Bene ha fatto la Regione Umbria a sponsorizzare con oltre 600mila euro la nona serie televisiva Don Matteo ambientata a Spoleto. In cambio uno spot in ogni puntata su siti turistici dell’Umbria. É un salto di qualità che “espone” turisticamente la Regione a testimonial di alto livello. É l’inizio di un percorso nuovo che esprime coraggio e determinazione ribaltando le ristrette logiche istituzionali in iniziative a favore di un segmento importante della nostra economia. Se è vero che il turismo sta vivendo una fase di grande trasformazione a causa di fattori interni ed esterni, è necessario inserirsi nei meandri di tale trasformazione, poiché il turismo è la “migliore” azienda che abbiamo in Umbria anche se spesso ce lo dimentichiamo. È il nostro “petrolio” che dobbiamo sfruttare senza costruire pozzi. É un settore che non possiamo delocalizzare eppure viene trattato peggio di altri. Un’impresa come la Electrolux può trasferire in Polonia la produzione dei suoi prodotti, ma non la cattedrale di Orvieto, l’isola Polvese o le bellezze di Assisi patrimonio dell’Unesco. Eppure i governi e le istituzioni locali hanno investito poco e male e senza una strategia di largo respiro, forse perché non hanno creduto nel valore del turismo, non più fenomeno di èlite, ma movimento di massa. Dobbiamo crederci tutti, attivarci velocemente e coinvolgere tutte le componenti della filiera turistica, ognuna nel proprio ruolo, pubblico e privato, regione e consorzi di operatori. Non dimentichiamo che al marchio Expo di Milano del 2015 sono legati circa 21 milioni di turisti; cerchiamo di averne ricadute consistenti con iniziative intelligenti, nel solco di investimenti congrui che, tra l’altro, hanno rientri molto più rapidi rispetto ad altri settori economici per l’occupazione che creano e per l’ingresso immediato di denaro che veicolano. Certo è interessante vendere posti letto, ma lo è parimenti la promozione del prodotto storico, artistico, culturale, enogastronomico. Meglio ancora se offerti in un unico pacchetto. Anche perché il turista di oggi ha esigenze nuove; non si accontenta del buon albergo o dell’accogliente agriturismo, ma a questi vuole associare la visita a siti culturali, esige partecipare ad eventi storici ed infine gustare prelibatezze della cucina umbra. Dice Andrea Illy, Presidente Fondazione Altagamma, “Il turismo può salvarci; 150 miliardi in cinque-sette anni sono un +1% di Pil di crescita annua con una sola iniziativa, senza contare l’indotto indiretto potenziale”. E se parte di tale crescita cadesse in Umbria? È certo che il turismo può salvare anche la nostra economia. Basta saperlo gestire senza demagogia ma con buon senso. Facendo rete, innanzi tutto. Non più una immagine “atomizzata”, ma unica e all’altezza della migliore tradizione umbra.