Sator

Case temporanee per l’emergenza abitativa post-terremoto e sociale

07.08.19 , Architettura , Collaboratore Riflesso

 

Sator

L’obiettivo di questo lavoro è la definizione progettuale di un sistema abitativo temporaneo in grado di assorbire un’emergenza abitativa ad alta densità a seguito di eventi catastrofici. Considerando che il territorio italiano, e non solo, è caratterizzato da un’elevata sismicità, e che questa può riguardare anche centri abitati medio-grandi, si rende necessario procedere sempre di più e meglio a una programmazione delle azioni di emergenza, tra cui uno degli aspetti immediatamente urgenti è di come alloggiare decine di migliaia di persone contemporaneamente e in tempi brevi, cercando di mantenere la popolazione nei propri territori, vicino alle proprie case. Una delle risposte possibili è il progetto Sator (Sistema Abitativo Temporaneo Organizzato Reversibile), ovvero la messa a punto di un modello avanzato di sistema residenziale, temporaneo e reversibile, a basso costo e “a impatto nullo” sul territorio, capace di accogliere migliaia di sfollati senza tetto nelle aree di emergenza previste dalla Protezione Civile, adattabile a diverse tecnologie scelte sulla base di un repertorio definito tra quelle ad assemblaggio a secco, tale da essere continuamente aggiornato e disponibile ad un mercato il più ampio possibile. Si tratta di un prototipo di sistema edilizio residenziale aperto, che si basa sulla strategia dell’alta densità e della reversibilità, capace di offrire delle opportunità di sviluppo non solo nell’ambito dell’emergenza post-catastrofe, ma anche in quello dell’emergenza abitativa a carattere sociale, come nella produzione di case volano, per operazioni di retrofit sul patrimonio residenziale pubblico, che rappresentano le nuove strategie di sviluppo urbano.

A partire dall’emergenza abitativa post-catastrofe e sociale, il progetto Sator tende a definire le strategie progettuali e processuali per creare, in tempo di pace, una filiera produttiva e un prodotto sempre più rispondente alle necessità di una residenza temporanea, reversibile e, in questo modo, verificato.

In questo senso è necessario apportare un’innovazione procedurale e di prodotto, ponendo le basi per una riflessione ampia relativa alle azioni da intraprendere per definire un prodotto innovativo e riempire il vuoto normativo sul tema delle realizzazioni temporanee ad uso abitativo. L’obiettivo è realizzare un prodotto a basso costo che si riveli strategico per la sostenibilità dell’operazione. Manufatti troppo onerosi, infatti, creerebbero problemi, sia nella fase di realizzazione che di dismissione. Il basso costo si può determinare attraverso scelte di tipo qualitativo – materiali e finiture che, in un’ottica di temporaneità degli interventi, possono essere caratterizzati da una minore durabilità – e di tipo quantitativo, andando cioè ad agire sulla razionalizzazione degli spazi dell’alloggio in termini tipologici e dimensionali. Ma il vero risparmio è dato dalla contrazione dello spazio privato attraverso l’integrazione degli arredi – ad esempio – garantendo un livello adeguato di comfort, in quanto l’utente dell’emergenza non ha mobili né guardaroba.

La razionalizzazione dello spazio privato, però, è impraticabile senza una revisione degli standard edilizi espressi dal DM 1975, e quindi senza l’introduzione di una disciplina nazionale per la messa in opera di manufatti residenziali per l’emergenza abitativa temporanei e reversibili attraverso procedure semplificate. La necessità di operare in ambito emergenziale implica, infatti, una definizione di parametri che, per quanto presenti nella progettazione ordinaria, acquisiscono un’importanza strategica per la risposta ad azioni di urgenza che non compromettano il territorio in via definitiva. Tali parametri richiedono una risposta complessa che ha a che fare una molteplicità di aspetti del processo progettuale e con un’attenta programmazione procedurale, oltre a un’approfondita definizione del prodotto di architettura.

Dal punto di vista del processo di realizzazione del prodotto, la volontà è di individuare le risposte più efficienti nei processi industrializzati e nel rapporto diretto con le aziende operanti nel campo dell’edilizia. Uno degli aspetti che caratterizzano di più la risposta all’emergenza è la necessità di realizzare quantità importanti di manufatti contemporaneamente. Questo problema può essere affrontato solo predisponendo la più ampia partecipazione da parte di tutte le imprese produttrici di settore, tali da assorbire la produzione necessaria.

Uno dei punti centrali alla base del presente lavoro è di dimostrare che con un attento lavoro di ricerca e affermando la centralità del progetto architettonico, quale strumento strategico di organizzazione e sistematizzazione della trasformazione della realtà, sia possibile attuare un intervento di alloggi ad alta densità capace di qualità pur mantenendo i livelli di basso-costo e reversibilità, sostanziali per un ritorno alla vita delle nostre città, quando colpite da queste catastrofi. Il progetto Sator è il risultato di questo sforzo teorico progettuale.

Bennicelli Pasqualis

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