Fino a qualche mese fa ci voleva un atto di fede - qualcuno asseriva - nel credere nel successo di EXPO 2015. Poi è venuto il miracolo. Tranne qualche sbavatura, inevitabile in un’impresa di tale entità, tutto procede meglio di quanto si sperava. Bene il numero iniziale delle prenotazioni dei visitatori, bene le opere costruite ad hoc, magnifici i padiglioni e i vari edifici, imponente l’albero della vita, più che positivo il bilancio occupazionale fin dalla fase di cantierizzazione. Un trend che continuerà ovviamente durante il periodo dell’Esposizione, ma anche dopo, con 12.7 miliardi di produzione aggiuntiva sul territorio spalmati fino al 2020 e con la nascita di 11mila nuove imprese di cui la metà in Lombardia. Sono previsti 20 milioni di visitatori, cioè il doppio di quelli ospitati a Milano per la EXPO del 1906. Ma al di là dei numeri e cifre, c’è da chiedersi quale sia il vero significato della EXPO e cosa rappresenti l’evento per l’Italia. Anche oltre il ruolo della tecnologia nell’edificazione e gestione dell’EXPO. Polarizzare invece l’attenzione sulla cultura e sui valori significa ripensare il significato dell’evento nei vari settori espositivi. Certo, l’Esposizione universale dedicata al tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita” solleva un’infinità di problemi risolvibili non sempre con l’economia ma sempre con il cuore. Con la cultura e la spiritualità l’EXPO diventa un luogo dell’ascolto, come sottolinea il Cardinale Angelo Scola, un’occasione preziosa per riconoscere la bellezza di appartenere ad un’unica famiglia umana, che per chi crede, è la famiglia di Dio, e per rilanciare l’impegno contro la fame del mondo. Scola - a nome di tutti gli uomini di buona volontà - ribadisce che partire dalla fame del mondo è condizione ineludibile “per promuovere l’uomo contro la cultura dello scarto”. L’impegno della EXPO è sì porre l’uomo al centro, ma bisogna farlo oggi in una società caratterizzata da processi difficilmente controllabili dall’uomo stesso. L’esposizione sarà allora il luogo privilegiato per scandagliare le cause della fame, “cercando quali nessi virtuosi instaurare tra l’affronto di questo tema, le sue premesse e le sue implicazioni economiche, politiche e educative, delimitando in tal modo il peso della tecnocrazia”. Anche se l’impronta della tecnologia a Milano Expo la fa da padrona. E non potrebbe essere così considerata la valenza tecnologica in ogni settore espositivo. Dalla connessione costante con i sistemi digitali, alla mobilità sostenibile e alla smart grid, dai satelliti della Eutelsat a copertura dell’evento, alla technogim o alla palestra del futuro lungo le isole interattive del Decumano. Tutto tecnica ma anche molta cultura. Quale? Oltre a quella insita nella tradizione e innovazione agroalimentare presenti in Italia e nel mondo, la cultura trasuda dal contenuto artistico presente nei vari padiglioni a partire dalle opere di Leonardo Da Vinci, dai dipinti di eminenti pittori e scultori italiani voluti da Vittorio Sgarbi nei vari angoli o “salotti” della EXPO, dai numerosi incontri, tavole rotonde, presentazioni che si inanellano per l’intero periodo espositivo. Il tutto condito da un ricco food nel segno della sostenibilità e della conoscenza dell’eccellenza italiana.