Maison Valentino porta in scena la poetica della perfezione e del romanticismo

28.01.19 , Moda , Giulia Ratti

 

Maison Valentino porta in scena la poetica della perfezione e del romanticismo

L’Haute Couture è considerata fautrice di una moda esclusiva ed elitaria, i suoi abiti sono fatti a mano e con una attenzione peculiare riservata a materiali e tecniche di produzione.

Maison Valentino ha presentato la collezione Haute Couture Spring Summer 2019 a Parigi, all’interno dell’ Hotel Salomon de Rothschild, la maison sotto la direzione creativa di PierPaolo Piccioli ha portato in scena 65 abiti; floreali, voluminosi, fluttuanti e ricchi di dettagli.

I capi rappresentano un inno alla bellezza, la quale emerge per la sua unicità, ottenuta grazie al lavoro di molte persone perfettamente capaci di costruire non solo un abito ma un vero e proprio ideale.

I capi anche se unici si adattano ad una collettività differente, la scelta estetica delle modelle risulta infatti essere cruciale al fine di trasmettere un vero e proprio messaggio.

Le modelle scelte da Piccioli di cui 43 di etnia afroamericana, sono il simbolo del cambiamento che la società sta vivendo, riguardo l’inclusione e l’accettazione di etnie, a ciò si deve la decisione di affidare l’apertura e la chiusura alla modella 19enne originaria del Sud Sudan Adut Akech e alla venere nera Naomi Campbell.

Una minuziosa anticipazione del mood del defilè era stata fornita da Piccioli stesso, che attraverso il suo account Instagram aveva postato una serie di foto raffiguranti gli artigiani, chiedendo loro quale abito preferissero e perchè, ognuno di loro ha fornito le proprie preferenze e motivazioni al grande pubblico.

Il direttore creativo mostra quindi indirettamente come per realizzare il bello, serva la voglia, il desiderio e la passione di crearlo, fattori comuni e motrici di un’ idea che conseguentemente si trasforma in sogno.

La collezione si contraddistingue per le forme ed i colori rifacenti al canone classico, il quale trova la sua massima ispirazione nella natura, che risulta essere il tema centrale della collezione.

I maxi volumi, privi di sottostrutture donano libertà e fierezza ai capi, senza impedire al corpo di espirmersi, si fondono in un look quasi surreale, attraverso shilouette e colori, il corpo sembra espandersi dando un senso di fierezza e potere alle indossatrici.

Il direttore creativo riesce a creare la forma di bellezza più preziosa, colei che non ha bisogno di essere posseduta per essere apprezzata e riconosciuta come tale; si può godere di essa solamente guardandola.

Capace di farci sentire parte di un’ atmosfera unica, perfetta, preziosa; creata dal desiderio che guidato dall’emozione sembra guidarci verso uno spazio atemporale, intimo e personale diverso per ciascuno di noi, in grado di farci identificare gioia e commozione come momenti felici.

Piccioli ci ricorda così che la Couture appartiene ad un mondo forse lontano da quello terrestre; poichè lì vi governano fantasia ed immaginazione le quali pongono le basi grazie a cui ciascuno di noi riesce ad essere spettatore di tale meraviglia.

La sfilata giunge così ad un epilogo esplicativo, secondo cui la sensazione di assoluta completezza anche se fugace può restare radicata in noi per sempre.

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