“Igloos” a Milano

26.10.18 , Eventi , Elisa Giglio

 

“Igloos” a Milano

Per vedere un igloo non c’è bisogno di andare negli stati dell’Artico. Alla Pirelli HangarBicocca di Milano arriva una mostra dal 25 ottobre al 24 febbraio 2019 dedicata proprio alle abitazioni degli Inuit così straordinarie per noi europei. Si tratta di “Igloos”, progetto di Mario Merz, tra gli artisti più rilevanti del secondo dopoguerra, nato a Milano ma ben presto trasferitosi a Torino, dove oggi opera la fondazione che porta il suo nome. Vicino ai movimenti antifascisti durante la Seconda Guerra Mondiale, Merz abbandona l’università per dedicarsi alla pittura, sua grande passione.

L’artista partecipa, invitato da Germano Celant, alle prime collettive dell’Arte Povera a fianco di Michelangelo Pistoletto, Giuseppe Penone, Luciano Fabro e Giulio Paolini. In questi anni nascono i grandi igloo che, maestosi, sovrastano lo spettatore ripetendosi con una molteplicità di materiali che spaziano dalla cera, al vetro, al neon. Altra grande parola d’ordine è la sequenza di Fibonacci che adotta nelle sue installazioni; ogni numero è il risultato della somma dei due precedenti, secondo un principio di crescita costante.

È a partire da questi presupposti che la mostra milanese prende forma, curata da Vicente Todolí, direttore artistico di Pirelli HangarBicocca, in collaborazione con Fondazione Merz. Il progetto espositivo conta trenta costruzioni provenienti da alcune delle istituzioni più importanti del mondo: il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid, la Tate Modern di Londra, l’Hamburger Bahnhof di Berlino e il Van Abbemuseum di Eindhoven.

Idealmente la mostra inizia con l’igloo più maestoso mai realizzato da Merz La Goccia d’Acqua (1987), che ha presentato per la prima volta al CAPC, Museo d’Arte Contemporanea di Bordeaux. Poi si segue invece un percorso cronologico che va dalle prime opere ideate negli anni ’60 come Igloo di Giap (1968) e Acqua scivola (1969), per poi arrivare alle evoluzioni più complesse degli anni ’80 con Igloo del Palacio de las Alhajas (1982) e Chiaro Oscuro (1983). Infine, è allestito uno degli ultimi esemplari, Senza titolo (1999), progettato negli anni ’90 in occasione di una mostra curata proprio dallo stesso Todolí. L’esposizione è anche corredata da un catalogo con interventi di Germano Celant, Lisa Le Feuvre e Pietro Rigolo, e dettagliate schede di ogni lavoro presentato.

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