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Homo Sum

Mercoledì, 13 Luglio 2016,
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Il Mediterraneo è stato luogo privilegiato di molti incontri tra civiltà diversissime fra di loro: arabi, normanni, egizi, romani, persiani, greci e poi ancora spagnoli, francesi e inglesi. Ognuno di loro ha lasciato i semi per la creazione di diverse microculture e microcosmi che continuano, seppur in modo non sempre evidente, ad interagire. Una contaminazione di idee unica al mondo. Credo sia chiaro a tutti che oggi stiamo assistendo ad un’involuzione di quella voglia di conoscenza e di quella sete di sapere che ha portato coraggiosi naviganti a sfidare i mari pur di scoprire l’inedito oltre la linea immaginaria dell’orizzonte. Nel mare che per secoli ci ha uniti si è creata una frattura, anzi quasi una pericolosa faglia e i rapporti che prima erano di interscambio paritario oggi sono diventati unilaterali con l’imposizione di una parte sull’altra. Ci stiamo abituando a rimanere fermi sulla battigia senza neanche più la voglia di prendere il largo, con i piedi che appena vengono sfiorati dalle acque, in perenne attesa di un nemico al quale abbiamo dato il volto di migliaia di profughi in fuga dalla fame, dalla miseria e soprattutto dalla guerra. E perdendo la voglia di conoscere stiamo perdendo anche acquisizioni di conoscenza che dovrebbero essere date per certe. Noi uomini liberi che, citando Baudelaire, abbiamo sempre avuto caro il mare lo stiamo abbandonando e in esso stiamo lasciando la nostra sopravvivenza e parte della nostra storia culturale e sociale. Per questo ci chiediamo, come può il Mediterraneo tornare ad essere fonte comune di conoscenza e sapere? Basterebbe in verità instillare la curiosità nell’uomo moderno, la curiosità di comprendere il motivo per cui folle di uomini attraversano le onde su mezzi di fortuna come merce che può essere sprecata essendo stata pagata in anticipo. Basterebbe smettere, almeno per un attimo, di guardare “coloro che arrivano” come portatori di contaminazioni e occupatori dei nostri spazi per poterci rendere conto del trauma causato dall’abbandono e da un esilio forzato. Il mare che prima definivamo nostrum sta diventando una specie di commune sepulcrum dove insieme a migliaia di vite vengono sepolte quelle speranze che nessuna pietà può onorare. Tramite il mare la democrazia è giunta nel cuore d’Europa e tra le acque la stiamo affogando con sempre maggior noncuranza per il futuro. Forse potremmo trovare una risposta in una semplice locuzione latina “Homo sum humani nihil a me alienum puto”, tradotta letteralmente “Sono un uomo e tutto ciò che è umano a me non lo ritengo estraneo”. Questa semplice citazione riassume uno dei concetti più alti mai raggiunti dalla mente umana e l’amore per l’umanità in tutte le sue sfaccettature permette all’Europa intera di sopravvivere e di uscire arricchita da questa situazione storica che ci ostiniamo a non vedere. Bisogna dunque ricontattare e riattivare quel bacino di valori mediterranei per ricomporre la faglia fra le due rive, creando un orizzonte condiviso che permetta alle differenti culture di tornare ad incontrarsi e conoscersi, arricchirsi vicendevolmente. Ripartiamo dal Mediterraneo per essere veramente uniti nella diversità. Matteo Iaboni   a cura degli studenti dell’Istituto Europeo di Design di Milano Art Direction: Michela Russo, Lorenzo Gonnelli
Letto 4995 volte Ultima modifica il Sabato, 03 Novembre 2018 19:19
Collaboratore Riflesso

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