Greta Boldini: artigianalità opulenta e purezza estetica

Cascate di tulle, macchine da cucito, monti della Valsusa. Un sottofondo musicale quasi idilliaco mi accoglie all’ingresso.

03.01.18 , Moda , Collaboratore Riflesso

 

Greta Boldini: artigianalità opulenta e purezza estetica

Le texture delle pareti somigliano al cemento armato: una di queste è tappezzata di bozzetti, dipinti angelici e campioni di tela.

Siamo nell’immaginario fisico, o meglio, nel laboratorio creativo di Greta Boldini, dove per ultima è stata concepita e parzialmente prodotta la collezione Spring/Summer 2018.

Il brand nato a Roma nel 2011 è frutto dell’unione di due giovani talenti: Alexander Flagella, attuale direttore creativo, e la compagna Michela Musco. Dopo essersi posizionato finalista al concorso Who’s on Next promosso da Vogue nel 2013 il suo fascino non cessa di illuminare le sfilate couture di Alta Roma. “Greta Boldini è la conciliazione di due concetti personali di bellezza” spiega il designer piemontese. Anche il nome è una storia di compromesso: ispirato al fascino gelido di Greta Garbo, misteriosa diva hollywoodiana, e a Giovanni Boldini, pittore interprete della Belle Èpoque elettrizzante. Con lo stesso eclettismo l’intera produzione attraversa l’Italia scivolando da Torino a Roma; sosta nel centro, ed espatria eccezionalmente in India per la cultura del ricamo. Nella costruzione di ogni capo la ricercatezza dei materiali e la cura minuziosa per il dettaglio diventano componenti essenziali.

È evidente che nella visione di Alexander Flagella non ci sia solo la passione per il design contemporaneo, ma un’idea ben precisa di armonia ed eleganza. Il marchio stesso racconta di simbiosi. Nel suo dna convivono l’amore per i classici e il desiderio di sovvertirli, consapevolezza delle proprie radici e aspirazione ad evolversi.

L’ultima collezione presentata al Guido Reni District di Roma a luglio 2017 ne è la conferma più lampante. Tra decadentismo ed opulenza “Sussurri” combina realtà clericale e sportswear rivelando i cenni di una sensualità magnetica. Il rosso cardinale ispirato a “The Young Pope” di Sorrentino si intreccia alle tonalità dei paesaggi bucolici di Franco Fontana, le tonalità della Basilicata ai campi profumati di lavanda della Provenza.

Adagiandosi lungo le sete di Como e bottoni in legno ricoperti in guscio d’uovo si dispiega la proposta di femminilità di Greta Boldini. “È il sogno di purezza di una donna”. Solo tramite un viaggio nel proprio intimo si accorge di poter raggiungere la libertà interiore e, di proiezione, la sincerità estetica. Di fatto dall’austerità della camiceria si passa man mano alla trasparenza dell’organza. Mentre i tessuti perdono peso e i colori si attenuano, l’anima si alleggerisce. Tutto ciò oltrepassa i codici stilistici. Dietro al giovane designer si celano una sensibilità rara e un vero e proprio rapimento per la cultura. Greta Boldini è solo un ulteriore esempio di come la moda, l’arte e il cinema siano un’ottima opportunità per ricreare il proprio universo. Una dimostrazione aggiunta di come le mani siano il migliore strumento d’espressione. L’Italia, da tradizione, rimane la solita culla di suggestione artistica, qualità artigianale e savoir-faire.

Giulia Forte

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