Il mobile in stile fra tradizione e innovazione In evidenza

Mercoledì, 21 Maggio 2014,
Conosciuto e apprezzato in Italia e nel mondo per la funzionale raffinatezza del suo stile, il mobile prodotto in Umbria nasce da materiali abilmente invecchiati, frutto di una manifattura di qualità erede dei segreti delle antiche botteghe. Ogni mobile in stile umbro è unico, usufruendo del valore aggiunto che solo il lavoro dell’uomo è in grado di conferire. L’eccellenza di questa produzione trova riconoscimento e tutela nella Legge Regionale del 28 Aprile 2009, n. 10 che recita: “Istituzione del marchio per la tutela del mobile in stile prodotto in Umbria e riconoscimento delle aree di eccellenza produttiva”. Le nominate aree sono così identificate: Città di Castello, San Giustino, Umbertide, Gubbio, Gualdo Tadino, Todi. Conseguentemente il mobile in stile prodotto in Umbria tutela attraverso il marchio di qualità “Umbria Artigianato” fattura e materiali, sia nel recupero di prototipi esistenti, sia nei manufatti di nuova realizzazione. Gli arredi che si avvalgono del marchio sono lavorati con materia prima di provenienza locale. La loro esecuzione è disciplinata da precisi standard stilistici e tecnici di lavorazione. L’uso della certificazione è consentito soltanto se il manufatto risulta eseguito per l’ottanta per cento all’interno della bottega, ricorrendo per le parti in ferro battuto ai laboratori delle aree umbre di eccellenza. L’incollaggio, lucidatura e laccatura sono operazioni eseguite a mano con basi e solventi di origine naturale. Qualche dato storico: il mobile in stile umbro, propriamente detto, ha  la sua origine tra la  fine  dell‘800 e l’inizio del ‘900. Il prodotto è realizzato con materiali nuovi ma ad imitazione ed eclettica reinterpretazione delle forme e degli stili del passato, con una particolare predilezione per gli arredi del Rinascimento; una tipologia che, pur con modalità e caratteristiche diverse, ebbe ampia fortuna nei vari centri della regione con distretti produttivi talvolta molto vasti e con centinaia di imprese, in parte tuttora attive. Non ci sono riferimenti letterari significativi riguardanti la produzione di mobili nei secoli precedenti, a causa anche della distinzione operata negli ambienti accademici del ‘500 fra “arti maggiori” (architettura, pittura, scultura marmorea ecc.) e quelle “minori”, come l’arredo ligneo, non meritevoli, queste ultime, di menzione data la loro funzione meramente “utilitaristica”. Il mobile in stile Umbro ha conosciuto un periodo di crescita intorno alla metà del secolo scorso, grazie anche alla formazione di validi artigiani presso l’Istituto Bufalini a Città di Castello. Purtroppo le generazioni successive hanno seguito strade diverse e il boom ha dovuto subire un ridimensionamento alla fine del XX secolo. La crisi di questi ultimi anni ha avuto effetti molto pesanti nel settore, con un calo secco del 40% della mano d’opera. Le aziende a conduzione familiare sono quelle che resistono con maggiore difficoltà mentre le banche tengono i cordoni della borsa ben chiusi. Secondo alcuni esponenti del consorzio SMAI di Città di Castello, che raggruppa decine di aziende, si potrà uscire dal tunnel attraverso costosi processi di internazionalizzazione (interessanti i mercati dell’Est Europa), di innovazione e aggregazione. Attualmente il settore è in chiara sofferenza e per rivitalizzarlo occorrono congrui finanziamenti che allo stato attuale, purtroppo, appartengono al libro dei sogni.