Daniel Buren al GAMeC di Bergamo

Il pittore e scultore francese che da sempre ha avuto una predilezione per gli archi colorati esporrà a Bergamo 

22.07.20 , Arte , Italo Profice

 

Daniel Buren al GAMeC di Bergamo

Daniel Buren nasce nel 1938 a Boulogne-Billancourt, Francia. Come pittore inizia dalle prime affissioni degli anni Sessanta, sui muri di Parigi, New York o Kyoto. Prosegue con le grandi commissioni pubbliche, tra le quali la celebre Les Deux Pateaux nella Corte d’Onore del Palais Royal di Parigi. Le mostre personali in musei e gallerie e le grandi manifestazioni come Prospekt, Documenta e la Biennale di Venezia dove nel 1986 ha vinto il Leone d’Oro per il migliore padiglione internazionale.
Tutte le opere di Buren sono concepite in funzione del luogo in cui sono ospitate e realizzate in situ. Non esistono fuori dal tempo e dallo spazio, motivo per cui la maggior parte di esse vengono distrutte. Nel 2007 ha ricevuto il Praemium Imperiale per la pittura a Tokyo.

La GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo - annuncia l’apertura della mostra Daniel Buren. Da giovedì 9 luglio 2020 e fino a domenica 1 novembre sarà visibile presso lo storico Palazzo della Ragione, sede estiva della Galleria per il terzo anno consecutivo.

La presentazione di un nuovo, importante progetto espositivo di respiro internazionale all’interno di un luogo simbolo della città italiana maggiormente colpita dalla recente pandemia assume oggi una forte valenza simbolica, come segno di rinascita, oltre a portare con sé un connaturato valore artistico e di ricerca

Esponente di spicco dell’Institutional Critique – la tendenza all’interrogazione critica delle istituzioni artistiche emersa intorno alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso – Daniel Buren ha utilizzato per la prima volta nel 1965, come supporto per la propria pittura ridotta al grado 0, una tenda da sole, il cui motivo a bande verticali bianche e colorate di 8.7 cm è divenuto, da quel momento in avanti, un dispositivo visivo utilizzato dall’artista in tutti i propri lavori, dalle mostre alle commissioni pubbliche. Illuminare lo spazio, lavori in situ e situati nasce dall’incontro tra questi fondamentali orientamenti della ricerca dell’artista e l’interesse più recente per la luce, e in particolare per le qualità e il potenziale estetico e costruttivo della fibra ottica.

Nel suggestivo contesto della Sala delle Capriate, i tessuti luminosi di Buren, presentati per la prima volta in un museo italiano, ridefiniscono gli ambienti storicamente destinati all’amministrazione e all’esercizio della giustizia cittadina, gettando “nuova luce” sulle antiche forme del Palazzo e sugli affreschi in esso conservati, staccati dalle facciate delle case e dalle chiese dell’antico borgo urbano e qui collocati negli anni Ottanta del Novecento.

Dall’incontro tra un gruppo di interventi “in situ”, immaginati appositamente per lo spazio della sala, e una serie di lavori “situati”, adattati cioè agli spazi del grande salone ma idealmente trasferibili in altri contesti, nasce il progetto di Buren per la città di Bergamo, che per la prima volta apre le porte al pensiero e alla creatività del celebre artista francese affidandogli la rilettura di uno dei suoi luoghi storici più rappresentativi.

 Quello di Buren è un lavoro “per” e “nello” spazio, un unicum scultoreo con un forte connotato plastico, indipendente e anti-decorativo, e, allo stesso tempo, con una predisposizione all’interpretazione e alla valorizzazione degli elementi artistici e architettonici preesistenti.

 I teli in fibra luminosa sono l’esito ultimo della ricerca di Buren, la parte recente e aggiornata di un percorso creativo originale e celebrato. Essi non rappresentano soltanto l’evoluzione tecnologica di concetti e principi compositivi consolidati, ma costituiscono, a tutti gli effetti, una nuova condizione costruttiva, un nuovo modo di esistere nello spazio, in ragione delle loro peculiari qualità intrinseche, del loro essere portatori interni di sostanza raggiante e, allo stesso tempo, fonte di luce per gli ambienti.

 Dopo essere state presentate all’interno di alcune importanti gallerie e musei, le fibre ottiche di Buren si trovano in questa occasione a vivere per la prima volta una nuova dimensione spaziale e un inedito dialogo con un contesto storico di grande valore.

 “La GAMeC e il Comune di Bergamo hanno voluto con convinzione confermare la mostra di Daniel Buren, ideata e programmata oltre un anno fa in condizioni completamente diverse, per lanciare un segnale forte e coraggioso di rinascita da parte della nostra città” – dichiara Nadia Ghisalberti, Assessore alla Cultura del Comune di Bergamo. “Palazzo della Ragione, luogo storico e simbolico oltre che di grande bellezza, ospita il terzo artista del progetto espositivo internazionale curato da Lorenzo Giusti nell'ambito della convenzione stipulata con il Comune. Un evento di grande suggestione più che mai necessario in questo momento per rimettere in moto e ricostruire l’attrattività della nostra città”.

E la pensa allo stesso modo anche il Direttore Lorenzo Giusti: “L'apertura della mostra di Daniel Buren a Palazzo della Ragione è il segno più visibile della volontà della GAMeC di essere vicina alla comunità di Bergamo anche in questa delicata fase di ripartenza”.
L'appuntamento si affianca infatti alle attività promosse dalla Galleria nelle ultime settimane e pensate per le diverse fasce di pubblico, tra le quali il Campus per ragazzi (The Museum is Present) negli ambienti del museo e gli spettacoli di Radio GAMeC Real Live ospitati nel cortile.
“In un momento così difficile per l'economia e per la cultura – aggiunge Alberto Barcella, Presidente della GAMeC – il museo ha potuto contare sul continuo supporto dei propri Soci Fondatori – il Comune di Bergamo e TenarisDalmine – oltre che su nuovi importanti sostenitori, come Barcella Elettroforniture e Italgen, il cui contributo è andato ad aggiungersi a quello consolidato di Fondazione UBI, Bonaldi Motori e Carvico”.

 

 

 

 

 

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