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Federico Grom: innovazione e saperi dietro l’arte di fare un gelato un prodotto artigianale al naturale che continua a conquistare nuovi mercati

Giovedì, 29 Gennaio 2015,
Dopo oltre dieci anni dall’apertura della prima gelateria Grom, continua senza sosta il successo dei due amici e soci, Federico Grom e Guido e Martinetti, che hanno sposato l’idea di produrre un gelato utilizzando esclusivamente prodotti biologici. Questo sogno è stato poi coronato con l’acquisizione di terreni che ha permesso loro di realizzare la gestione diretta dell’agricoltura, nel rispetto dei tempi della natura e dell’ambiente, azzerando così la filiera produttiva. Oggi Grom è un nome associato a un gelato di elevata qualità. Come nasce l’idea di creare un marchio con il suo nome?  “L’intuizione non è stata mia, ma del mio socio e amico Guido Martinetti. Ormai undici anni fa, dopo aver letto un articolo di Carlin Petrini sulla condizione (allora difficile) della gelateria in Italia, mi ha proposto un’idea semplice quanto geniale: perché non facciamo il ‘gelato come una volta’? Con materie prime di qualità, senza coloranti, conservanti o aromi; mantecato fresco ogni mattina. Fu sua anche l’idea di dare alla nostra prima gelateria, un negozietto di 25 metri quadri in Piazza Paleocapa a Torino, il mio nome. Ero un po’ scettico, ma lui è stato molto fermo: ‘Quando fai prodotto food di qualità, ci devi mettere il nome – mi ha detto. E “Grom” era un nome perfetto: breve, facile da ricordare, quasi onomatopeico’”. Tradizione, qualità e ricerca: sembrano questi gli elementi del successo. Come riuscite a coniugarli al meglio stando sempre al passo con i tempi? “Winston Churchill disse: ‘Senza tradizione, l’arte è un gregge di pecore senza pastore. Senza innovazione, è un cadavere’ e trovo che questa massima sia declinabile per ogni attività umana. Il segreto è recuperare le nostre radici e il sapere dei nostri nonni e valorizzarli con l’innovazione”. Che tipo di strategia adottate per conquistare nuovi mercati esteri? “Portare l’autentico gelato italiano nel mondo. È molto semplice, ma richiede grande dedizione. È importante, per noi, che la qualità sia la stessa a Roma come a Los Angeles, a Torino come a Osaka. Per ottenere questo risultato è stato necessario unificare la prima parte del processo produttivo, la miscelazione degli ingredienti, che avviene nel nostro Laboratorio Centrale di Mappano (vicino Torino). Questa soluzione ci permette di mantenere i nostri standard qualitativi invariati ovunque e di poter utilizzare materie prime selezionate, di specifiche varietà e provenienti da tutto il mondo. Il gelato viene poi mantecato fresco ogni mattina nei diversi negozi, per garantirne la freschezza”. Come reputa l’Expo, trattandosi di una  grande opportunità sul settore enogastronomico? Voi sarete presenti? “Crediamo che Expo sia una grande opportunità e che l’enogastronomia sia una delle leve sulle quali spingere per far ripartire la crescita nel nostro Paese. Ci sentiamo in linea con i valori della manifestazione (attenzione all’ambiente, sostenibilità e genuinità del cibo) e per questo parteciperemo con il nostro gelato”. Nel 2012 esce il libro “Grom. Storia di un'amicizia, qualche gelato e molti fiori”  scritto con il suo socio Guido Martinetti. È l’inizio di un nuovo percorso che unisce l’agroalimentare alla cultura?  “L’agroalimentare è cultura. Con il libro volevamo raccontare la nostra avventura, in un momento storico in cui i messaggi di speranza sono pochi e i giovani non sono più spinti a seguire i propri sogni. Però i sogni vanno alimentati con molto studio e chi legge il nostro libro può cogliere la fitta trama di saperi, conoscenze e sentimenti che si nasconde dietro a un “semplice” gelato”. Quali altri progetti avete in cantiere? “A breve apriremo a Dubai, in Indonesia e a Hollywood. Poi arriveranno nei negozi i coni senza glutine della nostra Bakery, alla cui ricetta abbiamo lavorato molto in questi anni. …un sogno tira l’altro”.

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