New York (5)

Notizie culturali da New York

Lunedì, 28 Novembre 2016,
Collaboratore Riflesso
An Italian cultural offering as diverse as the colors of New York City's autumn leaves Un'offerta culturale italiana tanto diversa quanto i colori delle foglie in autunno a New York City Se sei un appassionato di lingua e cultura italiana nella Grande Mela, scoprirai che non c'è mai un vero momento in cui mancano eventi ed attività dedicati al Bel Paese ed alla sue eccellenze. In termini di iniziative volte a promuovere la ricca storia, i prodotti enogastronomici ed il patrimonio artistico italiano, l'autunno 2016 non è stato da meno rispetto ai precedenti anni, come sottolineato qui di seguito. Ufficialmente inaugurato ad ottobre 2016 e con una programmazione ad essa dedicata che durerà fino al 24 giugno 2017, il CIMA (Center for Italian Modern Art) ha lanciato la sua annuale mostra artistica tramite un'esibizione che esplora la dinamica relazione tra Giulio Paolini, ampiamente considerato uno dei più grandi artisti italiani viventi, e Giorgio de Chirico, uno dei suoi più celebrati maestri d'arte , detto "il pittore metafisico". Il CIMA, essendo un'organizzazione publica nonprofit nata a NYC nel 2013 per promuovere l'arte contemporanea italiana sia negli Sta Uniti che all'estero in sé, ha tra i suoi main focus attuali quello di esaminare l'arte italiana del dopogruerra. Il 16 novembre la seconda sede di EATALY a Manhattan (al World Trade Center), la cosiddetta "Chef to Chef Association", creata per promuovere l'evoluzione della cucina regionale dell'Emilia-Romagna, ha invitato 3 dei più rispettati chefs di questa terra: Igles Corelli del Ristorante Atman, Riccardo Agostini de Il Piastrino ed Alberto Bettini di Da Amerigo 1934, presso l'Osteria della Pace (dentro il complesso di EATALY). I partecipanti hanno potuto gustarsi una cena da ben 7 portate con abbinamento di vini e la possibilità di interfacciarsi personalmente con i cuochi invitati. Dato che l'Emilia-Romagna è considerata la capitale della gastronomia italiana, questo evento ha rappresentato un momento unico per gli amanti della cucina del Bel Paese! Contemporaneamente, sempre il 16 novembre, ha avuto luogo la mostra "Observatory for Cultural Heritage" la quale ha presentato l'opera di Massimiliano Gatti "Il Giorgno della Memoria Dissolta: una prospettiva artistica sui siti archeologici in pericolo del Medio Oriente". La mostra si è tenuta alla Columbia University, presso l'Italian Academy for Advanced Studies in America. Gratuita ed aperta al pubblico, la mostra ha esibito recenti immagini di panorami, monumenti ed artefatti in Siria ed Iraq, per poterli analizzare da un punto di vista metaforico. Come spiega Gatti "la fotografia, lo strumento della memoria, ha il compito di congelare nel tempo un passato incorrotto e di ripristinare il suo fascino per portarlo a nuova vita". L'8 dicembre, il Centro Primo Levi ha offerto una serie di discussioni e presentazioni tenute dagli storici Carlo Ginzburg ed Anthony Grafton riguardo ad Arnaldo Momigliano, uno dei più riconosciuti studiosi di storiografia antica e moderna del 20° secolo. Entrambi gli storici hanno argomentato sul lavoro di Momigliano, il quale ha ampiamente influenzato il dibattito moderno su religione, politica e comprensione del passato. Ultimo ma non ultimo, va ricordato un altro importante centro che si dedica alla promozione delle diverse espressioni della cultura italiana: la Casa Italiana Zerilli-Marimò della New York University. A novembre, tale centro ha presentato un libro sul Rinascimento con la partecipazione di esperti che hanno analizzato l'opera. A dicembre, invece, il centro ha ospitato la performance teatrale di un autore di libri per bambini ed un lungometraggio relativo alla vita ed opera del Papa. CULTURAL NEWS FROM NEW YORK An Italian cultural offering as diverse as the colors of New York City's autumn leaves Un'offerta culturale italiana tanto diversa quanto i colori delle foglie in autunno a New York City If you are an aficionado of Italian language and culture in the Big Apple, you'll discover that there is never a shortage of events and activities centered on the Bel Paese's best exports. The 2016 fall season in New York City was no different than previous years in terms of the vast line-up events dedicated to promoting Italy's rich history, culinary scene, and varied artistic expressions, as is evidenced below. Inaugurated in October and running through 24 June 2017, the Center for Italian Modern Art (CIMA) launched its annual installation with an exhibit that explores the dynamic relationship