"An Iron Ring"

21.12.19 , Eventi , Collaboratore Riflesso

 

Dal 16 al 26 gennaio 2020 il MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo ospita, presso la Sala Carlo Scarpa, "An Iron Ring", un progetto di Alessandro Valeri a cura di Fiorella Bassan e Giorgia Calò.

An Iron Ring chiude il cerchio di un percorso di ricerca artistica e personale iniziato nel 2011, quando l’artista visita per la prima volta l’orfanatrofio di Zippori, vicino a Nazareth. L’istituto, con le suore cattoliche e i volontari ebrei musulmani e cristiani, appare a Valeri un’isola di tolleranza e collaborazione interreligiosa, in un territorio che è teatro da sempre di incroci e scontri tra culture, religioni ed etnie diverse. Questo incontro lo segna profondamente: la casa di accoglienza diventa per lui un simbolo, il totem di una “promessa di felicità” che può esistere al di là del presente stato delle cose. Gli appunti fotografici, filmici e audio che prende nelle sue visite sono il materiale vivo da cui scaturisce, nel 2015, Sepphoris, al Molino Stucky, per la 56esima Biennale di Venezia. La mostra segna anche l’impegno concreto dell’artista a realizzare il cambiamento, attraverso la donazione delle sue opere all’istituto.
Il totem diventa poi generativo di altre esperienze: Lasciami entrare al MACRO Testaccio, nel 2016, dove iniziano i laboratori didattici, Una sola possibilità, al MACRO di Via Nizza, nel 2017, in cui la possibilità del cambiamento si declina anche nei toni del dissenso e della ribellione creativa.

An Iron Ring, progettato come un laboratorio fisico/mentale per bambini e adulti da Valeri per la Sala Carlo Scarpa del MAXXI, si struttura in quattro momenti, legati tra loro da anelli narrativi che restituiscono al pubblico la storia di questo percorso artistico nella sua complessità.

Questo progetto rappresenta la più matura espressione della coerenza intellettuale e stilistica del lavoro di Valeri, fondato sulla capacità di cogliere, con uno sguardo nomade e immune da pregiudizi, i segni attraverso cui il mondo stesso si presenta, invitando ad assumersi la responsabilità del proprio sguardo, delle proprie emozioni, e in questo modo, del proprio essere nel mondo.

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