2020, l’arte si rinnova: ecco i 10 grandi musei che apriranno quest’anno nel mondo

12.02.20 , Arte , Collaboratore Riflesso

 

2020, l’arte si rinnova: ecco i 10 grandi musei che apriranno quest’anno nel mondo

«Ci sono più connessioni possibili nel cervello umano che atomi nell’universo». A chi ha visto Il favoloso mondo di Amelie queste parole (dalla dubbia dimostrabilità) suoneranno familiari. Se fosse vero che le connessioni sono infinite, allora lo stesso si potrà dire delle idee, degli spunti e delle forme d’arte. Ecco che anche le modalità di racconto dell’esperienza culturale stanno diventando sempre più miste e coinvolgenti, se pure in un contesto di eterno ritorno ai grandi nomi di artisti, magnati, archistar. Non c’è idea che direttori e curatori museali non abbiano preso in considerazione per dare continua linfa vitale all’esposizione dell’arte: ristoranti stellati, contributi delle discipline scientifiche e strutture continuamente aggiornate. Per rinnovare un museo, però, serve prima il museo. Ecco dieci strutture grandiose che apriranno quest’anno, spalancando nuovamente le porte del dibattito su cosa sia l’arte, come vada esposta e dove.

 

  • The Momentary, Bentonville (Arkansas, Stati Uniti)

Apre i battenti il 22 febbraio la sede satellite del Crystal Bridges Museum dell’Arkansas. La location è molto particolare: all’architetto Wheeler Kearns è stata assegnata una vecchia fabbrica casearia per il progetto. Il Momentary vuole riassumere in un unico spazio più esperienze culturali, dai festival musicali alla gastronomia, e ospiterà sculture d’avanguardia (come quelle a base di capelli umani di Frances Bagley) ed esperienze artistiche d’avanguardia (vedasi l’arte di Jiha Moon, che combina ceramiche coreane e icone di internet).

 

  • Albertin Modern, Vienna (Austria)

Sarà inaugurata il 12 marzo una seconda location del celebre Albertina Museum nella Künstlerhaus, la Casa degli artisti della città, a seguito dell’acquisizione di due grandi collezioni (la Essl e la Jablonka). È un museo dalle grandissime cifre: cinquantacinque milioni di dollari per esporre 60mila opere di 5mila artisti di fama internazionale. Sotto la direzione di Klaus Albrecht Schröder, la prima esposizione sarà focalizzata sull’arte viennese postbellica.

 

  • X Museum, Pechino (Cina)

Sempre a marzo aprirà la creatura da un milione e mezzo di dollari del magnate e collezionista Michael Xufu Huang e dell’imprenditrice Theresa Tse. Vittorioso di un grandissimo successo nazionale e non solo con lo spazio espositivo M WOODS, il ventiseienne Huang sposterà da lì le sue opere nei quasi 2500 metri quadri affidati allo studio di architettura TEMP. Il nuovo spazio - chiamato “X” un po’ per caso e un po’ per le allusioni all’era post-internet e all’incontro tra spunti diversi - potrebbe condividere con la prima creazione del millennial uno spirito giovane di scoperta e di proiezione verso il futuro, in equilibrio con un interesse verso i modelli più classici di espressione. Saranno i benvenuti infatti, accanto agli artisti, scienziati, ingegneri e designer.

 

  • He Art Museum, Foshan (Guangondg, Cina)

La famiglia He, fondatrice della compagnia di elettronica Midea, inaugurerà a marzo il museo che la presenterà al mondo dell’arte. Nonostante l’abbondanza di musei private nel Paese (testimoniata anche dai diretti concorrenti in lista), la speranza della facoltosa famiglia è che la collezione si distingua grazie al contributo degli artisti dell’inchiostro in stile Lingnan accanto ai grandi nomi (Picasso, Warhol, Calder). Il museo, costato quasi 30 milioni di dollari e affidato all’archistar Tadao Ando, si vorrebbe porre all’interno di quella wave di finanziatori privati che approfondiscono il rapporto con il territorio e società, piuttosto che scommettere su artisti internazionali già molto noti.

 

  • Asian Art Museum, San Francisco (California, Stati Uniti): Akiko Yamazaki and Jerry Yang Pavilion, East West Bank Art terrace

Un nuovo padiglione e una terrazza si aggiungeranno al già museo di arte asiatica californiano che vanta una collezione molto prestigiosa (che copre un lasso di tempo di sei millenni). Lo spazio da 38 milioni di dollari (senza contare i 100 milioni di lancio) dello studio wHY aprirà nella tarda primavera di quest’anno nella città dei tram. L’inaugurazione - inutile dire che sarà uno degli eventi dell’anno a San Francisco - si discosta dall’eredità storica del museo-madre e pone l’attenzione su opere “instagrammabili” del ventunesimo secolo: debutterà infatti il gruppo di arte digitale con base a Tokyo teamLab. Il museo, che ospiterà nella terrazza anche la Fontana di Luce di Ai Weiwei, diventerà la più grande galleria unitaria della città.

