Fondazione Franco Albini: un luogo ideale per fare conoscere il metodo progettuale del maestro In evidenza

Venerdì, 09 Ottobre 2015,
La Fondazione Franco Albini è un’istituzione no-profit, sorta a Milano a trent’anni dalla sua morte (Milano 1977), situata nel cuore della città, proprio dove l’architetto ha lavorato per tutta la sua carriera, quasi cinquant’anni. La Fondazione ricopre il ruolo di polo intellettuale, in cui dibattito e dialogo sono basi per la diffusione della cultura del progetto negli spazi dell’architettura e del disegno industriale. Pubblicazioni, mostre, convegni, seminari, ricerche sono alcune delle attività che si svolgono al suo interno per far conoscere al pubblico la figura, l’opera, il metodo progettuale e creativo di questo Maestro insuperabile. “Dal cucchiaio alla città” è lo slogan di Ernesto Rogers che ben si adatta all’approccio peculiare di Franco Albini di occuparsi della progettazione di un cucchiaio, di una lampada, di una libreria e nello stesso tempo di edifici senza alcuna difficoltà. Nasce a Robbiate nel 1905 e si laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 1929.  Architettura, urbanistica, allestimento e disegno industriale lo attraggono costantemente, progettista coerente, razionalista molto vicino al pensiero dei maggiori Maestri del Movimento Moderno. I criteri più importanti del suo lavoro sono certamente la continua ricerca, l’utilizzo di nuove tecnologie, l’attenta cura ai dettagli e lo stretto rapporto con il contesto socio-culturale circostante. Progetta le cose e tiene conto dello spazio più grande: una sedia in una stanza, una stanza in una casa, una casa nell’ambiente, l’ambiente nel progetto di una città così come sostiene Eliel Saarinen. Questo ha permesso alla collettività di trovare la propria naturale dimensione sia nell’abitare le sue architetture che nell’usare i suoi prodotti. Lui stesso afferma che: «Alla base dell’Architettura c’è sempre un problema morale: alla base del nostro mestiere non ci sono che doveri. Dalla presa di coscienza dei problemi, e soltanto da qui, l’architetto potrà trarre le forme che aderiranno ai modi di vita della sua società. Dalla presa di coscienza dei problemi egli trarrà l’invenzione di nuove forme, che genereranno nuovi modi di vita». Nel dopoguerra si interessa di ricostruzione, arricchisce le proprie competenze creando un binomio con Franca Helg (1920-1989), anche lei architetto. Padre del design italiano del 900’, tre Compassi d’Oro con la Sedia Luisa (1955), con la Rinascente di Roma (1958), e la stazione della Metropolitana di Milano in collaborazione con Franca Helg (1964).  L’eredità che ci lascia Franco Albini sta proprio nel suo assunto: “È più dalle nostre opere che diffondiamo delle idee che non attraverso noi stessi”.