between Giulio Paolini, widely considered one of Italy's greatest living artists and Giorgio de Chirico, one of its most celebrated modern masters, the metaphysical painter. CIMA, which is a public nonprofit center established in the city in 2013 to promote appreciation of contemporary Italian art in the US and abroad, is featuring conceptual work examining issues of post-war Italian art. Then, on 16 November EATALY's second location in Manhattan (World Trade Center), the Chef to Chef Association, which was created to promote the evolution of regional cuisine from Emilia-Romagna, brought 3 of the most respected chefs from this region: Igles Corelli of Ristorante Atman, Riccardo Agostini of Il Piastrino, and Alberto Bettini of Da Amerigo 1934, to Osteria della Pace (inside EATALY). Attendees were able to enjoy a 7-course dinner including wine pairings and tableside conversations with the invited chefs. Given that Emilia-Romagna is considered the capital of Italian gastronomy, this event was a delight for all who decided to indulge! Simultaneously, coming to an end on 16 November was the Observatory for Cultural Heritage exhibition that presented Massimiliano Gatti's "The Day Memory Dissolved: an artistic perspective on endangered archaeological sites in the Middle East" at Columbia University's The Italian Academy for Advanced Studies in America. Free and open to the public, it showcased recent images of landscapes, artifacts, and monuments in Syria and Iraq. Billed as an investigation of structures as metaphors, Gatti explained that "photography, memory's tool, assumes the task of freezing the allure of the uncorrupted past and restoring its charm so that this charm can flourish again." On 8 December, the Centro Primo Levi offered a panel discussion by historians Carlo Ginzburg and Anthony Grafton on Arnaldo Momigliano, who was one of the most highly regarded 20th century scholars of ancient and modern historiography. Both discussed Momigliano's lifework which greatly influenced the modern debate on religion, politics, and comprehension of the past. Lastly, another important center that promotes the diffusion of diverse Italian cultural expressions is New York University's Casa Italiana Zerilli-Marimo'. In November, it featured a book presentation on the renaissance and a guest speaker discussing opera. In December, it hosted a theatrical performance by a children's-book author and a film screening about the Pope. Giovanni Bruna
Anche se lo storico quartiere di Little Italy in lower Manhattan ha per molto tempo dominato i cuori e le menti dei milioni di turisti che visitano la città di New York, la presenza della cultura ed enogastronomia italiana può facilmente ritrovarsi in numerosi altri quartieri della Grande Mela.  Uno di questi, il Flatiron District, ha visto un’impressionante crescita delle attività ed imprese italiane, concentrate soprattutto intorno al Madison Square Park (MSP). Il MSP è un’area verde aperta al pubblico, delimitata dalla famosa Fifth Avenue ad ovest e dalla Madison Avenue ad est, a metà tra la East 23rd Street e la East 26th Street. Questi city-blocks rappresentano oggi delle zone di prim’ordine sia per il fatto di aver avuto uno sviluppo costante, sia perché abitate principalmente da giovani professionisti che stanno dando un grande contributo alla creazione di nuove attività (e.g. dal fashion al settore tecnologico, dai servizi al settore culinario). È proprio in questo vivace scenario che si possono facilmente incontrare emblematici business italiani come Eataly, Rizzoli e La Pecora Bianca. Eataly è un immenso marketplace ideale per tutti coloro che sono amanti della buona cucina: caffè, pasticcini, panini, pasta, specialità di carne e pesce, formaggi, pizze, vini, birre, posateria, e persino libri. Eataly offre tutto questo, oltre che una specifica presentazione per ogni singola categoria di prodotto che è possibile incontrare. Rizzoli, invece, rappresenta una delle più importanti catene di librerie a livello nazionale. Vero e proprio monumento letterario in New York City, Rizzoli è specializzato in temi e soggetti illustrati che spaziano negli ambiti più disparati come l’architettura, il fashion, l’interior design, la fotografia e le belle arti. Infine, La Pecora Bianca, o “The White Sheep”, è un caffè-ristorante in stile casual dove si possono trovare specialità locali, ogni prelibatezza di pasta fatta in casa ed un’intera lista di vini esclusivamente Made in Italy. Nonostante il suo carattere moderno e vibrante, La Pecora Bianca conserva un sapore rustico tipico del mondo rurale italiano. Da