Il sapere di vino...

Mercoledì, 01 Ottobre 2014,
L’uomo, da quando ha iniziato in maniera consapevole ad utilizzare i propri sensi, ha sviluppato una capacità critica che si esplica nel gustare o meglio degustare un calice di vino. Degustare è un tratto della nostra umanità, significa sapere apprezzare un vino, ma soprattutto sapersi emozionare al percepire i suoi profumi e sapori, essendo un prodotto intimamente legato al luogo in cui nasce, al lavoro dell’uomo (in vigna ed in cantina) ed ai tanti momenti della nostra vita, come testimone nel festeggiare vittorie o nel riconfortarci dalle sconfitte.Quindi, cosa vuol dire esattamente “degustare” o, meglio, come valutiamo un calice di vino?La sua valutazione avviene utilizzando principalmente tre dei nostri cinque sensi: la vista, l’olfatto, il gusto. In maniera marginale, viene coinvolto un quarto senso, l’udito che è solleticato piacevolmente dal suono provocato dall’atto di versare il vino in un calice o dal lieve crepitio delle bollicine di anidride carbonica che salite in superficie nella flûte esplodono, quando si sorseggia un grande spumante metodo classico. L’esame “visivo” rappresenta la prima fase della valutazione ed è particolarmente importante per tutte quelle indicazioni che possiamo osservare in relazione allo stato di salute del vino, conservazione, sua evoluzione, struttura e tipologia.Gli aspetti presi in considerazione con attenzione, dopo aver riempito per un terzo un calice ed averlo impugnato dallo stelo o dal piede così da portarlo davanti ai nostri occhi con una inclinazione di 45 gradi su uno sfondo bianco, sono: la limpidezza, il colore, la consistenza e l’effervescenza, propria dei vini spumanti e frizzanti. Nello specifico, esaminare la limpidezza significa aver constatato la pulizia del vino, ossia aver osservato l’assenza di velature, torbidità; più un vino è limpido, più è sano. Mentre osservare il colore significa valutare la sua qualità cromatica, la sua intensità; nei vini bianchi va dal bianco carta, al giallo verdolino, al giallo paglierino, oro, ambra; nei vini rosati dal rosa tenue al chiaretto e al cerasuolo e nei vini rossi va dal rosso porpora, al rosso rubino, granato, sino all’aranciato. Tali colori hanno, poi, vari gradi di concentrazione o saturazione e vivacità della tonalità (debole/pallida, chiara, media, scura, cupa, impenetrabile) in quanto legati al vitigno, alla maturità delle uve ed alle tecniche di vinificazione, ove i riflessi talvolta osservabili come lievi sfumature sui bordi del calice, che riprendono le medesime dizioni, sono testimoni dell’età del vino e della sua evoluzione nel tempo. Esaminare la consistenza, ovvero la viscosità del vino, mentre si ruota lentamente il calice, significa valutare la sua scorrevolezza e densità, rappresentativa della sua struttura  - poi, meglio valutata durante l’esame “gustativo”. E infine, valutare l’effervescenza, propria degli spumanti e dei vini frizzanti (dovuta all’anidride carbonica che si libera nel momento in cui viene versato) significa porre attenzione alla spuma, che dovrà essere abbondante, quasi crepitante; alle bollicine (perlage), che dovranno avere una marcata intensità e persistenza, essere molto numerose e avere una grana possibilmente molto fine e non grossolana. Nei vini fermi (tranquilli), altresì, l’effervescenza se non desiderata come leggero petillant, è sintomo di un difetto del vino, quale rifermentazioni indesiderate in bottiglia facilmente individuabile anche all'esame "olfattivo".

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