Mi inquieta un acronimo che serpeggia tra il mondo giovanile: Neet (not in education, not in employment, not in training). La generazione del Neet vive in un limbo ove non si studia, non si lavora, non ci si forma. E' una generazione che aspetta immobile qualcosa dal futuro, ma non è attrezzata a cercarla, a crearla. Anzi non fa proprio nulla poiché si è negata anche la speranza di "trovare" qualcosa. Chi sono questi giovani? Per caso quelli definiti dai vari politici bamboccioni, fannulloni, sfigati, mammoni, ma non annoiati dal posto fisso? Sono annoiati invece dal posto che non hanno: né fisso, né precario. Eppure lo hanno cercato in ogni modo. Sopravvivono solo per la rete affettiva della famiglia che, da una parte assicura protezione, ma dall'altra induce alla pigrizia, all'attaccamento al nido. E' la peggiore condizione del giovane poiché la sua demotivazione si coniuga solo con la rassegnazione ed il pessimismo. Quando la certezza del futuro si sbriciola, quando il sentimento di insicurezza si diffonde, quando si è consapevoli per la prima volta da più di un secolo che le giovani generazioni godrebbero di un livello di vita inferiore a quello del periodo precedente, si avvizzisce lo spirito di ottimismo e di vitalismo tipico delle nuove leve. Tuttavia queste debbono reagire, ingegnarsi, riprendere l'iniziative, tentare di ripartire. Ciò è tremendamente difficile e le prediche possono anche irritare. Ma dalla crisi si esce solo con la voglia di non arrendersi, di non crogiolarsi nella condizione di Neet. Si può spostare lo sguardo, nell'attesa di buone notizie economiche, ad esempio su imprese individuali o di gruppo, anche con gli assist che il governo Monti sta offrendo ai giovani. Nel suo piccolo, questo periodico è il risultato di un'associazione di giovani che credono e si impegnano in un progetto editoriale che affina competenze e professionalità, scommettendo su una realizzazione globale delle loro potenzialità. In coerenza con quanto copre il loden di Monti, impegnato a ridurre l'apartheid tra chi è già dentro il mondo del lavoro e chi, giovane, fa fatica ad entrare o a stazionarvi in condizioni precarie.