non dimenticare, inoltre, altre valide scelte di luoghi da visitare come ‘A Voce, Osteria del Principe, Obica, Mozzarella Bar, Mangia, Zero Otto Nove. Spostandosi verso l’Upper East Side, storico e lussuoso quartiere di Manhattan, è possibile incontrare altre numerose attività ed enti italiani ed italo-americani. Park Avenue, tra la East 68th Street e la East 69th Street, ospita il Consolato Generale d’Italia e l’ICI – Italian Cultural Institute. Le due istituzioni sopracitate rappresentano delle vere e proprie colonne portanti della comunità italiana, fornendo una vastissima quantità di servizi ai nostri connazionali: passaporti, visti, documenti di cittadinanza, traduzioni, scambi accademici e programmi di promozione della lingua e cultura italiana. A pochi passi, tra la Madison Avenue e la Fifth Avenue, vi è il Columbus Citizens Foundation, un’organizzazione non-profit che si dedica a preservare l’eredità italo-americana attraverso attività filantropiche e culturali che includono borse di studio e la parata annuale del Columbus Day. Inoltre l’ICE (Italian Trade Commission, in inglese) dista solo un blocco dalla East 67th Street. Anche andando più a nord, all’interno dell’area del Bronx, si può trovare una vibrante comunità di nostri connazionali e discendenti a cui ci si riferisce normalmente come la “Real Little Italy”: il quartiere di Belmont. Quest’ultimo rappresenta un distretto d’affari e commerciale presso Arthur Avenue dove è possibile incontrare una moltitudine di ristoranti italiani ed italo-americani di fama internazionale, negozi d’artigianato e varie specialità nostrane. Si ricordano: Addeo Bakery, Antonio’s Trattoria, Casa Della Mozzarella Deli, Catania’s Pizzeria & Cafe Inc., Morrone Pastry Shop e Pasquale Rigoletto Restaurant. Belmont ospita inoltre varie mostre d’arte, d’automobili, il festival del giorno di Ferragosto, tornei di bocce tipicamente italiani, l’Enrico Fermi Italian Cultural Institute, il Ciccarone Park, e l’Our Lady of Mount Carmel Church. Giovanni Bruna (corrispondente da New York)
A Park Slope, Brooklyn, c'è una coop molto particolare. Con 16000 iscritti, sembra un supermercato, ma funziona come un club esclusivo, da cui sei scacciato al primo sgarro. Il prezzo per entrare a farne parte? Il tempo. Ogni mese devi lavorarci per due ore e tre quarti. Se salti un turno, entro il successivo devi farne altri due per recuperare, e se non ce la fai, scatta la sospensione. E proprio a New York, la città dove tutto è in vendita, se non sei socio non puoi varcare la porta d'ingresso né fare acquisti, nemmeno a patto di pagare un sovrapprezzo. Non solo: il contratto iniziale vuole che in ogni nucleo abitativo, se un adulto è socio anche gli altri lo diventino. I passi per diventare members: scegliere sul sito un turno di orientamento e l'orario di lavoro, farsi fare la foto per la tessera, pagare $25 di iscrizione iniziale, più $100 di investimento rimborsabile. Stare alle regole conviene: il prezzo finale della merce ha un rincaro massimo del 21% (contro un rialzo fino al 60%-100% di un supermercato). E, cosa non da poco qui a New York, entri a far parte di una "community". Al secondo piano c'è una sala dove lasciare i bambini mentre fai la spesa, se abiti nel raggio di 6 isolati un assistente ti aiuta a portare le sporte, se lasci la bici fuori un cartello giallo ti istruisce su che lucchetto usare, per minimizzare il rischio di furto. Alla PSFC si trovano prodotti di tutti i generi, bio e no, carne e pesce eco-sostenibili, pollame kosher, vitamine, formaggi francesi, biscotti italiani, pane appena sfornato, cereali e spezie, detersivi biodegradabili, nutella biodinamica. Le borse di plastica e l'acqua in bottiglie di plastica sono bandite, la Coca Cola si boicotta, e il dentifricio più venduto non è Colgate (che qui non vendono), ma quello al sale di Weleda. Fondata nel 1973, risponde agli interessi dei propri membri-proprietari prima che a quello di chi vende i prodotti. Tra i dieci fondatori c'era il ventitreenne Joseph Holtz che ora è il general manager: "Le coop sono esistite qui fin dagli anni '30. Quella degli anni '70 venne chiamata la "coop new wave". La vera cooperazione non è investire soldi ma il tempo. Noi eravamo contro la guerra in Vietnam, contro la politica del governo sui diritti alle donne, ai neri, ai gay. Come potevamo fidarci di ciò che il governo ci faceva mangiare? Qui ci si sente al sicuro, anche per quanto riguarda la carne: conosco personalmente i miei allevatori, so che le mucche mangiano erba e non grano: l'ho visto. E soprattutto qui non abbiamo clienti, solo soci".

