Ci sono prospettive per migliorare lo stato delle imprese in Umbria? Fino a quando la nostra Regione continuerà a tenere il primato delle imprese che falliscono? Il trend è veramente allarmante: nell'ultimo anno l'incremento è stato del 27.9% con una salita consistente anche nei numeri: da 136 a 174. "Per una realtà come la nostra – argomenta Umbro Bernardini presidente di Confindustria Umbria – questi numeri rappresentano un'enormità. Bisogna cambiare rotta. A partire dalle infrastrutture occorre ricreare condizioni migliori. Quanto a collegamenti stradali e autostradali infatti la nostra situazione è praticamente uguale a quella di trent'anni fa." Non solo. L'Umbria ha ancora un altro primato: l'energia elettrica che in Italia costa 2259 euro l'anno in più rispetto alla altre nazioni europee, grava con 2654 euro sulle imprese umbre. Non chiediamo perché l'Umbria è ferma al 1980 nel campo delle infrastrutture, né a chi addurre la responsabilità degli elevati costi dell'energia elettrica. Né è nostro intento addentrarci sui motivi per cui le imprese non hanno innovato o rinforzato la loro struttura patrimoniale, né tanto meno tentare di comprendere gli istituti bancari quando chiudono la borsa a tante imprese. E' intenzione invece di immettere iniezioni di fiducia e di ottimismo nel variegato mondo dell'impresa. E ciò essenzialmente perché ognuno di noi ha esperienza di aziende umbre che navigano bene e di altre che hanno iniziato con il piede giusto. Sono esempi che danno coraggio e imprimono speranza per la creazione di imprese come fattore di vitalità e testimonianza di capacità di rinnovare la cultura locale. Sì, perché l'impresa deve essere considerata come vocazione, secondo la felice intuizione di Michael Novak, uno dei maggiori esperti di etica d'impresa. Impresa è abitudine al discernimento, tendenza a scoprire ciò che gli altri non vedono ancora. È anche capacità di concretizzare le intuizioni, cioè di realizzare cose mai viste prima. È capacità di prevedere sia i bisogni degli altri sia le combinazioni di fattori produttivi più adatte a soddisfare tali bisogni. Una delle più felici espressioni di tale orientamento sono le cosiddette "imprese sociali" ove non si fa impresa calcolando il diretto e immediato vantaggio personale, ma si guarda innanzitutto al bene della collettività. Anche in Umbria sta prendendo piede questa tipologia di impresa, che funziona meglio se veicolata dalla cultura imprenditoriale che valorizza le persone che coinvolge e su cui può contare e che insegna a confrontarsi con la realtà del mercato abbandonando schemi superati e pregiudizi ideologici.