“Anthropocene” a Bologna

09.07.19 , Eventi , Elisa Giglio

 

“Anthropocene” a Bologna

L’impatto dell’uomo sul pianeta. È questo il tema centrale di “Anthropocene”, la nuova mostra proposta dalla Fondazione Mast di Bologna, fino al 6 ottobre, con fotografie di Edward Burtynsky e i filmati dei registi Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier.

Il progetto “Anthropocene” è un’esplorazione multimediale che documenta l’indelebile impronta umana sulla terra. E lo fa con un’esplorazione a 360°. Dalle barriere frangiflutti edificate sul 60% delle coste cinesi alle ciclopiche macchine costruite in Germania, dalle psichedeliche miniere di potassio nei monti Urali in Russia alla devastazione della Grande barriera corallina australiana, dalle surreali vasche di evaporazione del litio nel Deserto di Atacama alle cave di marmo di Carrara e ad una delle più grandi discariche del mondo a Dandora, in Kenya.

Il progetto si basa sulla ricerca del gruppo internazionale di scienziati Anthropocene Working Group impegnato nel raccogliere prove del passaggio dall’attuale epoca geologica - l’Olocene, iniziata circa 11.700 anni fa - all’Antropocene (dal greco anthropos, uomo).

La ricerca è volta a dimostrare che gli esseri umani sono diventati la singola forza più determinante sul pianeta.

La terraformazione del pianeta mediante l’estrazione mineraria, l’urbanizzazione, l’industrializzazione e l’agricoltura. La proliferazione delle dighe e la frequente deviazione dei corsi d’acqua; l’eccesso di CO2 e l’acidificazione degli oceani dovuti al cambiamento climatico. La presenza pervasiva e globale della plastica, del cemento e di altri tecno-fossili e un’impennata senza precedenti nei tassi di deforestazione ed estinzione.

Queste incursioni umane su scala planetaria - argomentano gli scienziati - sono così pesanti che i loro effetti sono destinati a perdurare e a influenzare il corso delle ere geologiche.

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