Shopping con le star

Lunedì, 10 Dicembre 2012,
Collaboratore Riflesso
Ma chi poteva mai immaginato che James Madison, il quarto presidente degli USA avrebbe dato il nome alla strada più fashion del mondo? Una volta la via che faceva da arbiter elegantiarum era la Fifth Avenue. Il segnale che la rotta è stata invertita l'hanno dato Armani, Saint Laurent, Hermès: nel giro di pochi anni si sono trasferiti dalla Quinta Strada a Madison Avenue, che ora a tutti gli effetti è diventata la zona che il Financial Times ha definito "l'epicentro dell'alta moda". Ma l'evento dell'anno, di cui da mesi si parla, è l'apertura del nuovo negozio, il primo e l'unico al mondo, di Tom Ford, apertura prevista per il prossimo aprile. Solo qui si potranno comprare in esclusiva accessori e vestiti da uomo high luxury: abiti, cravatte, camicie, maglieria, pelletteria, articoli da viaggio. Soffermarsi sui numeri civici di Madison non è una questione di lana caprina, bensì una delle maggiori occupazioni di chi si occupa di real estate. Com'è noto, a New York le avenues sono lunghe chilometri, e così diventa cruciale, quando si dà un indirizzo, nominare due vie, le due coordinate che fanno arrivare al punto desiderato della grande mela. Il mercato di Madison va secondo i blocks, gli isolati newyorkesi. Faith Consolo è la vice presidente dell'agenzia di real-estate che tratta questi spazi: "I negozi più chic di Madison sono quelli europei, per i quali i marciapiedi più ambiti rimangono tra la 59ma e la 63ma. Ad esempio basta citare Hermès, che si è appena spostato dalla 57ma Strada a qui, al 691". Dello stesso parere è pure Donna Redel, donna d'affari che abita da sempre nell'Upper East: "Una delle ragioni del successo di Madison? Qui le limousine degli autisti possono fermarsi tutto il tempo che è necessario a scegliere e comprare su Fifth Avenue il regolamento stradale lo impedisce!". Lungo la strada le signore o i distinti ricchissimi gentlemen non portano quasi mai borse, borsone, sacchetti: la preziosa mercanzia viene recapitata a casa, e in un secondo tempo. Ma percorriamo insieme il tratto più appetibile dalla via, soffermandoci sulle vetrine più ammalianti. Qui la merce più ambita ça va sans dire è quella sì europea, ma ancor più italiana. Per cominciare, il gusto italiano di Gucci (685), le scarpe maschili su misura di Berluti 971 (alla 76ma) (tra i clienti Robert De Niro, Andy Warhol, and Gerard Depardieu) . Un isolato più in alto, siamo ora alla 63ma Roberto Cavalli (711), Chanel (737), al 747 Valentino. All'821 il re del cachemere Loro Piana offre il lusso della classica sciarpa con frangia (295$), o le calde pantofole da casa (325$). A seguire le compostissime signorine di Miu Miu (831), quelle più smaliziate di Dolce e Gabbana (825), e poi scarpe: Cesare Paciotti (all'833, per le donne vanno a ruba tutte quelle che hanno un fiocco, per gli uomini stivali alla caviglia con fibbia bene in vista), Prada (841) che continua ad essere la regina indiscussa dello stile. Proseguendo a nord, l'oggetto di culto è la borsa borchiata di Sonia Rykiel (849, per 2250 $). Una delle novità degli ultimi anni è anche che Madison è diventata la nuova zona dei gioielli, e delle gallerie d'arte. Tradizionalmente il diamond district a Manhattan è sulla 47ma strada. Ma ora i gioielli più speciali li troviamo qui: Pomellato, Baccarat, Damiani, Cartier, Chanel. Per L'arte: Gagosian al 980, Acquavella al 18 East 79th, e ovviamente il Whitney Museum of American Art, al 745 (alla 75ma). Ma c'è chi viene a Madison anche per mangiare. La scelta in questo caso è ristretta, ma la qualità raggiunge quella delle boutiques. Tutto dipende da ciò che si desidera. Da La Goulue, al 746 si va per farsi vedere: il ristorante offre piatti e vini francesi, ma soprattutto tavolini all'aperto sull'ambitissimo tratto di marciapiede tra la 63ma e la 64ma, costo medio di un pasto, 60$. Ma se ci si trova uptown (al 1064), ugualmente rinomato c'è E.A.T., il coffeplace di Eli Zabar, dove un paninetto mozzarella e pomodoro costa 24$. Per chi ha nostalgia di pasta e piatti italiani l'unica soluzione è l'elegante Vico. In alternativa, uno dei più ricercati dessert della città che non dorme mai si trova notoriamente da Via Quadronno, al 25 East 73ma, appena girato l'angolo. Del loro tiramisù,"destrutturato" (caffè, crema al mascarpone e savoiardi serviti separatamente) ha parlato pure il Wall Street Journal. Dulcis in fundo, al numero 1000 (76) per la gioia degli habituées, Sant Ambroeus, una vera pietra miliare della zona. Qui a giudizio di molti, si beve il migliore espresso di New York.