 

  • Bourse de Commerce, Parigi (Francia)

Anche il nuovo museo della capitale francese è stato affidato a Tadao Ando (un po’ il protagonista architettonico dell’anno). La location, con apertura programmata per giugno, è esattamente quello che suona: la sede della vecchia Borsa di commercio. Al centro di un polo artistico che divide con Centre Pompidou e Louvre, il museo ospiterà la collezione del miliardario del lusso François Pinault - la seconda da lui finanziata in città dopo la Fondazione Louis Vuitton (ma è presente anche a Venezia). Le opere esposte saranno, a detta sua, quelle che i grandi musei parigini si sono fatti scappare, ma non mancheranno collaborazioni con le istituzioni della città - a cominciare proprio dal Centre Pompidou, con cui organizzerà una personale su un ignoto artista maschile. I 170 milioni di dollari del finanziamento andranno a coprire le sette gallerie (con opere di artisti di punta come Koons e Hirst) e un teatro sperimentale, per un totale di oltre 27mila metri cubi.

 

  • Munch Museum, Oslo (Norvegia)

Per l’estate è attesa l’inaugurazione del museo dedicato al genio norvegese in una struttura imponente e moderna. Il nuovo palazzo Lambda (progettato da Estudio Herreros) vanta infatti tredici piani avvolti da un guscio di alluminio perforato con un caratteristico angolo, con pareti di vetro aperte sul paesaggio scandinavo per ammirare la stessa vista che aveva ispirato l’artista. Le opere esposte, già in possesso della città per donazione di Edvard Munch in persona, non saranno solo quelle esibite nello spazio originale del 1963 ma circa cinque volte di più: si va da dipinti, schizzi e fotografie ai circa 28mila quaderni dell’artista. Questa mole di materiali colmerà solo metà dello spazio disponibile: l’altra ospiterà collezioni e mostre speciali. Il grattacielo da oltre 300 milioni farà del museo uno degli spazi mono-artista più grandi del mondo.

 

  • Humboldt Forum, Berlino (Germania)

Un budget enorme, 700 milioni di dollari, per uno spazio di quasi 30mila metri quadri che aprirà in fasi a partire da questo settembre. Lo spirito sotteso al gigantesco Forum è quello di una comunione di culture: assegnato all’architetto Franco Stella, ospiterà infatti circa 20mila manufatti da Asia, Africa, Americhe e Oceania (recuperati da diverse collezioni dei musei della città), oltre a un laboratorio per studiare le sovrapposizioni tra natura e cultura. Controversie sono sorte già prima dell’apertura: l’architettura mimerebbe il Berliner Schloss (palazzo barocco demolito dai comunisti) sullo stesso sito del vecchio parlamento della Germania Est. Per non parlare degli oggetti esposti: molti sembra siano oggetto di pretese di restituzione da parte dei Paesi da cui provengono (come ad esempio i bronzi dello Stato africano Benin).

 

  • New Museum for Western Australia, Perth (Australia)

L’Australia occidentale è al centro di questo progetto in apertura a novembre: a farla da padrone saranno infatti la storia della regione e il suo ruolo a livello nazionale e internazionale. A cominciare dal palazzo: la struttura, degli studi di architettura HASSELL e OMA, rispecchierà la cultura locale con uno scheletro moderno impiantato su quattro siti archeologici. Una narrazione cosiddetta “non lineare” è stata favorita dal fatto che le sezioni fisiche del museo non solo si uniscono ma si intersecano. Il New Museum, che ospita nei suoi 31mila metri quadri manufatti che spaziano dalle meteoriti agli scheletri di balene blu, lascerà un posto anche alla ricostruzione della cultura aborigena.

 

  • The Kinder Building, Houston (Texas, Stati Uniti)

Aprirà infine in autunno il quarto spazio espositivo più grande degli Usa. La struttura trapezoidale, progettata dall’architetto Steven Holl, è parte del famoso Museum of Fine Arts della città texana, e ne amplierà la superficie totale del 75 percento grazie a un fondo globale da 450 milioni di dollari. Il museo, che per motivi estetici ed ecologici sarà avvolto da un velo di luci a led, avrà un focus particolare sull’arte Latino-americana. Ma non solo: avranno un posto anche sculture e opere luminose di artisti come l’islandese Olafur Eliasson, il cinese Ai Weieri e il nigeriano El Anatsui.

Giulia Giaume

Arte Articoli Precedenti

PRECEDENTI

PRECEDENTI

IN EVIDENZA

IN EVIDENZA

NUOVI

NUOVI