Sanità (5)

Oggi la medicina estetica è in grado di ringiovanire, senza chirurgia, non solo viso e corpo, ma anche una parte molto importante del corpo femminile, i genitali esterni, spiega la dottoressa Maria Costarella specialista in medicina estetica presso lo studio medico San Babila di Milano. Che cosa è questa tecnica? “Anche se è una zona apparentemente nascosta, con il tempo, i genitali esterni tendono ad avvizzirsi e perdono le caratteristiche dell’età giovanile, influenzando anche i comportamenti della sfera sessuale. Questo cambiamento segue le variazioni fisiologiche ormonali tipiche della menopausa , che comportano cambiamenti estetici, fisici e psicologici di grande rilievo nella prestanza e nella piacevolezza sessuale. Con il trascorrere degli anni, le cosiddette “parti intime”, ovvero i genitali esterni, subiscono dei cambiamenti, invecchiano così come tutti gli altri organi del corpo, pelle compresa,ciò è causa di disagio oltre che di dolore durante i rapporti. Da qualche anno anche la medicina estetica grazie alla sua esperienza in ringiovanimento si occupa del ringiovanimento vulvare, con tecniche efficaci ancora poco conosciute in Italia ma che stanno avendo grande successo negli U.S.A. dove tabù ed imbarazzi sono meno radicati.  Il ringiovanimento dei genitali esterni dà risultati pressoché immediati, non comporta disagi, dolore, né degenza. Si può ricreare il turgore cioè “rimpolpare” la zona vulvare (monte di Venere, grandi e piccole labbra,) attraverso micro-infiltrazioni di acido ialuronico a livello sottocutaneo. L’acido ialuronico che viene usato è lo stesso che si usa per il viso, per cancellare le rughe o dare volume alle labbra o agli zigomi, il cosiddetto “filler”. La tecnica è veloce e indolore in quanto si esegue solo dopo l’applicazione di un anestetico locale. Il recupero estetico è immediato, il trattamento va ripetuto 2/3 volte fino al raggiungimento del volume desiderato. Perdura per circa 8/10 mesi. L’acido ialuronico utilizzato, è un gel che ha più funzioni: idrata il tessuto, migliora l’elasticità della zona, e soprattutto restituisce alle parti intime il volume perduto”. Qualche altro consiglio? “Il primo passo per ringiovanire i genitali consiste nella prescrizione di una cosmesi locale anti invecchiamento specifica per le parti intime. In particolare sono molto efficaci le creme, oli, lipogel a base di vitamina E, burro di karitè o olio di jojoba. Indicata quindi è la biorivitalizzazione mediante l’uso di radiofrequenze elettroporazione o carbossiterapia. Le sedute si effettuano nello studio medico, da personale specializzato . I trattamenti sono settimanali, durano 10/20 minuti a seconda della tecnica utilizzata e vengono normalmente associati all’applicazione locale di gel antiossidanti ed idratanti duranteL’obiettivo di questi trattamenti e quello di ripristinare idratazione ed elasticità delle zone interessate, recuperando un aspetto più giovanile”. Manca ancora qualcosa? “Un’altra metodica è la PRP, ovvero stimolazione piastrinica con fattori di crescita. Si esegue prima un prelievo del proprio sangue, si centrifuga e se ne estraggono le piastrine, portatrici di fattori di crescita tissutale. Queste piastrine, verranno poi reininiettate a livello sottocutaneo nei genitali esterni della donna, dando uno stimolo al ringiovanimento dei tessuti. I risultati sono molto soddisfacenti. Il PRP costituisce una terapia insostituibile per il trattamento di molte patologie e condizioni dell’habitat vulvare e vaginale che contemplano: secchezza, prurito, bruciore. Inoltre il PRP ha un razionale terapeutico qualora si voglia effettuare un ringiovanimento genitale femminile, in caso di menopausa precoce o fisiologica”.
