• È tempo di pace

    Mercoledì, 23 Marzo 2016,
    É tempo di pace, di anelito di pace, di sostegno alla pace, di costruzione di pace. Ma come si costruisce la pace? I Romani dicevano “si vult pacem para bellum”. E di guerre ne hanno fatte tante per assicurare la pace in gran parte dei territori del tempo. In fin dei conti la guerra è solo lo spostamento di confini di popoli, con conseguenze devastanti per tutti. Anche se la storia ha qualche volta dato ragione ai Romani, noi non intendiamo la pace come assenza di guerra, ma come manifestazione e anelito dello spirito umano e ricerca di tutti quei valori che sostentano la convivenza nel pianeta terra. Parole – sussurra qualcuno –, a fronte dell’attuale “terza guerra mondiale combattuta a pezzi” come definisce Papa Francesco l’insieme dei conflitti mediorientali e nordafricani con i conseguenti esodi biblici che stanno punteggiando la storia dei nostri giorni. É vero, ma noi abbiamo sempre bisogno di profeti (attenzione a quelli falsi) che indicano la strada di una pace sostenibile, e a questi dobbiamo credere. La pace si raggiunge con l’impegno di tutti, non cade dall’alto. É una pace che non deve seguire una guerra (a  differenza della politica dei Romani) ma che deve evitarla. Al limite, come diceva l’esegeta Carlo Carretto: “Anche la guerra difensiva non si può più giustificare, viste le spaventose conseguenze provocate dalla semplice difesa”. So che le parole di Carretto non sono da tutti condivisibili, viste l’attuale scenario geopolitico mondiale. Un motivo in più per attuare tutte le pratiche per evitare la guerra. Esaltando il concetto di pace, ma non solo a parole o con manifestazioni cosiddette pacifiste, ma con la cultura della pace, inculcandola fin dall’età scolare in ogni cittadino. Va in questa direzione l’ambiziosa iniziativa nazionale “Pace, fraternità e dialogo. Sui passi di Francesco” volta a diffondere l’educazione alla pace nelle scuole, con la partecipazione del Miur, gli Enti locali per la pace, la rete Nazionale per la pace, la rivista “San Francesco Patrono d’Italia”, la tavola della pace, le istituzioni e le testate giornalistiche che hanno a cuore la pace. La pace quindi entra nella scuola da protagonista, per lasciare un segno indelebile: quello culturale. Con un programma che prevede un laboratorio di progetti in cui gli studenti siano i protagonisti, presentati al Meeting nazionale delle scuole di pace che quest’anno si tiene ad Assisi nel mese di aprile. Con un programma che risponda alle esigenze espresse dai giovani, con tematiche modulate dai giovani (comprese informazioni sulle guerra e discussioni sull’antico assioma dei Romani). Perché ad Assisi? Perché la “città del Poverello” esprime una pace diversa, cercata (anche se ancora non realizzata) dai potenti del mondo a cominciare da Papa Giovanni Paolo II. Certo, la pace di Assisi non è legata ad equilibri politico-partitici, né alla deterrenza delle armi, né all’esercizio delle fredda diplomazia, ma solo all’impegno costante per l’uomo. In questo contesto i giovani ad Assisi saranno i protagonisti.
    Mario Timio

    Direttore Responsabile
    Arte, Lifestyle, Eventi.

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