"Un pittore di gran maestria. Il Grechetto torna a Mantova" è la nuova mostra-dossier di Palazzo Ducale dal 22 aprile fino al 23 luglio, dedicata alla grande acquisizione dalla Direzione Generale Musei (Ministero della Cultura) per le collezioni del museo gonzaghesco.
Si tratta di una tela di ampie dimensioni (217.5 x 304.5 cm), capolavoro di Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto, maestro del Barocco italiano che lavorò per i Gonzaga-Nevers dal 1658.
L’opera si intitola Allegoria della casata Gonzaga-Nevers e testimonia una fase in cui il ramo cadetto subentrato ai Gonzaga nel governo della città, tentò di ridare fasto alle sale di Palazzo Ducale.
L’evento espositivo sarà l’occasione per far luce su un periodo storicamente poco felice della storia cittadina che tuttavia, a ben guardare, presenta una certa vivacità. Dopo la cessione delle collezioni d’arte a opera di Vincenzo II Gonzaga tramite il mercante d’arte fiammingo Daniel Nijs al Re d’Inghilterra, le ulteriori vendite siglate da Carlo I Gonzaga-Nevers e il tragico sacco di Mantova nel 1630, le sorti del ducato gonzaghesco versavano in condizioni assai difficili. Durante la reggenza di Carlo II Gonzaga-Nevers fu attuato un tentativo di restituire almeno in parte lo splendore della casata utilizzando l’arte.
Furono chiamati diversi artisti a corte e il più importante tra questi fu proprio il Grechetto che, su committenza della moglie di Carlo II Isabella Clara d’Austria, realizzò lo straordinario dipinto oggetto di questa mostra-dossier. L’opera rimase a Mantova fino a che Ferdinando Carlo Gonzaga-Nevers, l’ultimo duca della casata e il figlio di Carlo II e Isabella Clara, fu dichiarato “fellone” e dovette riparare a Venezia e Padova.
Da lì si disperse il patrimonio ricostituito dai signori della Mantova barocca e infatti nel 1711 la grande tela fu ammirata dall’ambasciatore inglese a Venezia, il quale ne suggerì l’acquisto.
Il dipinto giunse effettivamente in Inghilterra e lì rimase, nella collezione Methuen, fino al 1920, quando rientrò in Italia. Tornò nel nostro Paese, ma lo Stato allora non riuscì ad acquistarlo e quindi rimase in collezione privata fino a pochissimi mesi fa, quando Palazzo Ducale è riuscito ad assicurarsi l’opera, grazie alla Direzione Generale Musei del Ministero della Cultura.
La tela, che presenta una complessa e fastosa veste allegorica, che riconduce la celebrazione della casata Gonzaghesca nella presentazione delle età dell’uomo, è un’opera che come poche altre può illustrare la magnificenza del barocco e l’arte di un artista, il Grechetto, che nel Seicento lavorò nella natia Genova, a Roma, Venezia e in numerose altre città, fino a trasferirsi a Mantova tra il 1661 e il 1664, data della sua scomparsa; un memoriale in stucco nel duomo cittadino ne ricorda la sepoltura.
A corredo del percorso espositivo saranno presentati alcuni ritratti gonzagheschi: quelli di Isabella Clara d’Austria, committente dell’opera, di suo marito Carlo II e del figlio Ferdinando Carlo, che sarà l’ultimo duca della casata a governare su Mantova. Queste opere sono in prestito dalla Fondazione di Palazzo D’Arco e da un’importante collezione storica.
A curare l’illuminazione delle opere il light designer Francesco Murano, tra i più noti progettisti di luci per le esposizioni d’arte in Italia.
Al termine dell’esposizione la grande tela verrà spostata nell’Appartamento di Vincenzo I in Corte Vecchia, sempre all’interno del percorso di visita di Palazzo Ducale, per essere inserita in un nuovo allestimento dedicato alle collezioni seicentesche.