Mi riceve nel suo studio a Foligno, pieno di carte, libri e periodici. Quadri ben intonati alla vastità della Asl che dirige: da Norcia a Orvieto. Elegante e misurato nei modi, il dott. Fratini, un vero gentleman della sanità umbra. La mia domanda d’apertura è relativa al recente piano regionale che prevede la cancellazione di due Asl, e delle due rimanenti (quella di Foligno, Spoleto e Terni) egli è il Direttore Generale. “Il tutto, inseribile nella spending review, rappresenta un’operazione di modifiche territoriali che superano i confini provinciali. Si tratta di ottimizzare i livelli organizzativi con l’obiettivo di mantenere alto il livello assistenziale e dare garanzia di conservare se non ampliare i servizi esistenti”. É  un progetto complesso e articolato ma Fratini è convinto della sua fattibilità poiché l’integrazione  procede a passi spediti che superano le inevitabili difficoltà iniziali. “C’è voglia di fare bene da parte dei sanitari che esprimono capacità di dare contributi operativi rispettando esigenze economiche e assistenziali”. Quando gli faccio presente che la Asl del perugino sta smantellando strutture complesse e rimuovendo primari, è logico trasferirgli la domanda sul destino di qualche direttore della sua Asl. Anche perché l’ eventuale  rimozione o trasferimento porrebbe un grande dilemma: o la loro nomina è avvenuta per motivi non assistenziali o diversamente crea un vuoto di servizi. La risposta è immediata e sicura: “La presenza del primario è fondamentale: se l’integrazione comporta un problema organizzativo che prevede una nuova organizzazione delle strutture complesse è impensabile che queste rimangano senza primario”. Di fronte agli eventuali disagi assistenziali creati dall’estensione della Asl, il direttore smonta subito il sillogismo. “Il disagio esiste se c’è scarsa integrazione o sono carenti i servizi. Noi stiamo lavorando per rimuovere questi paletti. Vuole un esempio? Il  nuovo servizio di chirurgia della mammella coagula un’ èquipe di specialisti che si aprono a collaborare nella stessa sede, verso la quale si spostano usufruendo di tecniche più moderne centralizzate. Il tutto a vantaggio dei pazienti” Ciò significa che si preferisce spostare i medici piuttosto che i malati. Considerando che l’ospedale di Foligno può essere definito come la struttura hub del territorio, ci si chiede quale sia il rapporto con gli altri nosocomi in termini di scambi culturali e operativi volti ad omogeneizzare l’assistenza su tutto il territorio della Asl. Anche in questo ambito il dott. Fratini è preciso.”Quanti più servizi si mettono insieme, tante più competenze interagiscono, tante più intelligenze si coagulano verso strutture che offrono maggiori garanzie per i pazienti. E non è detto che Foligno debba essere sempre la struttura di riferimento. Tutti gli ospedali hanno la loro dignità. L’essenziale è creare e cercare il proprio spazio che non sia ripetitivo ma supplementare di altri presidi”. Anche sulla liste di attesa, problema di tutta la sanità  umbra, il Direttore sta lavorando per renderle più omogeneamente più brevi attenuando l’insoddisfazione dei cittadini. E’ chiaro che alla maggiore richiesta di prestazioni debba far seguito una maggiore offerta, la quale a sua volta alimenta una crescente domanda in un incontrollabile circuito chiuso. Al quale contribuiscono  richieste inappropriate  sostenute dalla cosiddetta “Medicina difensiva”. La negatività dei test nel 90% delle richieste è l’incredibile conseguenza. E alla domanda finale: “Da 1 a 10 che punteggio darebbe alla ASL2 in tema di qualità assistenziale e di percezione dei servizi?”, la risposta è rassicurante..“I buoni risultati e la positività della qualità percepita  autorizzano un punteggio da 7 a 8”. Che non è male in un momento in cui molti mettono in discussione la validità del Servizio sanitario nazionale.
