Erano 22. Sono rimaste sei le città italiane titolate a divenire capitale europea della cultura per il 2019. Tra queste Perugia. Le altre competitor sono Siena, Ravenna, Lecce, Matera, Cagliari. Qual è il significato dell’assegnazione dell’ambìto titolo? Lo ricorda Androulla Vassiliou, Commissaria per l’istruzione, la cultura e il multiculturalismo del Parlamento Europeo: “Il solo fatto di essere iscritte nell’elenco ristretto per l’attribuzione del titolo può arrecare alle città interessate importanti benefici a livello culturale, economico e sociale, a condizione che la loro offerta sia inserita in una strategia di sviluppo a lungo termine basata sulla cultura. Le capitali sono l’occasione per i cittadini europei per imparare a conoscersi meglio, condividendo patrimoni storici e valori, in altre parole per provare un sentimento di appartenenza ad un’unica comunità di cittadini europei. Incoraggio tutte le città preselezionate a sfruttare al meglio tale opportunità”. E Perugia da tempo sta organizzandosi per sfruttare al meglio la chance di diventare fulcro europeo di tradizioni storiche, artistiche, filosofiche, letterarie e scientifiche, coniugando il suo glorioso passato ad iniziative di alto valore culturale. Lo sta realizzando mettendo in mostra la sua origine e la sua storia, che parte dagli etruschi (alcuni dicono da pelagi), dagli umbri, dai romani fino al papato e risorgimento, passando attraverso le alterne vicende medievali, dei comuni, del rinascimento, della riforma e controriforma. Dalla storia culturale di Perugia emerge comunque un grande umanesimo che permea ogni suo periodo, ogni sua iniziativa, ogni sua attività le cui vestigia fanno grande questa città. É un caso che Perugia sia stata la terza città in Italia (e una tra le prime in Europa) a fondare una università (1308) dopo Padova e Bologna? É un umanesimo che fa parte della tradizione perugina, delle sue origini, del suo sviluppo e che permea ogni parte della città ove si respira il passato che è sempre presente. È un respiro che si incrocia con le pitture del Perugino e del Pintoricchio, con le opere dei grandi giuristi Bartolo e Baldo, con l’insegnamento medico di grandi professori quale Gentile da Foligno. É insomma un umanesimo che fa parte della tradizione perugina. Da condividere con l’Europa. Secondo la teoria della tradizione, sostenuta dai filosofi Popper e Gadamer, l’atteggiamento razionale di fronte alla tradizione è quello di valorizzarla, di scorgerne le intelaiature di fondo, puntando lo sguardo sul suo sviluppo e sul suo divenire. Con queste caratteristiche il successo è assicurato, poiché si espande e si esporta in Europa e nel mondo la ricchezza culturale di una città, di una regione. Sì, perché un altro punto forte di Perugia e di non correre da sola, ma di presentarsi insieme ai luoghi di S. Francesco d’Assisi e dell’Umbria intera. Allora quando si coniuga la raffinatezza di Perugia, con il fascino eterno di Assisi, si hanno le credenziale per essere in testa al sestetto competitivo. Il verdetto emesso in ottobre, sarà diramato entro il 2015. Incrociamo le dita.