Riflessioni d'arte a Brera

14.11.21 , Eventi , Alessio Proietti

 

Riflessioni d'arte a Brera

Dal 15 al 27 novembre nello Spazio M'Arte a Milano è in programma "Riflessioni d'arte a Brera - Art and Light Exhibitions for a tribute to the Culture", un'esposizione collettiva internazionale d'Arte contemporanea.

La mostra curata da Giada Eva Elisa Tarantino, attraverso la metafora della luce, desidera spiegare l'arte e l'ineffabile, in un tributo artistico e letterario alla Cultura.

Ogni nostra attitudine, ogni intimo ricordo, ogni modalità espressiva, desidera essere Arte - come sottolinea Giada Eva Elisa Tarantino - sublimare sé in Imaginem, dipingersi anima, incrinare di brividi la mera scorza, e abbacinare gli occhi con una Verità inesauribile, mostrare quanto la vita, transeunte, sia ancorata al supremo. Rifletterne il viscerale miracolo.

La curatrice evidenzia come l’Artista riflette il mondo e si porta dentro quell’ “eco delle immagini” - per dirla con Jünger -, quello “Strahlung” (‘irradiazione’) che presupponga l’interazione tra fisico e metafisico, a seguito dell’ “impressione che il mondo e i suoi oggetti hanno provocato sull’autore, il sottile intreccio [...] la vita nascosta [nella quale] l’ordine degli oggetti visibili vige secondo il loro rango invisibile” (Ernst Jünger, 1938), a trasudare il divino, l’universale, una dimensione polisensoriale, che nel riverbero interiore ci colga come lembi di cielo in terra; e questo mondo a sua volta si specchia nell’Opera d’Arte riflettendo all’Artista di rimando, il quale attonito si trova davanti alle vette ed ai baratri di se stesso.

Prosegue Tarantino sostenendo che "proprio attorno alla ‘Luce’, discipline come la Storia dell’Arte, la Scienza, la Filosofia, l’Antropologia, la Storia delle Religioni, hanno trovato il medesimo perno, un fulcro immane in comune; come manifestazione cosmica e come rivelazione interiore, come volta del cielo stellato la cui contemplazione ha pervaso la coscienza dell’uomo ancestrale suscitandovi il Senso della trascendenza – secondo l’ermeneutica fascinazione di Mircea Eliade (1969), fenomenologo, antropologo, filosofo e saggista, accademico rumeno -, ed in quanto simbolo, ovvero “segno che permette il passaggio dal visibile all’invisibile [tanto che] il simbolismo della luce implica l’ermeneutica dell’invisibile [laddove] la luce dell’arte mette in relazione l’umanità sia con l’infinito, sia con gli stati d’animo più profondi” (Julien Ries, 2008; storico e antropologo delle Religioni), essa è ispirazione che centuplica riflessa su se stessa, archetipo del divino, Segno di esso connaturato in Noi; la luce è il Dipinto che stiamo creando o mirando, umana riflessione atemporale che riesce a valicare sé ed il contingente, la vita, la materia ove la sacralità si manifesta, per soverchiare nell’intensità i secoli e le ragioni".

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