La governatrice Marini non ha gradito le esternazioni della CGIL che ha criticato le iniziative regionali di ristrutturazione della sanità umbra che prevede, tra l'altro, il ticket del 29% sulle prestazioni specialistiche e visite mediche "intramoenia". Il sindacato contesta inoltre la tempistica con cui sono stati attivati otto funzionari con mansioni riorganizzative dell'area prevenzione nelle 4 ASL umbre. Si può criticare la CGIL, si può non condividere l'iter procedurale della Marini, ma una cosa è certa: il servizio sanitario nazionale e umbro non può essere più come quello di prima. Perché? Non è più sostenibile. I segnali sono molteplici e non li recepisce solo chi non vuole. Taglio dei farmaci, ritardi di pagamento, blocco dei concorsi, accorpamenti di servizi, chiusura di ospedali, deospedalizzazione, ricoveri brevi, copagamento, sono solo alcuni esempi del crollo della sanità. D'altra parte voci autorevoli sostengono che la sanità incide in maniera determinante sulla spesa e sul debito pubblico. Il dare tutto a tutti sembra una formula non più vincente, anche perché di questa formula stiamo raccogliendo i frutti nei termini sopra esposti. Allora che fare? Ripensare il servizio sanitario in termini realistici scevri da condizionamenti ideologici e che, pur mantenendo la universalità di accesso ed erogando prestazioni essenziali, eviti spese inutili, doppioni di servizi, iniziative clientelari. Non c'è più sostenibilità se la spesa continua a proliferare con segmenti ingiustificati e "guidati" dei servizi e dei ruoli direttivi ad alto costo. Ciò espressione di uno statalismo che prevede nel DNA che è bene tutto ciò che è pubblico, è pubblico tutto ciò che è statale, è statale ciò che può essere in mano ai politicanti. E se venissero introdotte note di risparmio e contenimento della spesa mediante privatizzazione di alcuni servizi, sottratti agli inquinamenti clientelari e alle malefatte sanitarie? Delle quali chi è immune scagli la prima pietra. Le iniziative della Marini potrebbero essere lette con questa grammatica, senza introdurre però improbabili "gattopardismi".
Anche la sanità risente della cura dimagrante del governo Monti e gli effetti non possono non riflettersi su quella umbra. Ciò comporta un resetting del servizio sanitario della nostra Regione con una filiera di problemi che i politici tentano di risolvere tenendo però fissi due obbiettivi: salvaguardare gli standard di qualità finora raggiunti e mantenere i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), impegno programmatico del SSN. Di questi e di altri problemi abbiamo parlato con il Dott. Walter Orlandi, Commissario Straordinario della Azienda Ospedaliera (AO) di Perugia che proprio dal suo osservatorio privilegiato può guidarci con competenza nei meandri generali e locali della sanità dell'Umbria. Egli è dell'avviso che nella razionalizzazione del servizio sanitario che prevede il dimezzamento delle ASL, l'accorpamento delle due AO, l'eliminazione di doppioni quali la cardiochirurgia, la neurochirurgia, la chirurgia toracica, la riduzione dei punti nascita, non ci sono modelli uniformi da seguire. Quello che è importante non è il contenitore, ma il contenuto con le sue professionalità, le sue eccellenze, la semplificazione dei percorsi assistenziali volti ad offrire prestazioni di alto livello. Il dott. Orlandi insiste sulla eliminazione dei ricoveri impropri a carico essenzialmente degli anziani e segnatamente degli ultraottantenni che negli ultimi anni sono aumentati del 23,7% nelle corsie ospedaliere. Ciò avviene essenzialmente per la carenza di strutture territoriali quali le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) e moduli sanitari differenziali Il tutto può contribuire ad eliminare il triste spettacolo delle barelle nei corridoi ospedalieri. E' auspicabile un regime ambulatoriale che faccia da filtro al Pronto Soccorso dell'Ospedale, sgravandolo così dai codici bianchi. Il tutto all'insegna della razionalizzazione, dei minori costi, e della conservazione e miglioramento della qualità, dando attuazione al corrente slogan "spendere meno per assistere meglio". E che l'assistenza sia a livelli elevati lo testimoniano i numerosi riconoscimenti di qualità rilasciati all'ospedale S. Maria della Misericordia. A nostra specifica domanda il Dott. Orlandi ha confermato questo trend valutativo effettuato da organismi o enti esterni e compatibili attraverso procedure di benchmarking. Egli si sofferma con orgoglio sulla implementazione del progetto Accoglienza per "umanizzare" l'Ospedale, sull'accreditamento del blocco operatorio "Trancanelli", sulla realizzazione del progetto "parto indolore", sul percorso multidisciplinare per la patologia mammaria. Senza ostentazione di autoreferenzialità, il Dott. Orlandi elenca i numerosi premi regionale e nazionali che l'Ospedale da lui diretto ha ricevuto negli ultimi tempi. Che egli tenta di bissare, malgrado i tagli di Monti.
Terni è divenuto il Centro mondiale più importante per lo studio delle cellule staminali. E' infatti iniziato recentemente uno studio diretto dal Prof. Angelo Vescovi per sperimentare l'efficacia e la sicurezza delle cellule staminali cerebrali nei pazienti con la sclerosi laterale amiotrofica. Il Centro cellule staminali di Terni sale così nell'empireo della scienza medica e rappresenta un grosso successo del direttore Vescovi e della Regione Umbria che fortemente ha voluto e sponsorizzato lo studio.