Il Jazz e la Grande Mela

Lunedì, 27 Agosto 2012,
Collaboratore Riflesso
La patria del Jazz è New Orleans, ma la città che l'ha adottato con più fervore è New York. Ed è curioso che anche il termine "la grande mela" unisca, nelle origini, le due città. La frase infatti appare negli articoli del cronista sportivo John J. Fitzgerald che lo sentì sulla bocca di due stallieri di New Orleans - che definivano così l'ippodromo di New York. L'espressione gli piacque e la usò sul New York Morning Telegraph: per gli scommettitori di corse ai cavalli, New York era sicuramente il circuito più ambito e remunerativo. Ma furono proprio i musicisti jazz negli anni '30 e '40 che ratificarono l'uso di quest'appellativo, metafora del successo che ci si aspettava dai club di Harlem e downtown. Oggi accanto ai locali storici come Birdland, Blue Note, Knitting Factory e il leggendario Smalls, l'estate newyorkese brulica di Jazz Festival: Blue Note Jazz Festival, Summerstage, Celebrate Brooklyn e River to River Festival. Ma non solo: nelle piazze, agli angoli delle strade, e in alcune ambitissime fermate chiave della subway, si esibiscono musicisti strepitosi, ad esempio i giovani Moon Hooch, che hanno lanciato la loro carriera (un paio d'anni fa quando ancora studiavano alla New School) a partire dalla fermata Bedford della linea L, nella trendyssima zona di Williamsburg. E qui a NY per la festa di laurea o il matrimonio, i ragazzi non chiamano un DJ, ma preferiscono pagare un musicista. Rigorosamente jazz. Uno per tutti? Il venticinquenne Peter Saracino, sassofonista californiano di origine toscana. Si mantiene alla grande nell'Upper East Side suonando jazz agli eventi di suoi coetanei. E per luglio ha realizzato un sogno: un viaggio a Perugia con la fidanzata. HANNO DETTO DEL JAZZ Il Jazz è il fratello maggiore della Rivoluzione. La Rivoluzione gli va dietro. Miles Davis In soldoni, il jazz è come l'uomo con cui non vorreste che uscisse vostra figlia. Duke Ellington Il Jazz c'è, poi sparisce. Accade. Devi essere presente. È semplicissimo. Keith Jarrett Non so in che direzione vada il Jazz. Forse all'inferno? Non puoi costringerlo in nessuna direzione. Se vuoi sapere quale sound diventa la mia musica, vieni a NY e apri le orecchie. Thelonious Monk

DESIGN ALTRI ARTICOLI

PRECEDENTI

PRECEDENTI

IN EVIDENZA

IN EVIDENZA

NUOVI

NUOVI