Brajo “Fuso” e il suo “museum”: Fuseum

Nato dalla fusione del cognome del suo fondatore, Brajo Fuso (Perugia 1899 – 1980) con il latino “museum”

28.06.17 , Arte , Noemi Furiani

 

Brajo “Fuso” e il suo “museum”: Fuseum

Fuseum è il sorprendente spazio espositivo personale ideato e realizzato dall’artista stesso in quella che fu la sua residenza estiva e che negli anni divenne la sua casa – museo: “…Sono attaccatissimo ai miei quadri e sono molto felice quando me li sento vicini. Ho voluto dar loro una casa, come a dei figli…”.

Questo complesso museale unico, sorto nel 1961, è costituito da una superficie di 13.500 mq che comprende vari spazi espositivi e un parco animato da opere realizzate con materiali poveri d’uso e di rifiuto della vita urbana, elevati a dimensione estetica da una creatività geniale. Celebrato anche da Giulio Carlo Argan e dal critico francese Andrè Verdet, Brajo Fuso – medico, scrittore, poeta, talento eclettico – fu riconosciuto come uno degli artisti più innovatori dell’arte contemporanea del Novecento. Iniziò la sua attività artistica nel 1943 su stimolo della moglie Elisabetta Rampielli (Bettina), valida pittrice, anche se già dagli anni ’30 scriveva poesie riunite poi nel volume “Le Zavorre”, racconti fantastici come “Occhiopino”, il “Chinchibatte” e “L’uovo Rosso”. Diceva di sé: “E la mia vita questa…c’è sempre stata una gran sete di ricerca e molto entusiasmo per ogni cosa…”.

Lo si capisce appena si arriva al cancello d’ingresso del Fuseum osservando semplicemente la cinta muraria di recinzione, incastonata di rottami dei più svariati materiali. Camminando tra sentieri con nomi curiosi come “la via del Gratopasso”, “il sentiero dello Sdrucciolo”, “la via del Grevandare” gli adulti avranno il privilegio di tornare bambini, i bambini sentiranno di essere finalmente nel posto giusto e gli amanti dell’arte avranno il piacere di camminare dentro un manuale della débris arte, l’arte del rottame. Piastrelle dai colori accesi incastonate nel pavimento di cemento e alternate a ferraglie e cerchioni d’auto, vi guideranno nel parco portandovi al Brajozoo, un padiglione semicircolare dedicato agli amici del mondo animale, all’Anfiteatro, che d’estate tutt’ora ospita spettacoli teatrali, alle sculture del Brancaleone, del Relegato, del Vespasiano e del Parlamento.

Filastrocche e scioglilingua appesi ai muri allietano il percorso verso la Galleria, progettata proprio da Brajo dove rimarrete sorpresi di vedere che a Perugia, negli anni ’50, veniva già praticata la tecnica del dripping di cui Pollock è stato sempre ritenuto il precursore. Affascinante la Brajta, la casa- museo, dove è possibile vedere la parte documentale della vita di medico e di artista dell’autore, ancora laSala degli Elleni che prende il nome da alcune imponenti opere antropomorfe che furono esposte nel parco e che successivamente Brajo stesso decise di preservare dagli agenti atmosferici e le ripose in questo salone. 

Non avendo eredi che potessero tutelare e promuovere la sua opera, Brajo decise di donare il Fuseum, assieme ad una dotazione immobiliare per poterlo gestire e mantenere, al Sodalizio di San Martino. Nel 2007 è stata stipulata una convenzione tra il Sodalizio di San Martino e la Fondazione onlus Ecomuseo Colli del Tezio finalizzata alla gestione e valorizzazione del Fuseum. Apparentemente sembra regnare in queste parco – museo un caos senza senso almeno per chi non sa coglierne il significato più profondo, quello di saper ridare una vita a tutto  ciò che ci capita tra le mani, in una terra generosa di innumerevoli ricchezze quale è la nostra bella Umbria.

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