“Raffaello. Nato architetto”

31.03.23 , Eventi , Elisa Giglio

 

“Raffaello. Nato architetto”

Dal 7 aprile al 9 luglio il Palladio Museum a Vicenza propone, nel decennale della sua fondazione, la mostra “Raffaello. Nato architetto”, curata da Guido Beltramini, Howard Burns e Arnold Nesselrath, promossa dal CISA - Centro internazionale di studi di architettura “Andrea Palladio” nell’ambito delle iniziative del Comitato Nazionale “Raffaello 1520-2020” presieduto da Michela Di Macco.

Tutti conoscono il Raffaello pittore, ma non tutti sanno che è stato un grandissimo architetto, uno dei più influenti di tutto il Rinascimento. È Raffaello a definire lo status teorico e pratico del disegno architettonico, con cui si sono progettati gli edifici per i cinque secoli successivi, fino all’attuale rivoluzione del disegno al computer. È Raffaello a trasformare il modo di studiare l’architettura romana antica, facendone il punto di partenza nell’elaborazione di forme e decorazioni della nuova architettura rinascimentale: da un lato pone le basi dell’“invenzione” degli ordini architettonici dorico, ionico, corinzio e composito, dall’altro fa rinascere “la pelle” degli edifici antichi, intrecciando decorazione e architettura e usando campiture colorate, marmi preziosi, statue, stucchi. È Raffaello il primo a costruire palazzetti per gli alti funzionari della ristretta cerchia del papa Leone X, che sono veri e propri “ritratti in muratura”, in grado di esprimere sulla scena urbana le passioni e le ambizioni dei suoi clienti. Al tempo stesso è Raffaello a far rinascere la tradizione romana antica della vita in campagna, costruendo la prima villa pienamente rinascimentale, villa Madama, sulle pendici di Monte Mario a Roma. Un architetto come Palladio ha profondi, e malvolentieri riconosciuti, debiti con Raffaello: nel modo di disegnare, nel modo sistematico di indagare l’antico, nel concepire ville e palazzi “personalizzati”, e anche in elementi del linguaggio come la grande finestra termale di villa Malcontenta, copia letterale di quella di villa Madama.

La mostra percorre venticinque anni della vita di Raffaello decisa a dimostrare una tesi radicale: che Raffaello non nasce pittore e poi diviene architetto, quando gli viene affidato il cantiere dell’enorme basilica di San Pietro, dopo la morte di Bramante nel 1514. Non solo le sue prime opere edilizie, per il banchiere senese Agostino Chigi, risalgono a tre anni prima, ma Raffaello architetto lo è sin dall’inizio della propria attività di artista. Lo provano indizi concreti nei suoi disegni e dipinti a partire dal 1501, e nelle sue opere figurative vive da subito una nuova e innovativa idea di spazio, alimentata dallo studio e dall’imitazione dell’architettura della Roma antica, che porta l’osservatore all’interno degli edifici dipinti, con vedute che oggi definiremmo “cinematografiche” e “immersive”.

In mostra disegni originali, fra cui preziosissimi autografi di Raffaello, provenienti dal Royal Institute of British Architects di Londra e dagli Uffizi, taccuini e manoscritti dalla Biblioteca Centrale di Firenze, sculture antiche e libri rinascimentali, presentano non solo le architetture costruite da Raffaello ma anche quelle – non meno affascinanti – rimaste sulla carta o andate distrutte, come palazzo Branconio dell’Aquila. Due riproduzioni ad altissima fedeltà degli enormi, intrasportabili cartoni per gli arazzi della Cappella Sistina, come il “Sacrificio di Listra” e la “Predica di San Paolo ad Atene”, portano in mostra l’intreccio inscindibile del Raffaello pittore e architetto, realizzati dalla celebre Factum Arte di Madrid, il leader internazionale di queste produzioni in bilico fra tecnologia e arte.

Ad accompagnare la mostra, un catalogo scientifico che raccoglie gli esiti delle nuove ricerche sulle architetture costruite e dipinte di Raffaello. In particolare il volume, che riunisce i contributi dei curatori e di tutti gli specialisti che hanno partecipato al gruppo di lavoro, vede per la prima volta pubblicate le ricostruzioni dei progetti perduti di Raffaello.

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