Beppe Convertini, l’attore e personaggio televisivo tenace forte e sportivo

Venerdì, 04 Marzo 2016,
 
Beppe Convertini è nato e cresciuto a Martina Franca, in provincia di Taranto, era molto studioso, il primo della classe, ma appena aveva qualche soldo andava al cinema a vedere i suoi beniamini e sognava ad occhi aperti di poter vivre un giorno anche lui queste emozioni. Inizia la sua carriera come modello e testimonial per i più grandi stilisti di moda, successivamente esordisce come conduttore televisivo, autore, speaker radiofonico e attore. Fare il conduttore e l'attore sono sempre state le sue passioni, ma sa perfettamente che ci vuole impegno e così decide di trasferirsi a Milano e poi a Roma. Si paragona a un ulivo si definisce forte, tenace e resistente a tutte le intemperie della vita, si piega ma non si spezza mai. Sin da piccolo guardavi con ammirazione i divi del cinema, bisogna perseverare e rincorrere i propri sogni per ottenerli? "Serve tanta costanza, determinazione e soprattutto non arrendersi di fronte alle tante porte sbattute in faccia.. ai molteplici no, ma costruire su di essi le basi più solide per potersi approcciare in maniera più consona e costruttiva al lavoro. Tanto studio e abnegazione per raggiungere i propri obiettivi. Cercare di avere dei sogni non troppo lontani dalla propria natura e realtà quindi conoscersi in profondità è un'arma vincente". Credi che possano bastare dei corsi di recitazione per fare l'attore oppure ci vuole anche una predisposizione naturale? "Lo studio è un elemento molto importante per questo lavoro ma il talento è l'arma fondamentale e naturalmente serve un pizzico di fortuna come in tutte le cose della vita". Quando hai capito che la tua passione per il cinema poteva trasformarsi in un vero e proprio lavoro? "Dopo i primi provini con esito positivo, ho capito stando sul set che non potevo far a meno di queste emozioni uniche per la mia vita. Adrenalina pura che ti pervade anima, mente e corpo". Più impegno o più soddisfazioni? "Tanto più è impegnativa una cosa tanto più grande è la soddisfazione. Alla base di qualsiasi successo piccolo o grande che sia in qualsiasi mestiere vi sono tanti sacrifici e un duro lavoro". Con chi ti sei trovato in sintonia professionalmente? "Nino Manfredi nel film "Una Milanese a Roma" dove interpreto un killer, Giancarlo Giannini nel film "I giorni perduti" dove interpreto un ricco borghese e Michele Placido "Io che amo solo te" dove interpreto Antonino detto l'innominato. Sono stati dei grandi maestri nel lavoro e nella vita da cui trarre molti insegnamenti, da loro si ruba il mestiere con gli occhi". Come si gestisce la vita privata e quella pubblica, visto che quando si esce per strada si viene assaliti dai fans, è qualcosa che si mette in conto oppure si ha voglia di un po' di tranquillità fuori da un set? "Io vivo normalmente come chiunque faccia un qualsiasi mestiere. Sono ben felice se qualcuno mi ferma per strada per chiedermi qualche curiosità o magari mi raccontano se è piaciuto un film, un programma alla tv o in radio o uno spettacolo teatrale che mi hanno visto protagonista. Il pubblico mi da' una grande energia e calore umano, una grande opportunità di confronto e crescita. Ogni giorno sui social come facebook, twitter ed instagram riesco ad avere un rapporto diretto e immediato con tanta gente". Stai lavorando su qualche progetto importante in questo periodo? "Dopo aver concluso la commedia musicale "Lui che ama mio marito un disperato bisogno d'amore" nei panni di padre Simone al teatro Ambra a Roma tornerò a calcare il palcoscenico teatrale con "Uno, nessuno, centomila" di Luigi Pirandello a partire dalla mia meravigliosa terra, la Puglia, poi Brindisi e poi al teatro Il Ducale a Lecce. Al cinema, dopo il grande successo di "Io che amo solo te" regia di Marco Ponti tratto dall'omonimo romanzo di Luca Bianchini prodotto dalla IIF della famiglia Lucisano, ritorno nelle sale a marzo nella pellicola "Mi rifaccio il trullo" nelle vesti di un ladro". Molti attori si trasformano poi in regista, pensi anche tu un domani di passare dietro le telecamere? "Ho già curato la regia di due miei spettacoli teatrali "Ars amandi" e "A l'amour", mi sono divertito molto ed è stato davvero stimolante". Un consiglio per un giovane che vuole fare carriera cinematografica? "Capire bene se è solo per un fattore di moda o se si è mossi da una vera esigenza creativa per prima cosa, e poi informarsi su una buona scuola, trovare un agenzia seria e fare un book fotografico con un professionista del settore. Oggi sarebbe giusto intraprendere il mestiere dell'artista solo se ti arde il fuoco sacro dentro visto le mille difficoltà e la scarsità di lavoro". In amore sei passionale? "Si, per me l'amore è il motore della vita, non ci si può concedere per metà, la passionalità la vedo totalitaria e ritengo la fedeltà la cosa più bella". Da piccolo eri troppo magro, e anche intimidito, allora è proprio vero che lo sport fa miracoli? "Non è un caso che si dica "Mens sana in corpore sano" citando il poeta latino Giovenale. Lo sport è un elemento fondamentale per me, praticarlo mi fa sentire vivo, attivo, felice. Mi ha aiutato a superare la mia magrezza che consideravo un limite invalicabile da ragazzo, un mio complesso che lo sport ha cancellato". Che tipo di sport pratichi? "Pallavolo in estate è lo sport che preferisco in spiaggia, poi tennis, nuoto e palestra e quando posso vado a cavallo". Sei molto attento alle missioni umanitarie qual è la motivazione ad andare in questi paesi? "Sono stato ad Haiti, nei campi profughi Siriani e nelle favelas Brasiliane. Esperienze molto forti che danno un senso alla propria vita. Nell'ultima missione umanitaria in Siria il mio tempo l'ho dedicato ad aiutare gli uomini e gli straordinari volontari e cooperanti a caricare e scaricare aiuti e a costruire dei rifugi che li possa riparare dal gelo e dalle intemperie dell'inverno perché nelle tende ovviamente senza acqua, luce e riscaldamento è durissima sopravvivere. Il mio tempo l'ho dedicato sopratutto ai bambini giocando a girotondo, nascondino e studiando insieme la matematica e l'inglese. I gesti dicevano più di mille parole, alcune volte è bastato davvero uno sguardo o una carezza per sentirsi parte di loro. Ero emozionato quando facevano a gara per stringermi la mano o per darmi un bacio, in quel momento pensi di aver perso del tempo nella tua vita dietro alla futile quotidianità. Mi hanno accolto come se fossi una persona speciale solo perché ho dedicato loro il mio tempo, sentire il loro affetto e vederli gioire e divertirsi mi ha riempito il cuore. Nulla più mi spaventava a quel punto, né le bombe né i kamikaze perché mi sono sentito vivo come poche volte nella vita. Porterò nel mio cuore i loro sguardi e i loro sorrisi e ogni giorno che passerà avrò sempre un pensiero per i miei cuccioli siriani".

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