Emilio Greco, umanità scolpita

Mercoledì, 13 Luglio 2016,
Arte,
Greco è stato senza dubbio uno dei maggiori scultori italiani del secondo ‘900, come ha sancito anche il Gran premio per la scultura alla Biennale veneziana del 1956. La sua fama è internazionale e le sue opere sono conservate nei più prestigiosi musei del mondo, dalla New Tate Gallery di Londra all’Ermitage di San Pietroburgo, dal Museo Puskin di Mosca all’Open-Air Museum di Hakone, dai Musei Vaticani alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Emilio Greco nacque a Catania l'11 ottobre 1913 ("Sono nato a Catania in una casa posta sotto il livello stradale, eravamo in otto tra i genitori, i figli e una vecchia sorella di mio padre"). Iniziò da bambino a dimostrare un vivo interesse per l'arte, scoraggiato da un padre che lo voleva avviare a una professione più redditizia. Finalmente a tredici anni l’apprendistato presso uno scultore che realizzava monumenti funerari lo portò in contatto con la scultura, iniziò così un amore che non ebbe mai fine. I suoi soggetti prediletti sono i corpi femminili, sin da adolescente li vede come “la scoperta stessa della vita e delle sue improbabili promesse”. Ma pur inscenando i moti più tormentati dell’essere interiore li ferma in un istante di pacata armonia: la torsione del busto non trasuda sforzo umano, diventa al contrario manifestazione naturale, come il fusto di un albero che si contorce verso l’alto, ricercando la luce. La plasticità delle sue statue è un atletismo effimero, fine a se stesso, che non rende certo l’ideale apollineo del bello classico, né l’urlo istintuale dionisiaco, bensì aspira a ritornare alla semplicità dell’archetipo. Palazzo Soliano, ad Orvieto, in piazza Duomo, sul lato destro della magnifica Cattedrale, ospita a piano terra il Museo Emilio Greco che costituisce la parte predominante del Modo – Museo dell’Opera del Duomo. La prossimità tra la Cattedrale ed il Museo, sembra voler sancire il forte legame della città di Orvieto, e più specificatamente della Cattedrale, con il genio indiscusso di Emilio Greco, che nel 1962 fu chiamato a sostituire le porte lignee con le attuali in bronzo. Lo scultore ricopriva all'epoca la cattedra di Scultura all'Accademia di Belle Arti di Napoli ed era uno scultore già affermato, noto per opere di fama come il Monumento a Pinocchio di Collodi e per varie mostre allestite in Italia e all'estero e, proprio negli anni di attività per la cattedrale orvietana, arrivò per lui l'incarico di realizzare il Monumento a papa Giovanni XXIII destinato alla basilica vaticana.Emilio Greco consegnò le monumentali ante bronzee nel 1964: erano state fuse presso la "Fonderia d'arte Cav. Renzo Michelucci" di Pistoia, mentre alla realizzazione delle armature d'acciaio per l'incardinamento provvide la stimata ditta orvietana di Fernando Tenerelli. Passarono tuttavia ben sei anni perché l'opera potesse trovare la collocazione stabilita, in quanto si era nel frattempo scatenata, a livello nazionale, una violenta diatriba sull'opportunità o meno della sostituzione delle porte del Duomo. La polemica esulava, in realtà, dal giudizio estetico sull'opera realizzata da Emilio Greco, e si basava piuttosto sulla conservazione e sul rispetto del ciclo storico del monumento. Così soltanto nell’agosto del 1970 le porte bronzee di Emilio Greco furono finalmente incardinate nei fornici originari. Delle tre porte, le due laterali sono dedicate alla figura angelica, quella centrale, alta più di sette metri, al soggetto, a lungo studiato dall'artista, delle Opere di Misericordia. Anche qui torna l’idillio elegiaco della figura femminile, scandito in un ritmo armoniosamente concertato, in cui i corpi si intrecciano e si richiamano l’uno con l’altro. Forse proprio in virtù della lunga e sofferta vicenda, tra Emilio Greco e la città di Orvieto si stabilì un profondo legame, e fu per questo che l'artista volle donare alla città la maggiore collezione delle sue opere, perché venissero esposte, all'interno di Palazzo Soliano, accanto a quella cattedrale per la quale aveva appassionatamente lavorato.