C’è qualcosa di nuovo oggi a Perugia; al Comune è cambiata la maggioranza politica. Nulla di strano in un sistema democratico ove l’alternanza è la regola; è invece eccezionale nel capoluogo umbro ove la sinistra ha governato per circa 70 anni. Al ballottaggio elettorale dell’8 giugno 2014 il centro-destro ha battuto il sindaco uscente Vladimiro Boccali nella persona di Andrea Romizi. Ed è subito storia. É una storia che ci lega localmente al XX giugno e politicamente alla caduta del muro di Berlino. É una data da scrivere sui libri di storia di Perugia. Non interessa sapere se la vittoria di Romizi era prevedibile, né quali siano stati gli ingredienti. A politologi lascio il campito. A me interessa sottolineare che in politica nulla è scontato. Certo, la caratura di Romizi a candidato sindaco ha la sua valenza. E se è vero che la forza attrattiva dei partiti nelle elezioni amministrative in Umbra è stata ridimensionata a favore della personalità dei candidati, Romizi ha sgominato l’avversario perché ha offerto la disponibilità di recuperare la dignità della politica, facendo la propria parte, né demonizzando l’avversario (e ci voleva poco a farlo), né facendo riferimenti alla trita diatriba anti e pro personaggi politici sulla via del tramonto. Ha creduto nella sua città, ha offerto ai cittadini la possibilità di una “smart” Perugia, ha acceso l’orgoglio di tutti a recuperare la “peruginità” storica e culturale di fronte alla discutibile politica municipale. Il neo sindaco aveva di fronte alternative chiare, specifiche, puntuali. O se le giocava a tutto tondo a beneficio dei perugini, o entrava nel novero dei tanti personaggi che nei decenni hanno tentato di contrastare le sinistre. E in questo gioco ha vinto. Hanno certo contribuito la giovane età, il suo costante aplomb, il modo gentile di atteggiarsi, lo stare vicino a tutti a prescindere dalla posizione. Ma saremmo ingenerosi se ponessimo la vittoria di Romizi solo in rapporto a queste componenti. Egli si è riscoperto – come direbbe efficacemente Renzi – il Telemaco dell’Odissea, che non aspetta Ulisse ma gli va incontro, anzi lo precede nel cambiare le cose della sua Itaca. Romizi si è impegnato a cambiare Perugia, o meglio a ridare alla sua città quell’aura di vivibilità e di certezza, gradualmente dissolta negli ultimi anni. É vero, i perugini si aspettano una politica nuova che dia vivibilità alla loro città, certezza alle loro aspettativa. Desiderano un centro storico fruibile in ogni momento del giorno con ripopolamento abitativo e commerciale, auspicano che Perugia esca da “capitale della droga” e punti seriamente a “capitale della cultura”, vorrebbero che gli studenti siano ancora attratti dalle università dopo gli “inverni” di iscrizione degli ultimi anni, gradirebbero che i giovani siano nel cuore del sindaco e che inizi veramente la crescita. I perugini sanno che alcuni punti sono a portata di mano, per altri occorre più tempo. Aspettano, ma si inizi subito. Romizi ha conquistato la loro fiducia e sanno che è ben posta. Attendono risposta.