“Bronzo e Oro. Roma, Papa Innocenzo III: racconto immersivo di un capolavoro”

18.05.23 , Eventi , Collaboratore Riflesso

 

“Bronzo e Oro. Roma, Papa Innocenzo III: racconto immersivo di un capolavoro”

Giovedì 1° giugno il VIVE - Vittoriano e Palazzo Venezia a Roma, diretto da Edith Gabrielli, apre al pubblico con “Bronzo e Oro. Roma, Papa Innocenzo III: racconto immersivo di un capolavoro”. La mostra è visitabile fino a domenica 1° ottobre.

“Bronzo e Oro. Roma, Papa Innocenzo III: racconto immersivo di un capolavoro” è centrata sulla Lunetta della Nicchia dei Palli, uno straordinario manufatto di oreficeria medievale in bronzo dorato e, insieme, anche la più importante opera d’arte superstite connessa alla figura di papa Innocenzo III (1198-1216). La lunetta, realizzata da maestranze di Limoges che al tempo risiedevano a Roma, era in origine destinata con ogni probabilità alla basilica costantiniana di San Pietro in Vaticano: sopravvissuta alla demolizione della basilica primitiva, l’opera è giunta a Palazzo Venezia, dove si trova ancora oggi.

La lunetta è il fulcro intorno a cui “Bronzo e Oro” intende ricostruire e narrare, la figura di Innocenzo III, un papa capace di condizione l’intero Medioevo, come dimostra fra l’altro il rapporto con San Francesco, e anche far meglio comprendere l’assetto dell’antica basilica di San Pietro, nell’occasione restituita attraverso la realtà immersiva. La mostra è a cura di Alessandro Tomei, già professore ordinario di Storia dell’arte medievale all’Università di Chieti ed eminente studioso della pittura centro italiana del Duecento e Trecento, della miniatura e delle arti suntuarie. Il coordinamento della mostra e il catalogo sono a cura di Skira.

“Bronzo e Oro” è il primo di una serie di progetti espositivi voluti e ideati dalla direttrice del VIVE Edith Gabrielli, per valorizzare e far conoscere a un più vasto pubblico i capolavori del patrimonio di Palazzo Venezia e del Vittoriano, in piena sintonia con l’ampio programma di ricerca e di divulgazione messo in atto dall’apertura dell’Istituto nel 2020. Una programmazione che coinvolgerà anche opere non esposte al pubblico e conservate nei depositi, recentemente restaurate e sottoposte a importanti ricerche da parte di riconosciuti specialisti, affiancati da giovani studiosi.

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