• Ripensare il sistema sanitario umbro senza "gattopardismi"

    La governatrice Marini non ha gradito le esternazioni della CGIL che ha criticato le iniziative regionali di ristrutturazione della sanità umbra che prevede, tra l'altro, il ticket del 29% sulle prestazioni specialistiche e visite mediche "intramoenia". Il sindacato contesta inoltre la tempistica con cui sono stati attivati otto funzionari con mansioni riorganizzative dell'area prevenzione nelle 4 ASL umbre. Si può criticare la CGIL, si può non condividere l'iter procedurale della Marini, ma una cosa è certa: il servizio sanitario nazionale e umbro non può essere più come quello di prima. Perché? Non è più sostenibile. I segnali sono molteplici e non li recepisce solo chi non vuole. Taglio dei farmaci, ritardi di pagamento, blocco dei concorsi, accorpamenti di servizi, chiusura di ospedali, deospedalizzazione, ricoveri brevi, copagamento, sono solo alcuni esempi del crollo della sanità. D'altra parte voci autorevoli sostengono che la sanità incide in maniera determinante sulla spesa e sul debito pubblico. Il dare tutto a tutti sembra una formula non più vincente, anche perché di questa formula stiamo raccogliendo i frutti nei termini sopra esposti. Allora che fare? Ripensare il servizio sanitario in termini realistici scevri da condizionamenti ideologici e che, pur mantenendo la universalità di accesso ed erogando prestazioni essenziali, eviti spese inutili, doppioni di servizi, iniziative clientelari. Non c'è più sostenibilità se la spesa continua a proliferare con segmenti ingiustificati e "guidati" dei servizi e dei ruoli direttivi ad alto costo. Ciò espressione di uno statalismo che prevede nel DNA che è bene tutto ciò che è pubblico, è pubblico tutto ciò che è statale, è statale ciò che può essere in mano ai politicanti. E se venissero introdotte note di risparmio e contenimento della spesa mediante privatizzazione di alcuni servizi, sottratti agli inquinamenti clientelari e alle malefatte sanitarie? Delle quali chi è immune scagli la prima pietra. Le iniziative della Marini potrebbero essere lette con questa grammatica, senza introdurre però improbabili "gattopardismi".
    Mario Timio

    Direttore Responsabile
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