Addio al vecchio nome “Festival de la Plaisance” cambia il nome in Yachting Festival de Cannes, più internazionale e più incisivo. La fiera internazionale per le esposizioni di yacht, prima si è svolta a Genova poi seguirà Monaco Yacht Show.
Il mio sguardo si é fermato allo stand Zeeland e incontro Andrea Armas vicepresidente Seals, e si occupa di tutta la parte commerciale dell’azienda, lavora da circa sei mesi ha quaranta anni ed è sardo.
Dove costruite?
“La costruzione è basata tutta in Olanda, noi siamo in grado di poter portare a termine non solo la parte produttiva, ma tutto il processo d’ingegneria e di design, infatti, non abbiamo soltanto il cantiere navale per costruire barche da cinquanta metri, ma abbiamo tutte le attrezzature e le strutture, per costruire anche barche intermedie e piccole, perciò abbiamo un noao che spazia dalla fibra di vetro fino all’alluminio dandoci proprio un posizionamento a tutto tondo nel mercato della nautica. Questo marchio si è sviluppato molto bene nel mercato americano, dove ha già venduto una trentina di barche nella versione più piccola il 44. Abbiamo deciso di sviluppare la nostra serie di Barche dal 44’ con un nuovo 55’ un 68’ e un 164’, portando la tecnologia, il design e l’ engineering olandese in una nicchia ben precisa nel mercato della nautica, dove il limite è solo il cielo nel senso che noi facciamo delle barche molto impegnative dal punto di vista economiche per un cliente, ma il cliente sceglie noi come cantiere per tutta una serie di dettagli che oggi come oggi non si trovano del mercato della nautica”.
Qual è il vostro cliente tipo?
“Io direi una clientela molto particolare, che non vuole compromessi, infatti, cerchiamo di posizionare il nostro prodotto nella parte più alta del mercato. Il fondatore della società è una persona benestante, ha cercato per anni la barca dei suoi sogni senza riuscire a trovarla, così avendo avuto molto successo nel suo business principale: l’industria petrolchimica, ha deciso dieci anni fa di iniziare a costruire barche senza compromessi, tenendo conto di tutti i dettagli che vanno dall’estetica alla tecnica, alla tecnologia, al modo di guidarla, creando un prodotto di altissima qualità.
E’ indispensabile esporre ai saloni nautici?
“È importante per due ragioni principali: uno per creare il brand, ovvero presentarci al pubblico in generale, anche se non sarà nostro cliente, ma far conoscere il nome dell’azienda e di conseguenza creare quell‘aurea di mistero, però dando la possibilità di vedere che l’azienda esiste, e l’altra è anche di trovare nuovi clienti che anno dopo anno vanno alle fiere nautiche per scoprire cosa c’è di nuovo nel mercato, e queste sono due cose fondamentali. La fiera nautica è il modo per rapportarci con i nostri colleghi della nautica, vedere gli altri cantieri cosa hanno prodotto, dove si sono evoluti e di conseguenza creare dei metri di paragone sul proprio prodotto e come farlo evolvere nel corso del ciclo vita di ogni imbarcazione”.
Trasferirsi all’estero ti ha dato la possibilità di aver maggior successo?
“Noi italiani siamo considerati delle rockstar quando andiamo all’estero. Abbiamo una cultura di base invidiabile, che è data: dall’essere italiano dal mangiare italiano, dal vivere in Italia, abbiamo un’educazione di base superiore alla media dei nostri colleghi europei, e abbiamo una facilità di risoluzione di problemi, perche in Italia è tutto difficile, quindi ci troviamo con una marcia in più, ma bisogna un attimo abbassare la testa essere umili e capire che nel resto del mondo funziona tutto per meritocrazia, perciò bisogna lavorare sodo e duro ma sicuramente all’estero ci ritroviamo con una marcia in più”.
Le lingue quanto sono fondamentali?
Le lingue sono fondamentali! Ho avuto la fortuna di viaggiare molto anche da ragazzino mio papà, lavorava all’estero in Africa quindi ho imparato il francese molto giovane, nel periodo scolastico italiano non mi sono dedicato molto alle lingue, anche perche in Italia non te le fanno amare, e mi sono ritrovato a diciannove anni con l’opportunità di andare a studiare in Inghilterra dove mi trovai contro questa enorme barriera linguistica. Avendo capito che imparare le lingue straniere aiuta tantissimo, non solo nel mondo del lavoro, ma anche per le proprie soddisfazioni personali, da quando ho iniziato a oggi, ne ho imparate circa sei.
Sei un uomo di mare, sei contento della tua scelta lavorativa?
Si! Sicuramente sono fortunato, che sin dall’età di sei anni che navigo, iniziando a pescare con mio nonno e mio padre, sono nato in un piccolissimo paesino del sud della Sardegna e pescare era una cosa quotidiana tra la mia gente, e da li ho imparato ad amare il mare. A nove anni ho imparato ad andare in barca a vela, non ho mai avuto il motorino, ma il windsurf e praticamente facevo windsurf tutti i giorni dell’ anno. Ho frequentato le scuole superiori a Cagliari che è una delle città italiane che ti permette di andare in mare tutti i giorni, d’estate e d’inverno. Poi quando ho saputo che esisteva un’università che insegnava a costruire, progettare e poter vivere nel mondo della nautica è stata una scelta naturale, forse l’ingenuità del ragazzo ha fatto si che i sogni del bambino diventassero poi il futuro di un uomo. Io ho avuto la fortuna di andare per vari anni in barca a vela con Andrea Mura e ricorderò sempre quando partì per la coppa America a San Diego 92’ 93’ col Muro di Venezia, il mio desiderio era creare la prossima barca di Coppa America, poi entrando nel mondo della nautica ti rendi conto che ci sono tante, migliaia di strade e di cose belle da fare non soltanto la vela, anche se, è stata la mia prima passione per poi farmi arrivare dove sono.
Che cosa miglioreresti nel mondo della nautica?
È una bella domanda questa, credo che ci siano parecchie cose da migliorare soprattutto l’attitudine che ha alcune nazioni verso la nautica stessa, rendendolo un hobby d’elite mentre non lo è. I paesi più freddi con i mari più burrascosi la nautica, la vela, e la motonautica è qualcosa per tanti e tanti la condividono. Invece in paesi come l’Italia sta diventando un gioco per pochi eletti ed è sbagliato, noi italiani abbiamo reso la nautica come qualcosa per chi non si comporta bene e ciò non va bene. Poi sicuramente la nautica in generale è molto cara e dovrebbe essere più abbordabile soprattutto quella che è la nautica che aiuta i ragazzi a crescere e a formarsi perché io credo che il mare sia un grande maestro di vita e se permettiamo a più famiglie di approcciare alla nautica con livelli di costi economicamente più gestibili sarebbe una grande risorsa per un paese come’ Italia che vanta migliaia di chilometri di coste.