uso del blu elettrico nei grembiuli altoatesini, del rosa, del rosso, del giallo e dell’azzurro negli abiti della tradizione. Negli oggetti di montagna, la bellezza, anche quella dell’ornamento, ha sempre accompagnato la funzione; così come l’estetica – mai asettica né ridotta all’essenziale per principio – ha segnato la vita quotidiana.

La predilezione per gli accenti cromatici attraversa gli oggetti di Sciscioré in esposizione a Napoli, e trova una sintesi nell’artwork disegnato per il progetto da Lucas Zanotto, artista conosciuto per la forza gioiosa e immaginativa delle sue opere.

In un contesto come quello di EDIT Napoli, che premia la ricerca indipendente e il fare consapevole, Sciscioré vuole essere un invito a riconsiderare l’estetica della montagna come spazio di indagine e di espressione stimolante, colto e anche ironico, capace di superare stereotipi e luoghi comuni, portando all’attenzione del pubblico nuovi codici, in cui la tradizione non è vincolo ma leva.

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