Canapa nel tessile, food e edilizia

Mercoledì, 26 Novembre 2014,
L’uso alimentare della canapa, famiglia delle “cannabinacee” lo troviamo in antichi manoscritti. “Panis vita, canabis protectio, vinum laetitia”, si legge in una iscrizione latina ad attestare che i benefici della canapa erano conosciuti sin dall’ antichità Le preparazioni a base di questo ingrediente, zuppe o minestre, in genere erano destinate ai malati, convalescenti oppure legate ai periodi quaresimali. Nel tardo medioevo troviamo il suo uso in una  ricetta di Maestro Martino, una zuppa di semi di canapa, mandorle e brodo di piselli (E. Carnevale Schianca, La cucina medievale. Lessico, storia, preparazioni, Olschki, Firenze 2011). Qui in Umbria, nei primi anni del’900, si mangiavano “tortelli con fiori di canapaccia”, “minestra di canapuccia”, “focaccia di canapa”, le cui ricette sono state rielaborate di recente dall’Università dei sapori di Perugia. Nel periodo coloniale con  la canapa si realizzavano vele e cime per le navi, le vele delle caravelle di Cristoforo Colombo erano in canapa, così come di canapa, anzi di carta bambagina ad essa collegata, erano numerose edizioni a stampa, come quella della Divina Commedia, la prima copia nata proprio a Foligno nel 1472, su carta fornita da quei monaci benedettini che gestivano in proprio le famose cartiere di Pale e Belfiore. Coltivata nelle campagne italiane fino agli anni ’60 per ricavarne prevalentemente tessuti di qualità e cordame, dopo un lungo periodo di oblio che coincise con l’avvento delle fibre sintetiche, oggi è tornata prepotentemente di moda per le applicazioni terapeutiche in medicina, per nuovissime realizzazioni in edilizia e per le sue straordinarie proprietà nutrizionali. La fruibilità sotto forma di semi, olio, farina fornisce la base per numerose utilizzazioni. I semi non contengono THC, ma sono ricchi di sostanze importanti ad azione antiossidante, di acidi grassi essenziali polinsaturi omega 6- omega 3 nella proporzione ottimale di 3/1, e  l’ olio di canapa, dotato di effetti antinfiammatori, è considerato quasi un “vaccino naturale” che, se assunto con regolarità, rinforza la risposta del sistema immunitario, nervoso, ormonale. La farina, ottenuta dalla pressatura e poi macinatura a torchio dei semi, è morbida e dal colore bruno ambrato e  leggero gusto di nocciola, caratteristiche che trasmette agli impasti a cui va aggiunta in percentuale tra il 5-10%. E ancora nel seme troviamo la presenza di amminoacidi essenziali, indispensabili per la sintesi proteica; i fitosteroli, sostanze contenute nei vegetali che limitano l’assorbimento di colesterolo nel nostro organismo; fibre che invece contribuisco a regolarizzare le funzioni intestinali; vitamine e sali minerali. Mostra tutte le immaginiCanapa come fibra per splendidi tessuti che oggi sappiamo con certezza scientifica, dotati di importanti proprietà: la resistenza al logorio e alla trazione tre volte maggiore a quella del cotone; la capacità di assorbire l’umidità del corpo disperdendola all’esterno e di schermare i raggi solari e gli UVA e le radiazioni emesse da campi elettrostatici fino al 95%. Ma la canapa viene utilizzata oggi anche nella bioedilizia, la nuova formula di costruzione legata al rispetto dell’ambiente. Secondo questi criteri è stato di recente ampliato il Museo della Canapa di  Sant’Anatolia di Narco, un antico castello nella valle di Narco, nell’area del Coscerno - Aspra, tra gole strozzate e acque di fonti, tra specie animali e vegetali di reale biodiversità, tra campi falciati e distese di canapa, in  mezzo a borghi di pietra. Questo ecomuseo fa parte della rete dell’Umbria dei “Musei che hanno stoffa” caratterizzati da importanti collezioni tessili. Il museo, curato dalla sua dinamica direttrice Glenda Giampaoli, grazie all’uso di telai attivi e con la possibilità di creare tramite il suo laboratorio nuove soluzioni tessili, insegna l’arte della tessitura avvalendosi di percorsi interni ed esterni dove si distingue la pianta della canapa, le diverse fasi della sua coltivazione, lavorazione e tessitura, per un recupero delle conoscenze tradizionali secondo moderne interpretazioni, un percorso rivolto anche alle scuole. “Nel nostro Museo - interviene la direttrice - assimilazione e invenzione, conoscenza e progettazione, memoria e immaginazione sono i momenti base su cui s’intende lavorare e innestare l’esperienza creativa”. Ammodernato negli spazi da poco ampliati e rinnovati utilizzando canapa e calce, con i suoi telai attivi per insegnare i segreti della fibra tessile, è sede del progetto Tun (Tessile Umbro Naturale), che ha permesso di seminare alcuni ettari a canapa da destinarsi alla sperimentazione di estrazione della fibra tessile. I terreni utilizzati erano le famose “canapine” di proprietà del Comune e lungo il fiume Nera. “In questo momento - continua la direttrice  del museo - stiamo sviluppando un filone di studio legato alla cosmetica”.

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