29.06.20 , Ambiente , Collaboratore Riflesso
In Umbria la filiera del nocciolo ha imboccato la strada dello sviluppo e della crescita. Nei numeri ma anche nella qualità di risultati e servizi, tra aggregazione, sinergie e valore aggiunto per le imprese agricole. Dai circa 40 ettari iniziali coltivati di tre anni fa, ai 110 del 2019 per arrivare ai 350 ettari attuali (distribuiti in varie aree della regione e in diverse altitudini), oggi questa filiera “concreta, sostenibile e con visione al futuro” si può dire che ha iniziato a mettere solide radici, anche se partita da poco. Con l’obiettivo di arrivare presto a 1.000 ettari.
Dello sviluppo della filiera del nocciolo in Umbria si è parlato venerdì 26 giugno durante un momento tecnico-dimostrativo e di confronto organizzato da Confagricoltura Umbria per discutere in particolare di opportunità per la regione oltre che di tecniche di corilicoltura. Punto di partenza, l’importante cooperazione tra Ferrero Hazelnut Company (Hco) e la cooperativa altotiberina ProAgri, nata due anni fa grazie al ‘Progetto Nocciola Italia’ (con migliaia di ettari di nocciolo di qualità previsti in tutta la nazione) per una riconversione del territorio umbro che favorisca un percorso di filiera integrata creando anche redditività per il comparto agricolo.
Il punto sulla situazione della filiera in Umbria è stato fatto all’interno, e tra i campi, delle aziende Brugnoni Società Agricola (Pieve Pagliaccia) e Società Agricola Fondi Rustici Montelabate Srl (Piccione), con spiegazioni fatte da tecnici e con la partecipazione, tra gli altri, dell’assessore regionale alle politiche agricole e agroalimentari Roberto Morroni, di Fabio Rossi, presidente Confagricoltura Umbria, di Fabio Piretta, project manager Ferrero Hazelnut Company (Hco) e di Domenico Brugnoni, presidente ProAgri.
“La filiera corilicola umbra, un’opportunità in pieno sviluppo” era il titolo del dibattito che si è tenuto nel suggestivo scenario della Società Agricola Fondi Rustici Montelabate con sullo sfondo la celebre Abbazia, luogo ricco di fascino, e dopo i saluti dell’amministratore della società agricola Antonio Rosatelli.
A salutare con favore l’iniziativa è stato l’assessore Morroni il quale ha prima di tutto sottolineato che “per superare le criticità in campo agricolo c’è la necessità di aprire spazi e orizzonti verso le riconversioni per ‘creare valore’ nel contesto delle imprese agricole umbre”. Ed inoltre, “fare impresa oggi nel mondo agricolo significa anche ‘trasformazione’”, altro “tassello importante” per Morroni, con “la filiera del nocciolo che quindi – ha aggiunto – risponde a tutto questo”.
L’assessore ha infine ricordato che l’8 luglio prossimo è stato convocato un tavolo regionale con le varie realtà del mondo agricolo per condividere le scelte delineate dalla Giunta regionale: tra queste c’è anche “l’incentivazione forte” delle filiere, nocciolo compreso, “per far trovare sostegno da parte della Regione alle aziende che investono in questo campo”.
A ringraziare la Regione Umbria perché punta a filiere come il nocciolo che hanno “una enorme possibilità di sviluppo in Umbria” è stato il presidente di Confagricoltura Rossi, il quale ha poi ricordato come l’associazione che guida stia spingendo sui concetti di produzione e trasformazione: “Bisogna spingere gli agricoltori ad andare oltre, verso questa nuova direzione, investire, creare filiere corte”. Per Rossi “c’è da investire ancora molto nella filiera del nocciolo ma in questa fase, intanto, si fa molta assistenza tecnica per valutare la fattibilità dei progetti”. “Tutto questo ha portato intanto ad avere 350 ettari coltivati in pochi anni” ha poi aggiunto.
La multinazionale Ferrero, due anni fa, ha infatti deciso di instaurare in Umbria un rapporto con la cooperativa ProAgri per costituire una filiera sul territorio con l’obiettivo di dare, a chi vuole investire e impiantare un noccioleto, una serie di servizi e supporto tecnico. Partner che quindi stanno lavorando sul territorio per sviluppare un forte progetto di filiera.
Parlando del progetto creato con Ferrero, il presidente di ProAgri Brugnoni ha parlato di “passi fatti in maniera graduale e meditati che hanno però portato a una grande concretezza, basata anche sulle esperienze della cooperativa nate grazie ad un forte legame tra i soci”. “Ed il fatto che abbiamo incontrato una multinazionale che ha ragionato con noi in ogni momento – ha osservato Brugnoni – è stato questo un elemento che ci ha convinto ancora di più della sinergia”. “L’agricoltura – ha concluso – si deve riappropriare di obiettivi di lungo termine e sul nocciolo abbiamo sicuramente rischiato ma con gli ettari impiantati già oggi in Umbria possiamo dire di aver preso la strada giusta”.
Con questo progetto Ferrero ha voluto “stimolare gli imprenditori”, come ha ricordato il project manager Ferrero Hco Piretta, a seguire questa filiera nuova nei territori, compresa quindi l’Umbria. “Abbiamo messo a disposizione – ha commentato – le nostre conoscenze ed esperienze avendo sviluppato negli anni filiere in tante parti del mondo”.
Di agricoltura “intelligente e sostenibile” ha poi parlato ancora il presidente di Confagricoltura Umbria: “Bisogna puntare sempre più sulla sostenibilità – ha spiegato Rossi – e il percorso portato avanti con il progetto Smart Meteo intendiamo ora applicarlo anche al nocciolo”. L’applicativo web di Confagricoltura Umbria per la consultazione dei dati agrometeorologici è diventato ormai, infatti, un supporto indispensabile per le imprese che possono essere informate così sugli aspetti meteo, fenologici e fitosanitari per indirizzare trattamenti e prassi agronomiche. Una App che consente anche un sistema di consulenza fino alla definizione in azienda di una strategia di difesa personalizzata. Il progetto, tra innovazione e cooperazione, si è sviluppato finora su quattro filiere produttive: vite, olivo, cereali a paglia e tabacco.
La giornata dedicata alla filiera del nocciolo è iniziata con una panoramica dei noccioleti della Brugnoni Società Agricola di Pieve Pagliaccia e della Società Agricola Fondi Rustici Montelabate di Piccione, sia fatta direttamente sul campo sia in diretta Zoom attraverso la proiezione di alcuni video realizzati per l’occasione.
I tecnici del nocciolo hanno parlato di impianti, concimazioni, operazioni agronomiche relative alla corilicoltura. Sono stati fatti esempi di quale caratteristiche deve avere un terreno, oltre alle analisi dei dati climatici della zona di coltura, per decidere se impiantare un corileto. Ed inoltre si è parlato di concimazione, operazioni agronomiche, impianti di irrigazione (in Umbria vanno per la maggiore gli impianti sopraelevati a 1-2 metri di altezza con pali) e di gestione, come ad esempio la pulizia da erbe infestanti. Ad incidere sono anche le pendenze e le potenzialità idriche delle zone.
“Il nocciolo – è stato evidenziato – vive in maniera selvatica e si adatta bene alle condizioni del centro Italia ma ulteriori approfondimenti su questi elementi sono utili perché il corileto di un imprenditore agricolo deve essere in grado di produrre nocciole in buona quantità”.
RIFLESSO
Registrazione Tribunale di Perugia n.35 del 09/12/2011
ISSN 2611-044X